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New York svolta a sinistra: Mamdani primo sindaco musulmano e millennial

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New York vira pesantemente a sinistra. Con il 50,6% dei consensi, il candidato dem, Zohran Mamdani, ha vinto le elezioni municipali, avviandosi a diventare il primo sindaco millennial e musulmano della Grande Mela. Al secondo posto, con il 41,7% dei voti, si è piazzato l’ex governatore dem e attuale candidato indipendente, Andrew Cuomo. La medaglia di bronzo, con il 7,1% dei consensi, è andata infine al repubblicano Curtis Sliwa.

Il discorso della vittoria

Nel suo discorso per la vittoria, Mamdani ha detto che, con il loro voto, i newyorchesi hanno “rovesciato una dinastia politica”. “Auguro ad Andrew Cuomo solo il meglio nella vita privata”, ha proseguito, per poi aggiungere: “Oggi è l’ultima volta che pronuncerò il suo nome mentre voltiamo pagina su una politica che abbandona i molti e risponde solo a pochi”.
Legato ai Democratic Socialists of America, Mamdani ha anche citato Eugene V. Debs, che, negli anni Venti, fu presidente del Partito sociali d’America. “Il sole potrebbe essere tramontato sulla nostra città questa sera, ma come disse una volta Eugene Debs, ‘vedo l’alba di un giorno migliore per l’umanità’”, ha detto il prossimo sindaco, che ha anche attaccato Donald Trump sull’immigrazione.

La svolta a sinistra dei dem newyorchesi

In gran parte ormai prevista, la vittoria di Mamdani evidenzia un decisivo spostamento a sinistra di una parte del Partito democratico newyorchese. Oltre a succedere a un dem di centrodestra come Eric Adams, Mamdani si è distinto per proposte come il congelamento degli affitti e gli autobus gratuiti.
Senza poi dimenticare le sue accuse di genocidio a Israele o quando invocò l’arresto di Benjamin Netanyahu.

Pur trattandosi di un evento locale, le elezioni municipali di New York dimostrano una spaccatura consistente in seno all’Asinello. Dopo la vittoria di Trump l’anno scorso, il Partito democratico ha accentuato le sue divisioni interne tra una corrente che spinge per virare ancora più a sinistra e un’altra che chiede invece maggiore pragmatismo.

Il nodo nazionale: i dem possono vincere nel 2028?

La domanda da porsi è allora a livello nazionale. La via tracciata da Mamdani può rappresentare una strada concreta per far sì che i dem siano in grado di tornare alla Casa Bianca nel 2028? Almeno per il momento, è difficile dare una risposta affermativa.

Il grande problema strutturale dell’Asinello è l’aver perso il sostegno della working class di Stati storicamente democratici, come Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Ora, è tutto da dimostrare che le ricette proposte dal vincitore newyorchese si rivelino utili sotto questo aspetto.

Il precedente Ocasio-Cortez

Certo, è vero che Mamdani si presenta come il campione dei diritti sociali. Tuttavia attenzione. Quando Alexandria Ocasio-Cortez conquistò il seggio del quattordicesimo distretto dello Stato di New York nel 2018, si pensava che sarebbe diventata l’erede di Bernie Sanders.
Eppure, con il passare del tempo, la Ocasio-Cortez ha incarnato un progressismo cittadino che, alla fine dei conti, non parla ai colletti blu di Michigan, Wisconsin e Pennsylvania.
Colletti blu che, come ha dimostrato la vittoria di Trump l’anno scorso, temono i ribassi salariali legati all’immigrazione irregolare. Colletti blu che, soprattutto nel settore automobilistico del Michigan, guardano con apprensione alle auto elettriche e alle politiche green.

L’ombra strategica di Trump

Non è quindi forse del tutto assurdo ipotizzare che il recente endorsement di Trump a Cuomo fosse in realtà finalizzato a indebolire lo stesso Cuomo per favorire Mamdani.
Dal suo punto di vista, il presidente americano avrà adesso una figura da additare come simbolo del radicalismo out of touch del Partito democratico, impostando così la campagna per le prossime elezioni di metà mandato.

Certo, è ancora presto per capire quello che accadrà. Ma non è affatto detto che Mamdani sia ciò di cui l’Asinello ha bisogno per tornare a vincere a livello nazionale.