Dal 2026 si pagheranno le spese per il soccorso alpino: la mossa contro gli escursionisti irresponsabili
Le bozze della nuova legge di bilancio prevedono che dal 2026 in caso di richiesta di aiuto in montagna si pagheranno le spese di soccorso di tasca propria. Ignorare i segnali di pericolo o essere mal equipaggiati non sarà più a costo zero, insomma: chi trovandosi sulle cime con i sandali – tanti i casi di cronaca negli ultimi anni – non sarà in grado di tornare a valle e avrà bisogno del soccorso alpino dovrà pagare per le operazioni di “ricerca, soccorso e salvataggio”. Per il momento la misura è valida solo per i servizi di ricerca, soccorso e salvataggio della Guardia di finanza, ma non si può escludere che la stretta possa essere estesa ad altre tipologie di assistenza anche di altri corpi militari.
La norma prevede che il pagamento sia imputabile in caso di “dolo o alla colpa grave” di chi si è ritrovato in una situazione di pericolo per comportamenti imprudenti, ma anche nel caso in cui la richiesta di soccorso dovesse essere considerata “immotivata o ingiustificata“. Per questi casi la norma dichiara che è dovuta “la corresponsione di un corrispettivo al ministero dell’Economia e delle Finanze”. L’importo non è ancora stato determinato dal Mef, lo farà con un decreto tenendo in considerazione i costi del personale, dei mezzi utilizzati, del carburante e delle attrezzature necessarie, “nonché le necessarie disposizioni attuative ed applicative”. Le tariffe saranno, poi, aggiornate annualmente sulla base degli indici Istat.
Rimangono escluse dal decreto le operazioni di soccorso previste dagli articoli 489 e 490 del Codice della navigazione. Se si è a bordo di navi o aeromobili in situazioni di pericolo resta valido l’obbligo di soccorso e non bisognerà pagare le spese. Si mantengono anche “le priorità delle esigenze di soccorso pubblico”.
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