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Silvia Salis, l’ascesa (e la corte di amici) della sindaca anti Schlein

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Ha marciato a braccetto di Maurizio Landini in nome dell’antifascismo. Ha paragonato l’eccidio nazifascista di Stazzema con gli attacchi israeliani a Gaza. Ha benedetto la partenza della Flottilla, come sedicente rappresentante dell’Italia. Sempre con la fascia tricolore in bellissima vista. Silvia Salis, spumeggiante sindaca di Genova, è già l’anti Schlein, affannata segretaria del Pd. Sarà lei, giurano gli eterni volponi, la prossima candidata premier. Non c’è diritto civile o disuguaglianza per cui l’erede designata non si batta con tenacia. A movimentista, movimentista e mezzo.

I finanziatori e la “sinistra borghese”

«Il centro contro la periferia, i ricchi contro i poveri, le imprese contro i lavoratori» spiegava con trasporto Andrea Orlando, gran visir dei progressisti liguri. «La nostra forza sono le persone. Non i poteri economici e le passerelle, ma il popolo». Ogni riferimento al supposto affarismo degli avversari era voluto. Ecco: a leggere il corposo elenco dei finanziatori della campagna Salis, qualche dubbio sulla sinistra proletaria sovviene. Ci sono grandi imprenditori, nobili casati, impenitenti salottieri. Tanti avevano pure simpatie per quei felloni del centrodestra, spesso oggetto di turpi accuse: da Giovanni Toti a Marco Bucci.

Le donazioni e gli incarichi

I tempi cambiano. Todos caballeros, finalmente. I 50 versamenti al Comitato Silvia Salis sindaco, durante la sua campagna elettorale, sono pubblicati sul sito della Camera. Il totale è di quasi 149 mila euro: quasi il triplo dei soldi andati al suo sfidante Pietro Piciocchi. Ma l’elenco è incompleto: il Parlamento registra solo le erogazioni sopra i 500 euro. Comunque sia, quei sostenitori sono la migliore borghesia cittadina. A partire da tre professionisti poi nominati in ruoli chiave. Sara Armella, avvocato esperta di diritto doganale, ha donato 3 mila euro ed è diventata presidente di Palazzo Ducale. Il notaio Lorenzo Anselmi, mandatario elettorale, ha versato 2.500 euro ed è entrato nel cda di Ireti, controllata di Iren. Stessa cifra per Enrico Franchini, ora nel cda dell’Amt.

Tra nobiltà, salotti e grandi famiglie

Anche l’avvocato Andrea Pericu ha versato 2.500 euro. È il figlio di Beppe Pericu, ex sindaco diessino. In giunta c’è anche Silvia Pericu, sorella e assessore all’Ambiente. Donazioni arrivano pure dal marchese Marco Doria (1.500 euro) e da famiglie storiche: Anna Pettene, moglie di Edoardo Garrone (Erg), ha contribuito con 3 mila euro; Nicola Costa e Beppe Costa, eredi degli armatori, con importi tra i 1.000 e i 3.000 euro. Edoardo Monzani, presidente di Stazioni Marittime, e Giorgio Mosci, commercialista vicino a Bucci, hanno entrambi donato 2.000 euro.

Le aziende e il paradosso della sanità privata

Anche le aziende hanno sostenuto la causa: Distribuzione Acciai (famiglia Malacalza) ha versato 5.000 euro; l’imprenditrice Giorgia Serrati (Icat Food) la stessa cifra; Villa Montallegro, simbolo della sanità privata genovese, altri 5.000 euro. Un paradosso, visto che la sinistra locale attacca da mesi la giunta ligure proprio sulla sanità privata.

Tra Calenda e Renzi, l’equilibrismo politico

Tra i partiti, solo Azione di Carlo Calenda ha contribuito con 7.000 euro. Dopo l’elezione, Calenda l’ha elogiata pubblicamente. Oggi, però, Matteo Renzi punta su di lei per unire il centrosinistra sotto la nuova Casa riformista. Calenda la mette in guardia: «Non farti fregare da Matteo».

Il profilo camaleontico di Silvia Salis

Salis nega ambizioni nazionali: «Voglio restare a Genova». Ma pochi le credono. In un’intervista a Repubblica ironizzava: «Prima ero la candidata perfetta per il centrodestra, poi l’estremista con falce e martello, poi quella col Rolex in barca, poi quella che blocca le opere». Camaleontica e mondana, la sindaca ha festeggiato i 40 anni con un party esclusivo a Palazzo della Borsa. Dietro le quinte, il marito Fausto Brizzi, già protagonista delle Leopolda. Oggi, invece, la ribalta è tutta per lei: la promessa della sinistra prêt-à-porter.

L’ombra del marchese e la memoria corta del Pd

Tra i donatori spicca Giacomo Cattaneo Adorno, marchese e vigneron, con 10 mila euro. Già condannato per concorso in concussione, ha ottenuto l’indulto nel 2006. Proprietario di Vesima, area edificabile di 10 mila metri quadrati, fu al centro di un caso politico nel 2021: lo stesso Pd lo accusò di speculazione edilizia. Oggi, ironia della sorte, è tra i principali sostenitori della nuova sindaca. La parabola di Silvia Salis racconta più di un successo elettorale: è il ritratto di una sinistra che cambia pelle, accogliendo nobiltà, manager e vecchi avversari. Una politica che sa indossare ogni volta l’abito più adatto — e che oggi guarda molto più in alto di Genova.