Morto dopo la scarica di taser: tre indagati per la rissa. “Colpito a sangue con un bastone”
Tre persone sono indagate per i fatti che hanno portato alla morte Riccardo Zappone, 30 anni, durante una rissa in un’officina del quartiere San Donato, a Pescara. In attesa dei risultati dell’autopsia che dovrà chiarire la causa del decesso del giovane la Procura contesta le lesioni volontarie aggravate dall’uso dell’arma e dal numero delle persone: avrebbero preso parte a una rissa da cui è scaturito l’intervento della polizia, anche con un taser. Una colluttazione nel corso della quale il trentenne, sostiene la Procura, è stato “percosso con violenza, anche mediante uso di un bastone di legno, sino a subire ferite sanguinanti”. Si procede anche contro ignoti per omicidio colposo e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, oltre che per droga. Zappone – con precedenti per droga e seguito dal Centro di salute mentale di Chieti – ha avuto un arresto cardiocircolatorio dopo essere stato colpito dagli agenti con il taser.
Secondo una prima ricostruzione, il 30enne avrebbe preso parte alla rissa. Quando è arrivata la polizia, Zappone avrebbe avuto un attacco psicotico e gli agenti avrebbero usato il taser. Poi il trasferimento in questura per le formalità di rito. Una volta in camera di sicurezza il malore, l’intervento del 118 e la corsa in ospedale. Ogni tentativo di rianimarlo, però, è stato inutile. La dinamica dovrà essere approfondita dall’inchiesta che la Procura conduce nel massimo riserbo e per la quale gli esiti dell’autopsia, cominciata già mercoledì, potrebbero fornire dettagli decisivi.
“È una tragedia che ci addolora. Esprimo il cordoglio nei confronti dei familiari e della persona”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo sulla vicenda. Piantedosi assicura che “andranno sviluppati tutti gli accertamenti perché è interesse anche nostro capire se ci sia una correlazione con l’uso del taser qualche minuto prima”. E mentre si riaccendono le polemiche sull’uso dei dispositivi, il ministro sottolinea che si tratta dell’alternativa “all’uso di strumenti molto più offensivi come l’arma da fuoco e spesso si rende necessario”.
A chiedere trasparenza sulla morte del figlio è il padre di Riccardo, Andrea Zappone. “Che motivo c’era di arrestarlo – dice – se le forze dell’ordine lo conoscevano bene e sapevano chi era e che tipo di patologia aveva? Non era opportuno che fosse chiamato il 118 e ordinato il ricovero in Tso come era stato fatto le altre volte? Era davvero necessario utilizzare quella pistola elettrica? Farò di tutto per capire la verità”, si domanda Zappone, insegnante di musica molto conosciuto nell’area pescarese.
Il dibattito si è inevitabilmente riacceso su utilità e pericolosità dei taser. Il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, sottolinea che “le forze dell’ordine non usano il taser per gioco, lo usano quando ce n’è bisogno e il taser ha salvato centinaia di vite e prevenuto migliaia di reati. Quindi o vogliamo mettere in discussione la libertà di azione delle forze dell’ordine e sciogliamo polizia e carabinieri e viviamo nell’anarchia. O altrimenti andiamo avanti su quello che è una maggiore sicurezza, che è necessaria”. Per il segretario nazionale del Prc, Maurizio Acerbo, “il taser va vietato”, il responsabile dipartimento Sicurezza di Fratelli d’Italia per Pescara, Marco Forconi, replica che “condannare l’intero strumento per un singolo evento, ancora oggetto di indagine, sarebbe un errore”.
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