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Ucraina, la chiamata tra Trump e Putin ha messo a nudo l’idiozia dei potenti europei

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La telefonata tra Trump e Putin ha messo a nudo la completa idiozia delle classi dominanti europee, di centrodestra e di centrosinistra. Da mesi Trump propone di aprire una trattativa con la Russia per porre fine alla guerra in Ucraina. Di fronte a questa ipotesi le élite europee si sono variamente opposte varando in sede europea un piano di riarmo del valore di 800 miliardi di euro e arrivando con i “volenterosi” a ipotizzare l’invio di truppe a combattere in Ucraina.

Questa opposizione europea è stata variamente farcita da ultimatum, minacce di nuove sanzioni e via di questo passo. Addirittura il parlamento europeo ha votato con i voti del centrodestra e del centrosinistra (dal Pd a Fratelli d’Italia, per essere chiari) l’invito ai paesi membri affinché permettessero l’utilizzo di missili a medio raggio per colpire direttamente il territorio russo. In pratica il Parlamento europeo è arrivato ad auspicare l’inizio della terza guerra mondiale e a votarlo in una risoluzione parlamentare. In Italia i seguaci di Michele Serra in nome della “pace giusta” hanno rilanciato l’idea anticostituzionale della guerra necessaria.

Negli ultimi giorni, in particolare, mentre la Russia ha sempre proposto di dare via ad una trattativa che fosse finalizzata ad affrontare e risolvere i problemi che sono stati all’origine della guerra stessa, da parte europea è stato posto come elemento dirimente per dar vita ai negoziati un immediato cessate il fuoco. La Russia considera da parte sua ogni cessate il fuoco – che non sia accompagnato da un accordo generale che possa porre fine alla guerra – un puro escamotage ucraino per riarmarsi al fine di ricominciare la guerra, come già avvenuto dopo gli accordi di Minsk.

E’ quindi impossibile che la Russia accetti un cessate il fuoco in assenza di un accordo che, rimuovendo le cause del conflitto e definendo in modo chiaro la sicurezza dei diversi soggetti in gioco, ponga le basi per una pace duratura nella regione.

Questo gioco a rimpiattino oggi è finito con Trump che rilancia la necessità di arrivare ad una vera trattativa e con l’annuncio che gli Usa considerano la guerra in Ucraina una questione europea, da cui gli Usa, in assenza di una vera volontà di arrivare ad un accordo, nella sostanza si sfileranno.

A questo punto le élite europee, dopo tutte le sceneggiate di questi mesi, si trovano con il cerino in mano. Vediamo meglio.

Il fatto che Trump avesse promesso di chiudere la guerra in 24 ore è stato usato come argomento per segnalare l’impotenza di Trump e il fatto che sia uno sbruffone. A me pare che il vero obiettivo di Trump non fosse certo di fermare la guerra in 24 ore, ma piuttosto di ricostruire i rapporti con la Russia, di sfilare gli Usa da una guerra persa, di smetterla di regalare armamenti a Zelensky, di scaricare i costi della guerra e della ricostruzione sugli europei e di mettere le mani sui giacimenti minerari ucraini. Obiettivi centrati fino in fondo.

La riapertura del dialogo con la Russia è oramai palesemente indipendente dai risultati nelle trattative di pace e gli accordi sullo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine – tagliando fuori completamente l’Unione Europea – garantisce a Trump sia un approvvigionamento di terre rare di cui ha estremo bisogno, sia il pagamento degli eventuali armamenti che fornirà in futuro all’Ucraina.

In questo contesto, la guerra proseguirà fino a quando la sconfitta sul terreno non costringerà ucraini ed europei a chiedere la mediazione di Trump per ottenere che la Russia cessi le ostilità. Un disastro annunciato il cui prezzo umano sarà pagato dal popolo ucraino, usato da tre anni come carne da cannone per combattere una guerra voluta dalla Nato. Il prezzo economico invece sarà pagato dai popoli europei, che oltre a dover pagare i costi di un inutile riarmo pagheranno anche le spese di ricostruzione dell’Ucraina, il cui ingresso nell’Unione Europea – a cui la Russia non si è mai opposta – sarà presentato come un grande successo.

Occorre quindi fermare questa follia subito, prima che sia troppo tardi, impedendo alle élite europee di continuare la guerra e di spendere i nostri soldi per finanziare il riarmo e l’industria militare.

Per questo le mobilitazioni del 21 giugno prossimo debbono diventare una grande mobilitazione di popolo che tenga insieme il no all’aumento delle spese militari e il sì allo sviluppo del welfare e delle spese sociali.

Per questo è necessario costruire un polo politico fondato sul no alla guerra che in Europa sia in grado di rovesciare queste classi dominanti di centrodestra e centrosinistra, capaci solo di portare al massacro i propri popoli. La sicurezza dell’Europa non può essere affidata alle armi, ma alla costruzione di un solo sistema di difesa che vada dall’Atlantico agli Urali, riscoprendo l’Europa nella sua vera essenza, che non coincide con i confini della Nato.

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