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Май
2025

Due tonnellate di carpe morte: l’ombra del virus sul lago di Candia

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CANDIA CANAVESE

Più di un centinaio di grosse carpe sono state ritrovate morte nel lago di Candia, con ogni probabilità a causa della viremia primaverile, una malattia virale che colpisce alcune specie ittiche.

Non è pericolosa per l’uomo, ma può causare perdite ingenti nelle popolazioni di pesci, in particolare tra carpe, tinche e siluri.

Secondo i primi accertamenti sarebbe esclusa la correlazione con un eventuale inquinamento delle acque, ipotesi inizialmente avanzata dopo le intense precipitazioni dei giorni scorsi. Si temeva infatti che i residui di pesticidi usati per i trattamenti agricoli fossero confluiti nel bacino.

«Se fosse stato inquinamento – rassicura il sindaco Mario Mottino – sarebbero morti anche altri pesci. Invece la moria ha riguardato solo le carpe più grandi, tra i tre e i cinque chili, in periodo di deposizione delle uova».

Le analisi sono in corso

L’Istituto zooprofilattico di Torino sta esaminando alcuni esemplari prelevati su incarico del servizio veterinario dell’Asl/To4. In parallelo, l’Arpa è stata incaricata di valutare la qualità dell’acqua, che risulta attualmente balneabile.

Il lago è regolarmente soggetto a controlli periodici.

La viremia primaverile è una patologia virale causata da un agente della famiglia Rhabdoviridae.

Colpisce diverse specie d’acqua dolce: carpe comuni e koi, carassi, pesci rossi, siluri europei, persino i lucci. I sintomi includono isolamento, colorazione scura, esoftalmo e rigonfiamento del ventre. La mortalità media si aggira attorno al 30%, ma in alcuni casi può toccare il 70%. Nei giorni scorsi, una moria ancora più vasta è stata segnalata anche nel lago di Lugano. A notare i primi esemplari morti sono stati alcuni pescatori del posto, che hanno immediatamente informato il Comune.

Disastro per le nostre acque

«I resti dei poveri pesci – racconta un pescatore sportivo – sono ancora lì, nel canneto, a ridosso dei nidi delle folaghe. Nessuno è intervenuto per rimuoverli, nonostante l’odore nauseabondo che si diffonde lungo le sponde».

Secondo le stime, si tratterebbe di quasi due tonnellate di carpe. Alcune galleggiano, altre si sono adagiate sui fondali. Chi ha provato a sollecitare un intervento – come le guardie ecologiche o lo stesso sindaco – si è sentito rispondere che la rimozione non spetta né all’uno né agli altri. Una situazione paradossale, che getta un’ombra sullo stato di tutela del lago di Candia, sito di interesse comunitario inserito all’interno di un bellissimo parco provinciale.

Il biglietto da visita

«Non è certo un bel biglietto da visita», dicono diversi pescatori sportivi appassionati di carpfishing, una tecnica di cui in Canavese abbiamo una campionessa di livello mondiale, Rita Saja.

«Se ci fosse stato anche solo il sospetto di inquinamento, mi sarei attivato subito con un’ordinanza», ha assicurato ancora il sindaco. Intanto, però, l’acqua resta sotto osservazione. E i pesci, anche da morti, pongono un problema di decoro e sanità ambientale. Oltre a uno schiaffo ai pescatori sportivi che hanno proprio nelle carpe una preda nobile che quasi sempre, dopo la cattura, viene rilasciata.