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“I migranti in Albania a loro insaputa, polsi legati anche per pasti e al bagno”: la testimonianza delle deputate Pd

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Migranti trasferiti a loro insaputa, che hanno scoperto di essere in Albania solo una volta sbarcati; fascette ai polsi per tutto il viaggio, anche quando c’era la distribuzione dei pasti o il momento di andare in bagno; tre atti di autolesionismo in meno di un giorno. E’ il racconto delle due parlamentari del Pd Rachele Scarpa (deputata alla Camera) e Cecilia Strada (eletta a Strasburgo) dopo le ispezioni degli ultimi giorni nei centri italiani per migranti realizzati in Albania, voluti dal governo Meloni e ai quali a fatica l’esecutivo sta cercando di dare un senso di utilità. A Gjader Scarpa e Strada hanno parlato con 4 dei 40 migranti trasferiti in quello che ora è stato trasformato in Cpr, centro di rimpatrio. Tutte le persone trasferite in Albania, raccontano le parlamentari democratiche, “hanno scoperto che sarebbero state trasferite in Albania nel momento stesso in cui sono arrivate. Nessuna informativa è stata svolta prima, in piena violazione dei loro diritti”. Uno di loro, si sottolinea, dice di essere stato svegliato alle 3 di notte nel Cpr italiano in cui si trovava, di essere stato prelevato e di aver scoperto di trovarsi in Albania solo dopo lo sbarco.

Tutte le persone con cui Scarpa e Strada hanno parlato hanno riferito che hanno avuto i polsi legati per tutto il viaggio (solo la traversata dura circa 7 ore), “anche nei momenti di distribuzione dei pasti o in quelli in cui c’era esigenza di andare in bagno”. Per questo le due deputate attaccano i ministri Matteo Salvini e Matteo Piantedosi che oggi sostanzialmente hanno giustificato l’uso delle fascette. Il titolare dell’Interno, in particolare, lo ha definito “normalissimo”. Una “pratica barbara – ribattono Scarpa e Strada – alla luce di una presunta ‘pericolosità sociale’, che sarebbe stato anche dunque criterio di selezione dei trattenuti, e alla luce di ‘condanne’ a carico degli stessi: è questa da parte loro una implicita ammissione della natura punitiva della missione Albania, da applicarsi quindi a persone ritenute pericolose dallo Stato? In questo caso dovrebbe entrare in gioco l’ordinamento penitenziario, non la detenzione amministrativa, che è un provvedimento destinato non a chi ha commesso reati ma a chi è privo di regolare documentazione per soggiornare in Italia”. E anche se avessero precedenti, incalzano le due dem, la legge avrebbe imposto di identificarli in carcere e di rimpatriarli direttamente. Il passaggio in un Cpr, per giunta in Albania, è quindi una “pena accessoria e fa prendere all’intero impianto la forma della colonia penale. Una cosa non prevista dalla legge e che impone in modo ingiustificato un ulteriore aggravio economico per la società”.

I tre atti di autolesionismo, secondo le elette del Pd, rappresentano “un fatto emblematico dell’annullamento della dignità della persona che avviene all’interno del Cpr, dove si raggiunge un livello di disperazione e invisibilità tale che l’unico strumento di protesta a disposizione diventa il corpo della persona rinchiusa”. Tra le altre cose nessuno dei migranti ha ancora avuto contatto con propri legali ad eccezione di alcuni perché per un caso hanno incontrato il proprio avvocato perché era già in Albania.

Strada e Scarpa denunciano la mancanza di trasparenza dell’operazione anche per il fatto che nessuna domanda di Strada ha avuto risposta “per esplicita indicazione della prefettura di Roma e il Ministero dell’Interno per le rispettive responsabilità” così come sono rimaste lettera morta le richieste di accesso agli atti di Scarpa. Tra le informazioni richieste e non concesse ci sono il numero delle presenze, l’elenco delle persone, i criteri con cui sono state selezionate. “L’intera operazione Albania si sta svolgendo all’insegna dell’opacità e del mancato accesso a informazioni cruciali per un adeguato esercizio del nostro potere ispettivo di parlamentari”.

L'articolo “I migranti in Albania a loro insaputa, polsi legati anche per pasti e al bagno”: la testimonianza delle deputate Pd proviene da Il Fatto Quotidiano.