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Inzaghi sta diventando il miglior allenatore della storia dell'Inter

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Simone Inzaghi si sta ritagliando un posto di primo piano nella storia dell'Inter. La vittoria contro il Fenyenoord nella sera della sua panchina numero 200 in nerazzurro, gli ha garantito un piccolo traguardo parziale che svela la grandezza del percorso che sta facendo da tecnico interista: è il terzo dopo Herrera e Mancini capace di raggiungere per due volte i quarti di finale nella Coppa dei Campioni o Champions League. Non solo. Essere entrati nel G8 del calcio europeo dopo aver già raggiunto il traguardo nella stagione 2022/2023, conclusa con la finale di Istanbul, va considerato un'impresa visto che negli undici anni precedenti all'Inter non era mai capitato e che oggi il calcio italiano è di rincorsa e non dominante nel Vecchio Continente.

La verità è che i numeri - raramente mentono - dicono che Simone Inzaghi si avvia ad essere il miglior allenatore della storia dell'Inter. Non è un paradosso, anche se il peso dei trionfi internazionali di Helenio Herrera e della sua Grande Inter e il Triplete di Jose Mourinho non possono essere dimenticati. Se a Istanbul fosse finita diversamente, il quadro sarebbe chiaro. Anche così, però, ci sono alcune evidenze oggettive da mettere sul tavolo per supportare l'idea che il percorso di Inzaghi a Milano sia di un livello altissimo.

Primo dato: nessuno dei cinque tecnici che si sono seduti in panchina per almeno 200 volte ha la sua percentuale di vittorie complessiva. Inzaghi è al 66,5% (133 su 200), superiore a Mancini (58,09%), Herrera (56,01%), Trapattoni (53,22%) e Bersellini (44,02%). Tutti allenatori che hanno lasciato in eredità trofei importati. Anche Mourinho, che si è fermato a 108 gettoni di presenza, ha una percentuale di successi inferiore: 62,04%.

La bacheca di Inzaghi non contiene ancora un trofeo internazionale, ma è comunque ricca: uno scudetto, 2 Coppa Italia e 3 Supercoppa Italiana. E notevole è anche la dimensione globale che è riuscito a dare a una squadra che non ha avuto a disposizione capitali illimitati, avendo attraversato il periodo di ristrettezze dell'era Zhang, ma che è stata costruita con grande attenzione dagli uomini mercato Marotta e Ausilio e poi plasmata in campo da un tecnico con idee moderne e pragmatiche.

Quando nel luglio 2021 Inzaghi è stato chiamato ad Appiano Gentile l'Inter occupava la 26° posizione nel ranking Uefa per club con 53 punti. Ora è stabilmente 6° (107,250 punti), a giugno andrà a giocare il Mondiale per Club e si è guadagnata la prima fascia di diritto nell'urna di Nyon. Una progressione che l'ha portata a lottare con multinazionali come Real Madrid, Manchester City, Bayern Monaco, Liverpool e Psg pur avendo budget nemmeno comparabili.

E qui si arriva al secondo e ultimo dato. Tutto questo è stato costruito con un saldo di mercato positivo. Dal 2021 al 2025 l'Inter di Inzaghi ha fatto registrare (fonte Transfermarkt) un +99,8 milioni di euro complessivi nel rapporto tra cessioni (371,7) e acquisti (271,9). La politica dei parametri zero ha consentito di portare a Milano giocatori forti e pronti, investendo su ingaggi più alti, ma è un dato di fatto che l'era di Inzaghi si sia aperta nell'estate del sacrificio di Hakimi e Lukaku e da lì in poi l'aria non sia mai cambiata troppo. E' vero che ha avuto sempre una rosa di altissimo livello, ma è innegabile che sia stato spesso chiamato a smontarla e rimontarla mentre gli altri aggiungevano. In Italia e soprattutto in Europa.

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