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Frana di Biò a Borgofranco, a rischio distacco altri massi e passaggio del Giro in forse

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BORGOFRANCO D’IVREA. Peggiori del previsto i problemi relativi alla frana avvenuta nella serata di mercoledì 5 marzo in frazione Biò di Borgofranco: ora anche il percorso della tappa Biella-Champoluc del Giro d’Italia, previsto per fine maggio, appare a rischio.

Nella mattina di sabato 8 due tecnici di Città metropolitana hanno monitorato il versante di montagna sopra l’area della frana, scoprendo così che diversi massi più a monte rischiano di staccarsi e necessitano di lavori urgenti. Lavori che, secondo quanto riportato dai tecnici, dureranno almeno un mese e che potranno avere inizio solo al termine di successive indagini. «Il problema è che il 30 maggio, proprio su quel tratto, è previsto il passaggio del Giro d’Italia per la tappa tra Biella e Champoluc – spiega il sindaco Fausto Francisca –. Quindi dobbiamo davvero sperare che i lavori vengano fatti rapidamente. Questo senza contare i problemi di viabilità che si stanno presentando: il blocco della strada provinciale 73 per Biella e Nomaglio, dove è avvenuta la frana, sta creando grossi problemi sia al servizio pubblico che ai pendolari che transitano tra Biellese e Canavese».

Ad essere pesantemente colpito dai disagi non è infatti solo Borgofranco. Anche Nomaglio sta sperimentando pesanti criticità alla circolazione: «La prima a segnalare la frana è stata una mia consigliera comunale, che ha evitato il peggio per pura fortuna – racconta la sindaca di Nomaglio Ellade Peller –. Vi è forte disagio per i nomagliesi, con la strada per Borgofranco interrotta siamo costretti a lunghi giri da Settimo Vittone o da Chiaverano, e non è la prima volta che succede: già lo scorso anno c’era stata una grande frana, poi i lavori di regimentazione delle acque del Comune di Borgofranco che hanno tenuto la strada chiusa per mesi. A questo si somma il problema del grande traffico che si riversa su Nomaglio, con mezzi che passano dal centro del paese, riservato ai residenti, anziché dalla circonvallazione come si dovrebbe, creando pericolo e notevole disagio perché le strade sono strette. Così si crea il caos ed è l’ennesimo disagio per chi abita in montagna».

I guai della montagna non sono nuovi alla sindaca nomagliese: «Il nostro è un territorio morenico e fragile – spiega Peller –. Frane ce ne sono sempre state, ma a differenza del passato abbiamo perso sentinelle, coloro che in un territorio ci vivono e che lo tengono attivo. Il nostro è un territorio che storicamente è sempre stato coltivato, per questo è necessario intervenire per favorirne il ripopolamento e il riuso, perché se lasciato all’incuria si degrada e provoca frane. È quello che stiamo cercando di fare come Unione montana, portare attenzione e interventi sul territorio. Di recente abbiamo ottenuto l’iscrizione dei paesaggi terrazzamenti viticoli e agricoli del Mombarone all’interno del registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Si tratta dei primi in Piemonte, ma non sarebbe stato possibile se questi terrazzamenti non fossero stati coltivati: chi cura il territorio sono le persone che lo vivono e soprattutto che lo lavorano. È importante unire le forze tra noi che la montagna la viviamo e gli enti istituzionali come la Regione perché vengano pianificati monitoraggi geologici e interventi mirati, ma è soprattutto necessario favorire la presenza di persone sul territorio».