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Macron agita il nucleare contro Mosca, ma compra il suo gas. Procaccini: «Quanta ipocrisia»

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Da la belle ville, ieri, Emmanuel Macron ha parlato. Con la sua solita teatralità, il presidente francese ha arringato la nazione con tono “bellicoso”, come se la Francia fosse già schierata sul campo. «La Russia è diventata una minaccia per la Francia e l’Europa, la situazione è questa e dobbiamo affrontarla», ha dichiarato, con l’enfasi di chi si sente condottiero di un’armata invincibile. Solo che l’armata non c’è. E soprattutto, dietro di lui non c’è nessuno. L’inquilino dell’Eliseo pare aver dimenticato un piccolo dettaglio: non siamo nel 1805, e lui non è Napoleone… E oltretutto anche il Carnevale è finito. Ma mentre il mondo si muove in una direzione, lui si ostina a remare controcorrente.

Il discorso dell’illusione di Macron

La data della sua orazione non è casuale: Monsieur le President ha deciso di parlare alla Nazione proprio alla vigilia del Consiglio europeo. Il problema, direbbe Balzac, è che «a forza di parlare, un uomo finisce per credere a quello che dice».

Nel suo discorso, ha snocciolato cifre e scenari apocalittici: «Entro il 2030, la Russia prevede di aumentare ancora il suo esercito con tre mila carri armati in più e trecento aerei di combattimento. Chi può credere che la Russia si fermerà all’Ucraina?». Poi ha lanciato l’affondo: «L’avvenire dell’Europa non può essere deciso a Washington o Mosca». Un messaggio che suona nobile, se non fosse che la Francia non è esattamente in posizione di dettare la linea. Soprattutto quando gli Stati Uniti si stanno ricalibrando e i leader europei, più che seguirlo, sembrano osservare con scetticismo il suo one-man show.

Procaccini svela il gioco del presidente francese

Ma c’è di più. E a ricordaglielo è Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia e co-presidente del gruppo dei Conservatori e riformisti europei. «Io stresso un argomento che ho sentito affermare al Congresso a Washington dallo stesso Trump: la Ue sta arricchendo la Russia attraverso l’importazione di gas liquido, come mai prima d’ora».

«Giustamente, Trump dice che l’Unione europea sta dando più soldi a Putin di quanti ne stia dando a Zelensky. Soldi che poi Putin utilizza per bombardare gli ucraini, gli stessi ucraini che l’Unione europea vorrebbe difesi dagli Stati Uniti», ha fatto notare, a margine di un convegno sulla fusione nucleare.

“Sul gas russo il più ipocrita è proprio Macron”

«Ora capite bene che gli Usa dicono che qui c’è un’ipocrisia di fondo, e chi è che in questo momento risulta il più ipocrita? Il presidente francese», ha sentenziato, ricordando che «nessun Paese europeo ha incrementato gli acquisti di gas liquido dalla Russia come la Francia, addirittura dell’81% nel 2024 rispetto all’anno precedente». È questione di «essere obiettivi», secondo Procaccini.

L’esponente di FdI ha inoltre sottolineato che, pur essendo l’Italia il Paese più dipendente dal gas russo «in assoluto», il governo ha compiuto «salti mortali» per svincolarsi da Mosca, riuscendoci in tempi record grazie anche al ruolo strategico di Eni e alla diversificazione dei fornitori. Una «correttezza geopolitica» che non tutti hanno seguito, nemmeno quei Paesi che possono contare sull’energia nucleare.

Macron tra eserciti fantasma e ombrelli nucleari

Nel crescendo retorico del suo discorso, inoltre, Macron ha rivendicato che «la Francia ha l’esercito più efficace d’Europa» e che la sua deterrenza nucleare potrebbe proteggere anche gli altri Paesi del continente. Peccato che nessuno glielo abbia chiesto.

«Intanto, che cos’è uno scudo?», ha incalzato Procaccini. «Uno scudo è un sistema antimissilistico e quindi non capisco come si possa chiamare nucleare uno scudo antimissilistico. O c’è un errore di fondo o di traduzione nelle parole di Macron».

L’europarlamentare ha poi chiarito il nodo centrale della questione: «Forse ci si riferisce alla deterrenza offerta dalle armi nucleari, ma all’interno della Nato c’è già un presupposto, che è quello garantito dall’articolo 5, per cui se una Nazione viene attaccata, tutte le altre Nazioni che fanno parte dell’Alleanza intervengono in sua difesa». In altre parole, la dottrina della deterrenza non è una novità francese, ma un pilastro consolidato del diritto internazionale.

La risposta della Russia

Tuttavia, se l’obiettivo di Macron era impressionare Mosca, possiamo dire che ci è riuscito. Ma non nel senso che sperava. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha bollato la sua retorica nucleare come «una minaccia alla Russia», mentre il Cremlino ha definito la sua posizione «molto aggressiva» e accusato la Francia di «volere la continuazione della guerra». Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, nonostante abbia inizialmente paragonato Monsieur le President a Napoleone e a Hitler, lo ha liquidato infine il discorso come «un tentativo di salvare la sua reputazione».

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha persino coniato un soprannome per il presidente francese: «Ole-Lukøye atomico», paragonandolo al personaggio della fiaba di Hans Christian Andersen che apre ombrelli sui bambini mentre dormono.

Dagli Stati Uniti all’Europa: l’isolamento di Macron

Se con Mosca i rapporti erano già ai minimi termini, la situazione dall’altro lato del mondo non è migliore. L’amministrazione Trump ha già dimostrato di avere le proprie priorità, e tra queste non c’è certo la grandeur francese. Con gli alleati europei, poi, il feeling è ai minimi storici: la Germania di Merz non apprezza le macroniane fughe in avanti, l’Italia lo deride, i Paesi dell’Est guardano più a Washington che a Parigi e perfino la Gran Bretagna di Starmer, con la quale ha lanciato “l’alleanza dei volenterosi”, lo ha smentito a proposito del patto per la tregua di un mese in Ucraina.

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