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Salute: luoghi di cura non di paura. Presidio alle Molinette

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“Salute luogo di cura e non di paura” è lo slogan della protesta inscenata oggi 5 marzo, davanti l’ospedale  Molinette contro quella che viene definita violenza  medica.  Un folto gruppo di giovani che si dichiarano appartenenti a diverse espressioni politiche, che auspicano uno sciopero trans femminista, ha appeso cartelloni e striscioni invitando le persone a compilare un questionario. Tra gli obiettivi della manifestazione  vi è quello di raccogliere testimonianze critiche dei cittadini nel loro rapporto con la salute per una  sua umanizzazione, per una campagna di denuncia, lotta e formazione contro la violenza medica.  Un discorso particolarmente rivolto al campo psichiatrico, secondo promotori toccato anche da fenomeni di razzismo e prevaricazioni.

Sulle forme di violenza medica, ritenuta strutturale e articolata, pesano liste di attesa, problemi di organici e quella che viene definita “delegittimizzazione del nostro sentire”, polemizzando su fondi pubblici indirizzati al nascente fondo vita anziché negli ospedali e consultori d quartiere.

Segue una nota dettagliata dei promotori su come queste forme di violenza si manifestino:

Si può parlare di violenza medica ogni qualvolta che, durante una visita medica o un percorso di cura di qualsiasi tipo – visite, attese in ospedale, consulto medico, visite mediche private, ecc. –  il personale sanitario (medicə, infermierə, personale amministrativo) ci fa sentire a disagio e in difficoltà con atteggiamenti verbali, ad esempio minimizzando ciò che riportiamo o giudicando noi e il vissuto che stiamo portando;quando si subisce una procedura medica – operazioni, anestesie, valutazioni – senza il nostro consenso esplicito o quando la riteniamo inopportuna e non necessaria; quando ci viene chiesto di esibire parti del nostro corpo senza che ciò sia correlato al motivo della visita stessa o in un modo che ci fa sentire a disagio; quando non si viene informati adeguatamente sul tipo di procedura medica in atto; quando non si riceve adeguata assistenza e comprensione in una situazione di difficoltà; quando ci viene comunicata una diagnosi senza aver cura del fatto che riusciamo a comprenderla, senza darci il tempo per accoglierla e senza accompagnarci nella sua elaborazione; quando non ci viene consentito di avere accanto qualcuno che ci sostenga durante la procedura medica, se ne sentiamo il bisogno.

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