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“La situazione di Alberto Trentini di difficile soluzione, ogni sforzo per rendere possibile il rientro”: Mantovano sul caso del cooperante

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La situazione è “complessa e di difficile soluzione”, ma i canali diplomatici sono tutti attivati per riportare Alberto Trentini a casa. A parlare è Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio e autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, che alla presentazione della relazione 2024 dell’intelligence, si sofferma sul caso del cooperante veneziano arrestato a Caracas il 15 novembre e del quale, da allora, non si hanno più notizie. “Dal novembre scorso, come tutti sappiamo, è detenuto per ragioni non ancora chiare in un carcere in Venezuela. La situazione è estremamente complessa ed è di difficile soluzione. Abbiamo attivato tutti i canali diplomatici e di intelligence, dire qualcosa di più ne pregiudicherebbe il ritorno. Ma confermo, anzitutto ai genitori, che stiamo investendo ogni sforzo per rendere possibile rientro”.

Nei giorni scorsi Alessandra Ballerini, l’avvocatessa che rappresenta la famiglia del cooperante veneziano, ha annunciato che da domani 5 marzo “ogni giorno inizieremo un digiuno a staffetta in solidarietà. Vi chiediamo di unirvi a noi per far sapere a tutti che Alberto non è solo. Digiuneremo a turno per 24 ore fin quando Alberto non potrà tornare a casa. Vi chiediamo un piccolo sacrificio che è, però, un grande ed importante gesto di solidarietà. Grazie a chi potrà partecipare (qui il link per aderire)”. L’iniziativa prevede che i partecipanti digiunino per 24 ore, in segno di vicinanza al cooperante. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti affinché si attivino per il rilascio. “Sono passati oltre 100 giorni da quando il cooperante italiano Alberto Trentini è stato fermato mentre si trovava a svolgere una missione umanitaria in Venezuela in favore delle persone con disabilità. Da allora, non ha potuto ricevere nessuna visita, neppure consolare, né chiamare casa. Abbiamo posto in essere diverse iniziative per tenere alta l’attenzione sullo stato di detenzione di Alberto e per chiederne la sua immediata liberazione”, aveva proseguito Ballerini.

In parallelo, è stata lanciata anche la campagna “Alberto Wall of Hope“, un muro virtuale di speranza creato su una piattaforma online, dove i partecipanti pubblicano un selfie con un cartello che ritrae l’immagine di Trentini e la scritta “Alberto Trentini libero”. La campagna ha visto la partecipazione di persone da ogni parte d’Italia e anche da altre nazioni, come l’Ecuador e l’Etiopia. Il muro virtuale è affiancato da una petizione su Change.org, che ha superato le 77.000 firme. Intanto in diversi Comuni, tra cui quelli di Bologna, Venezia e Bari, sono stati esposti striscioni per chiedere la liberazione del cooperante, e si sono svolti raduni e fiaccolate. Tutte iniziative attraverso le istituzioni, il mondo delle ong e la società civile chiedono il ritorno in Italia di Alberto Trentini, mentre prosegue il lavoro delle autorità e della diplomazia per riportarlo a casa.

L'articolo “La situazione di Alberto Trentini di difficile soluzione, ogni sforzo per rendere possibile il rientro”: Mantovano sul caso del cooperante proviene da Il Fatto Quotidiano.