Gualtieri il piano urbanistico di Roma lo fa con i costruttori. Sindaco, parli con la città!
Trovereste normale che in un’iniziativa di Roma Capitale per presentare un Piano urbano comunale per la mobilità, dopo il sindaco e le più alte cariche istituzionali fosse data la parola ai produttori di automobili?
Eppure è quello che è successo qualche giorno fa in occasione della presentazione in Campidoglio della Delibera adottata dall’Assemblea capitolina con le modifiche alle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore, quando dopo la presidente dell’Assemblea capitolina, il sindaco e il presidente della Commissione urbanistica – e prima dei consiglieri capitolini – è stata data la parola al Presidente dell’ACER, Associazione Costruttori Edili di Roma e provincia, e ad altri due rappresentanti di associazioni di categoria legate al mondo produttivo e edilizio.
Nella sua introduzione il sindaco Gualtieri aveva ripetutamente parlato di “patto”: “un grande patto tra le amministrazioni, le istituzioni, le forze sociali, imprenditoriali economiche, associative, territoriali, ambientali, culturali intellettuali della città, un grande patto per la rigenerazione e la trasformazione della nostra città che noi pensiamo indispensabile e possibile“. Ma, a parte gli interventi dei citati esponenti delle forze imprenditoriali del mattone, la kermesse non ha visto alcun altro rappresentante della società civile, né forze sociali, né ambientali e nemmeno intellettuali.
Situazione che in realtà riproduce perfettamente quanto avvenuto nella lunga gestazione delle modifiche alle Norme tecniche, che sono state presentate come semplici “aggiornamenti” e “semplificazioni”, ma che in realtà incidono profondamente sulle regole vigenti, con 62 articoli modificati per circa 250 commi cambiati, abrogati o aggiunti all’attuale PRG.
Roma Capitale secondo la legge regionale avrebbe dovuto “garantire comunque idonei processi di partecipazione e informazione dei cittadini” prima dell’adozione in Assemblea capitolina della Delibera, ma l’informazione e il dibattito sulle modifiche non hanno mai superato il perimetro degli addetti ai lavori e di qualche associazione – compresa Carteinregola – sentiti in audizione alla Commissione Urbanistica capitolina. Ben scarso dibattito anche nelle istituzioni municipali, visto che dei 15 Municipi 6 non hanno espresso alcun parere e solo 3 hanno inviato osservazioni.
E, si è appreso da fonti di stampa, nella lunga elaborazione delle modifiche non solo non è stata coinvolta – quantomeno per garbo istituzionale – la Soprintendenza statale (che ha protestato con una durissima lettera della Soprintendente), ma è stata addirittura esclusa la Sovrintendenza Capitolina, una “struttura di Linea” di Roma Capitale, che si occupa dei beni archeologici, storico-artistici e monumentali di proprietà comunale e della “Carta per la Qualità”, che è un elaborato gestionale che fa parte del Piano Regolatore Generale.
Invece tutt’altro trattamento è stato riservato ai rappresentanti dei costruttori romani, come ha tenuto a ribadire in più passaggi il Presidente ACER nel meeting in Campidoglio: “con gli uffici abbiano fatto un grande lavoro“, “c’è stata tanta attenzione e tanto dialogo” e via discorrendo.
Dialogo intenso anche con – alcune – opposizioni, come hanno sottolineato nei loro interventi i consiglieri di Noi moderati e di Italia Viva, a cui si devono alcuni emendamenti di assai dubbio interesse pubblico approvati dall’Assemblea. Una convergenza rivendicata dall’Assessore all’urbanistica Veloccia, per il quale “quando si parla di regole, quando si parla di strumenti di governo, quando si parla di semplificazione amministrativa, è necessario chiamare a raccolta tutte le forze della città e cercare appunto una sintesi positiva, che è il contrario del consociativismo, dove si litiga un pubblico e ci si accorda in privato”. Un “metodo”, quello del dialogo con “sintesi” tra maggioranza e opposizione, che l’assessore ritiene sia da replicare “in altri campi, in altre situazioni”: “[…] lo si può replicare in termini di Roma Capitale, lo si può replicare sulla discussione in Regione”. Regione che ora dovrà decidere sul destino della delibera adottata delle modifiche del PRG, ma che sta anche portando al voto del Consiglio una serie di devastanti modifiche all’urbanistica del Lazio a cui ci auguriamo che il centro sinistra faccia un’opposizione “senza se e senza ma”.
Noi riteniamo che il conflitto esista e sia il motore del cambiamento, e che le forze politiche debbano portare avanti con coerenza le proprie visioni – inevitabilmente diverse – della città, senza compromessi e senza scambi. Coinvolgendo tutta la città e le tante risorse che questa città possiede, quelle persone e quelle realtà che ogni giorno si impegnano per rendere un po’ meno atroci le disuguaglianze che Roma ha ereditato anche per la sua forzata e monotematica vocazione edilizia.
L’edilizia è cosa ben diversa dall’urbanistica: la prima riguarda soprattutto gli imprenditori privati che perseguono giustamente il profitto, la seconda riguarda la regia pubblica delle trasformazioni per l’interesse generale, il benessere dei cittadini e la tutela del nostro patrimonio storico, paesaggistico e ambientale.
Quindi a ognuno il suo ruolo, senza nessuna preclusione al dialogo, ma il dialogo deve essere con tutti. E se ci sono convergenze nel merito delle scelte, con forze economiche, sociali o altre forze politiche, ben vengano, ma la condivisione non deve essere ricercata come un valore a prescindere. E soprattutto non può essere raggiunta con il dialogo con una sola parte sociale e con le forze politiche, escludendo dal dibattito quella società civile di cui ci si ricorda sempre solo in campagna elettorale.
Le nuove norme tecniche attuative del piano regolatore. Presentazione alla città che si è tenuto il 14 febbraio in Campidoglio – Qui la registrazione dell’evento
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