Starmer taglia gli aiuti esteri per finanziare la Difesa: si dimette la ministra allo Sviluppo internazionale, Anneliese Dodds
All’indomani della visita di Keir Starmer a Washington, dove alla Casa Bianca ha incontrato Donald Trump per discutere della guerra in Ucraina, il governo britannico perde un altro pezzo. Stavolta, a rassegnare le dimissioni, è Anneliese Dodds, responsabile dello Sviluppo internazionale, dopo la decisione del premier laburista di aumentare le spese per la difesa del Regno Unito e tagliare i fondi per gli aiuti esteri e la cooperazione allo sviluppo. Dodds ha affermato in una lettera diffusa sui social che i tagli “toglierebbero cibo e assistenza sanitaria” alle persone in gravi difficoltà “danneggiando profondamente la reputazione del Regno Unito“. Con una riduzione di circa 6 miliardi di sterline entro il 2027, ha proseguito l’ormai ex ministra, sarà ”impossibile” mantenere gli aiuti all’Ucraina, alla Striscia di Gaza e al Sudan. E ha aggiunto che il primo ministro ha fatto bene ad aumentare la spesa per la difesa, ma ha chiesto al governo di valutare altri modi per raccogliere denaro anziché tagliare i bilanci dei Dipartimenti. Tra questi, ha suggerito di riesaminare le regole sui prestiti e la tassazione.
Il premier ha dichiarato martedì che il governo avrebbe aumentato la spesa per la difesa del Regno Unito al 2,5% del prodotto interno lordo entro il 2027, rispetto al 2,3% attuale, affermando che l’Europa si trova in una nuova era di insicurezza che richiede una “risposta generazionale”. L’aumento sarebbe finanziato da una riduzione del bilancio per gli aiuti, dallo 0,5% del Pil allo 0,3%. Una mossa che, seppure sostenuta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è stata ampiamente criticata dalle agenzie umanitarie, che hanno affermato che non solo danneggia alcune delle persone più povere del mondo, ma riduce anche il potere d’influenza del Paese.
Quelle di Dodds non sono le prime dimissioni da quanto Starmer è arrivato a Downing Street. Nel corso dei mesi vari scandali hanno colpito i vertici del Labour, dalle accuse di clientelismo per alcune nomine alla vicenda dei regali ricevuti in numero record e in parte non dichiarati correttamente secondo le regole del Parlamento di Westminster, fino alle dimissioni di Louise Haigh da ministra dei Trasporti per una sua condanna per truffa mai resa pubblica: condanna risalente al 2013, ma di cui anche il premier risulta fosse informato almeno dal 2021. Molti aspetti quindi che stridono con le promesse fatte dai Laburisti, tornati al potere dopo 14 anni, per riconquistare la fiducia dei cittadini e creare “un governo al servizio del pubblico” in grado di fare la differenza rispetto agli scandali imputati alle precedenti amministrazioni dei Conservatori. A ottobre dell’anno scorso, tre mesi dopo il trionfo elettorale di luglio, si era “dimessa” da capo dello staff del premier anche Sue Gray, considerata fino ad allora una sorta di potentissima zarina dell’apparato di Downing Street. Il suo però è stato un vero e proprio siluramento, sullo sfondo delle polemiche seguite allo ‘scandalo dei regali’ incassati dal capo dell’esecutivo, dalla first lady e da figure di primo piano del Labour dopo tanti inni alla legalità, nonché dei sospetti di nepotismo e avidità adombrati sulla stessa Gray, oltre che sul suo ruolo di firmataria del passi d’accesso a number 10 concesso inizialmente al più munifico donatore di sir Keir e soci di partito, il chiacchierato uomo d’affari lord Waheed Alli.
(foto di Richard Townshend da Wikipedia)
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