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Così Osimo diventa il laboratorio di Acquaroli per blindare le Regionali nelle Marche: verso un patto con l’ex governatore centrista Spacca

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Un federatore che unisca il centrodestra, dilaniato dalle lotte interne, e che eviti una brutta figura alla coalizione in vista delle Regionali in programma tra autunno e primavera. Così le elezioni comunali di Osimo, cittadina di quasi 35mila abitanti, diventa un crocevia fondamentale per il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, fedelissimo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La giunta di centrodestra della città è rimasta in piedi solo pochi mesi: dopo la vittoria nel giugno 2024, è stata commissariata dopo soli 3 mesi per le dimissioni del sindaco Francesco Pirani, dovute all’implosione della sua maggioranza. Per questo l’importante centro marchigiano tornerà alle urne in primavera e diventerà, come raccontano anche i retroscena di alcuni giornali, da laboratorio per le regionali previste tra settembre e ottobre. Sì perché, se da una parte il centrosinistra (che ha governato per dieci anni fino al 2024) non si è mai disunito, individuando fin da subito in Michela Glorio (Pd, ex assessora) il nome per le prossime amministrative, dall’altra il centrodestra ha continuato a litigare impensierendo non poco il presidente regionale.

Almeno fino a venerdì quando ha presentato la sua candidatura Raimondo Orsetti, 67 anni, ripescato da un passato molto lontano, già sindaco di Osimo dal 1990 al 1995, ex dirigente in pensione della Regione e ora nome di spicco di Base Popolare, il nuovo movimento centrista voluto dall’ex governatore di centrosinistra Gian Mario Spacca. Un déjà vu per tanti osimani che hanno conosciuto l’ultimo sindaco democristiano della città, eletto quando non esisteva ancora l’attuale sistema per scegliere i sindaci.

Eppure il nome ha già messo d’accordo alcuni nomi di spicco del centrodestra, come quello del presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, e della segretaria leghista Giorgia Latini, e punta a mettere d’accordo anche il resto della coalizione dei civici e del centrodestra osimani, proponendo Osimo, dicono i ben informati, anche come un laboratorio progettuale per le regionali. Spacca – 72 anni, fabrianese, ex manager della Merloni – prima aveva guidato la Regione per dieci anni con una coalizione di centrosinistra, poi nel 2015 aveva corso da solo (nonostante il limite dei due mandati), arrivando quarto ma raccogliendo con il 14 per cento dei voti. Due anni fa, infine, insieme a molte vecchie conoscenze della politica di parecchi anni fa – da Gaetano Quagliariello a Mario Mauro fino a Marco Follini – ha fondato Base Popolare e ne è diventato presidente.

E ora che gli equilibri marchigiani sembrano cambiati, il governatore Acquaroli non può che essere contento dell’avvicinamento del movimento di Spacca al centrodestra: l’orizzonte va ben oltre i colli su cui poggia Osimo e arriva appunto alle Regionali. Dal palco del teatro cittadino l’ex sindaco tornato candidato Orsetti si è dimostrato aperto “a qualsiasi lista”, anche a quelle del centrosinistra, ma è ovvio che lo sguardo è rivolto all’ormai distrutto centrodestra locale che ha già messo in parte il cappello sul suo nome.

Non è nuovo che il voto regionale impensierisca, e non poco, non solo l’uscente Francesco Acquaroli, fedelissimo di Giorgia Meloni, ma anche la stessa premier. Per disimpegnarsi nelle Marche, evitando una possibile sconfitta con un ritorno del centrosinistra alla guida regionale, Meloni sarebbe infatti pronta a chiamare Acquaroli a Roma, proponendogli il posto di ministro del Turismo al posto di Daniela Santanchè, in caso di rinvio a giudizio a Milano a maggio per l’inchiesta sulla presunta truffa ai danni dell’Inps. Il nome più probabile come delfino del governatore, al momento, è quello di un altro meloniano doc, Guido Castelli, a lungo sindaco di Ascoli e attuale Commissario alla ricostruzione. Ma chissà che l’ipotesi centrista, con spostamento a destra, non abbia già blindato la coalizione.

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