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Consiglio di Associazione Ue-Israele: finalmente verrà chiesto il rispetto dei diritti umani?

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Lunedì 24 febbraio si terrà il Consiglio di Associazione Ue-Israele, ovvero il “luogo” dove Unione Europea e Israele discutono lo stato del loro accordo bilaterale (L’Accordo di Associazione EU Israele). Al Consiglio, pensato per affrontare le eventuali criticità, revisioni o sospensioni dell’Accordo, parteciperanno esponenti del Governo di Israele (tra cui Gideon Sarr, Ministro degli Esteri), membri della Commissione (tra cui Kaja Kallas Alto Rappresentate per la Politica Estera e Dubravka Šuica, Commissaria per il Mediterraneo) e rappresentanti di ogni Stato membro.

Potrebbe essere il luogo in cui l’Unione dà prova di voler giocare il ruolo di attore internazionale attento al rispetto dei diritti umani, ma purtroppo rappresenterà l’ulteriore occasione persa.

Unione Europea al bivio dei diritti umani

Proprio un anno fa Irlanda e Spagna chiesero a Ursula von der Leyen di mettere in agenda una valutazione della condotta di Israele, per verificare i presupposti di una sospensione dell’Accordo di Associazione UE-Israele. Nella totale indifferenza della Presidenza della Commissione, Josep Borrell – Alto Rappresentante per la politica estera – chiese al Rappresentante Speciale per i diritti umani Olof Skogg un’analisi legale di quello che stava succedendo a Gaza. Il rapporto di 35 pagine fu consegnato alla vigilia del Consiglio degli affari esteri del 18 novembre scorso e, nella volontà di Borrell, avrebbe dovuto rappresentare la base per sospendere non solo l’Accordo di Associazione ma addirittura il dialogo politico con Israele. Il consiglio bocciò la proposta e il rapporto di Skogg è rimasto segreto fino alla fine dell’anno, quando è finito nelle mani di un sito di giornalismo di inchiesta.

Cosa dice il Rapporto Skogg

“Dato l’alto livello di vittime civili e di sofferenze umane, le accuse del rapporto si concentrano principalmente su come chi di dovere, comprese le Forze di Difesa Israeliane (IDF), abbiano apparentemente omesso di distinguere tra civili e combattenti e mancato di prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili e gli oggetti civili dagli attacchi, in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario.”

“Se commessi come parte di un attacco diffuso o sistematico contro una popolazione civile – ha aggiunto la valutazione – possono anche implicare crimini contro l’umanità”.

E in riferimento all’aumento dell’uso di un “linguaggio disumanizzante” da parte dei leader politici e militari israeliani aggiunge: “L’incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza – come quello espresso nelle dichiarazioni dei funzionari israeliani – costituisce una grave violazione della legge internazionale sui diritti umani e può costituire un crimine internazionale di incitamento al genocidio”.

Il documento, che avalla di fatto la proposta di Borrell, esprime inoltre una serie di raccomandazioni per i Paesi Membri, tra le quali quella di sospendere il commercio di armamenti, componenti e munizioni con Israele.

I diritti umani non sono nell’agenda del Consiglio

Secondo l’articolo 2 dell’Accordo di Associazione UE Israele “il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici costituisce un elemento essenziale dell’Accordo” e all’art. 79.2 è previsto che “se una parte ritiene che l’altra parte non ha adempito ad un obbligo dell’Accordo, può intraprendere adeguate misure”, ovvero sospendere l’accordo come fatto in passato dall’UE per altri accordi bilaterali: ad esempio quello con la Siria nel 2011.

È per questo che nei giorni scorsi più di 100 organizzazioni della società civile europea, tra cui Oxfam, hanno inviato una lettera alla Commissione e agli stati membri chiedendo che come punto essenziale all’ordine del giorno del Consiglio di Associazione ci fosse la violazione dell’articolo 2. Si chiede poi la sospensione dell’Accordo di associazione, da approvare in seno al Consiglio europeo, qualora Israele non affronti positivamente le preoccupazioni sollevate in tale discussione; la predisposizione di una proposta di sospensione da parte della Commissione europea, da approvare in caso di persistente inadempienza e infine una revisione di tutte le relazioni commerciali e di altro tipo tra l’Ue e Israele per garantirne la conformità al parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia e alle risoluzioni dell’Onu.

Purtroppo, da quelle che sono le nostre informazioni, il punto sulla violazione dell’Art. 2 non è in agenda e ad una nostra precisa richiesta al nostro Ministero degli Esteri sulla posizione italiana non abbiamo avuto nessun riscontro.

Desta grande frustrazione inoltre leggere nel Documento di Posizionamento Comune Ue, in vista del meeting, una serie di valutazioni su quanto accaduto in questi 15 mesi che ignorano le numerose analisi di carattere legale, oltre a quella di Skogg, formulate da organi delle Nazioni Unite o dalle principali Ong internazionali. È svilente per le istituzioni europee, dopo tutto questo tempo, limitarsi alla “preoccupazione” per quanto sta accadendo, ai generici inviti di rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

Anche i membri dell’Intergruppo per la Pace tra Israele e Palestina hanno presentato un’interrogazione chiedendo al Governo una valutazione sul futuro dell’Accordo di Associazione Ue Israele. Staremo a vedere. Certo, ci dovessimo basare sul tweet entusiasta di Tajani col quale ringrazia Gideon Sarr per aver concesso ad una azienda italiana di posare cavi sottomarini nelle acque israeliane c’è poco da essere ottimisti sulla centralità che il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario hanno e avranno nelle scelte politiche e commerciali del nostro governo.

L'articolo Consiglio di Associazione Ue-Israele: finalmente verrà chiesto il rispetto dei diritti umani? proviene da Il Fatto Quotidiano.