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Bertolt Brecht, la corporeità della lingua (Traduzione di Gino Chiellino)

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Ho vissuto quarant’anni nella città di Bert Brecht, Augsburg/Augusta. Per tutti questi anni ne ho ascoltato la lingua natale. Una lingua corporea, di parole mai pronunciate interamente e spesso contratte all’interno, ricca di metafore ma priva di ogni astrazione, così come essa trapela nelle poesie e ancor di più nei suoi pezzi teatrali, dai primi esperimenti fino alla maturità. Personalmente ho ritrovato nelle opere di Brecht la stessa corporeità della lingua dei contadini e degli artigiani della presila catanzarese, a me molto famigliare, e mi è stata punto di riferimento nella decisione di scrivere in tedesco. Inoltre, sono convinto che Bert Brecht abbia usufruito coscientemente della corporeità della lingua natale perché del tutto consona al suo impegno a favore delle classi subalterne, sedotte e oppresse dal regime nazista, ma allo stesso tempo per escludere dalla propria scrittura emozioni, sentimenti e desideri strettamente personali che avrebbero sminuito il pathos dello scrittore impegnato.

Solo nelle poesie composte tra il 1953 e il 1955 l’autore lascia intravedere un io lirico lontano dalla sicurezza ostentata nella poesia giovanile Der Nachgeborene [Il nato dopo] (1920). Un io lirico riconciliato con emozioni, sentimenti, incertezze e desideri profondamente esistenziali così come lo si incontra nelle poesie Der Radwechsel [Il cambio della ruota] (1935) e Ich benötige keinen Grabstein [Non ho bisogno di una pietra sepolcrale] (1955).

G. C.

***

Der Nachgeborene

Ich gestehe es: ich
Habe keine Hoffnung.
Die Blinden reden von einem Ausweg. Ich
Sehe.

Wenn die Irrtümer verbraucht sind
Sitzt als letzter Gesellschafter
Uns das Nichts gegenüber.

*

Il nato dopo

L’ammetto: non
ho nessuna speranza.
I ciechi parlano di una via d’uscita. Non
sono cieco.

Quando saranno consumati gli errori
a noi di fronte siederà
ultimo azionista il niente

***

Der Radwechsel

Ich sitze am Straßenrand
Der Fahrer wechselt das Rad.
Ich bin nicht gern, wo ich herkomme.
Ich bin nicht gern, wo ich hinfahre.
Warum sehe ich den Radwechsel
Mit Ungeduld?

*

Il cambio della ruota

Siedo sul ciglio della strada
L’autista cambia la ruota.
Non mi piace da dove vengo.
Non mi piace dove sto andando.
Perché seguo con impazienza
il cambio della ruota?

***

Der Blumengarten

Am See, tief zwischen Tann und Silberpappel
Beschirmt von Mauer und Gesträuch ein Garten
So weise angelegt mit monatlichen Blumen
Daß er vom März bis zum Oktober blüht.

Hier, in der Früh, nicht allzu häufig, sitz ich
Un wünsche mir, auch ich mög allezeit
In den verschiedenen Wettern, guten, schlechten
Dies oder jenes Angenehme zeigen.

*

Il giardino dei fiori

Sul lago, immerso tra abeti e pioppi
protetto da muro e cespugli un giardino
così saggiamente predisposto con fiori per ogni mese
che fiorisce da marzo a ottobre.

Qui, di prima mattina, non troppo spesso, siedo
e desidero, possa anch’io in tutte
le stagioni, con il buono e il cattivo tempo,
mostrare qualcosa di piacevole.

***

Der Rauch

Das kleine Haus unter Bäumen am See.
Vom Dach steigt Rauch.
Fehlte er
Wie trostlos dann wären
Haus, Bäume und See.

*

Il fumo

Las casetta sotto gli alberi sul lago.
Dal tetto sale fumo.
Se non ci fosse
quanto desolati sarebbero
casa, alberi e lago.

***

Ich benötige keinen Grabstein

Ich benötige keinen Grabstein, aber
Wenn ihr einen für mich benötigt
Wünschte ich, es stünde darauf:
Er hat Vorschläge gemacht. Wir
Haben sie angenommen.
Durch eine solche Inschrift wären
Wir alle geehrt.

*

Non mi serve una pietra sepolcrale

Non mi serve una pietra sepolcrale, ma
Se per me ve ne serve una
Vorrei che ci fosse inciso:
Ha fatto delle proposte. Le
Abbiamo accettate.
Una tale epigrafe
Ci farebbe onore.

***

Schwierige Zeiten

Stehend an meinem Schreibpult
Sehe ich durchs Fenster im Garten den Holderstrauch
Und erkenne darin etwas Rotes und etwas Schwarzes
Und erinnere mich plötzlich des Holders
Meiner Kindheit in Augsburg.
Mehrere Minuten erwäge ich
Ganz ernsthaft, ob ich zum Tisch gehen soll
Meine Brille holen, um wieder
Die schwarzen Beeren an den roten Zweiglein zu sehen.

*

Tempi difficili

In piedi al mio scrittoio
Scorgo attraverso la finestra il sambuco in giardino
E vi riconosco qualcosa di rosso e qualcosa di nero
E mi ricordo improvvisamente del sambuco
Della mia infanzia ad Augsburg.
Per alcuni minuti rifletto molto
seriamente, se non andare alla scrivania
prendere gli occhiali, per
rivedere le bacche nere e rametti rossi.

***

Wechsel der Dinge

I

Und ich war alt, und ich war jung zu Zeiten
War alt am Morgen und am Abend jung
Und war ein Kind, erinnernd Traurigkeiten
Und war ein Greis ohne Erinnerung.

II

War traurig, wenn ich jung war
Bin traurig, nun ich alt
So, wann kann ich mal lustig sein?
Es wäre besser bald.

*

Il mutamento delle cose

I

Ed ero vecchio, ed ero giovane a quei tempi
Ero vecchio il mattino ed ero giovane la sera
Ed ero un bambino, a ricordarsi le tristezze
Ed ero un vegliardo senza ricordo.

II
Ero triste, quando ero giovane
Sono triste, ora vecchio
Dunque, quando sarò di nuovo allegro?
Sarebbe meglio subito.

L'articolo Bertolt Brecht, la corporeità della lingua (Traduzione di Gino Chiellino) proviene da Il Fatto Quotidiano.