La deriva di Musk e Trump è pericolosa. Ma mi preoccupa in generale la perdita di buonsenso
Due cose stupide non ne fanno una mezza intelligente. Allo stesso modo, due forme di integralismo fanatico non producono alcuno spiraglio di libertà.
Tanto stupida e liberticida è la cosiddetta ideologia woke, pronta a maledire e censurare autori celebri della tradizione occidentale, parole, idee e quant’altro si ritenga possa urtare la sensibilità di qualche minoranza, quanto lo è l’ideologia ad essa contrapposta. Mi riferisco all’identitarismo e suprematismo dei sovranisti alla Trump e Musk, in questi giorni denunciato per esempio dalla lettera drammatica di un ricercatore al British Medical Journal in cui si racconta il clima di terrore in cui vivono gli scienziati degli enti pubblici statunitensi, nel rischio continuo di persecuzioni, censure e licenziamenti in virtù delle misure ideologiche e antiscientifiche imposte dal nuovo governo americano (negli articoli o report gli studiosi non possono usare termini come “pregiudizio”, “prevenuto”, “genere”, “Lgbtq+”, “diversità”, “inclusione” etc.).
Stando alla denuncia del ricercatore – che si è scusato per la scelta obbligata di restare anonimo – scienziati e studiosi sarebbero stati costretti a togliere ogni riferimento a gruppi di persone vulnerabili, ritrattando o sospendendo la pubblicazione di ogni articolo su riviste mediche e scientifiche che contengano i termini di cui sopra, sotto la minaccia del ritiro dei fondi pubblici e il rischio di essere licenziati. Il ricercatore, sottolineando l’impatto negativo di questa censura sulle categorie sociali più deboli, discriminate e perseguitate, arriva a parlare di “genocidio digitale”, a fronte dell’eliminazione di interi gruppi di persone vulnerabili (fra cui le donne che muoiono in maternità o perché non possono permettersi le cure mediche).
A questo si aggiunga l’episodio inquietante accaduto al Washington Post, prestigioso quotidiano statunitense di proprietà di Jeff Bezos – fra i grandi magnati del digitale che si sono genuflessi a Trump con tanto di donazioni milionarie – che in questi giorni ha rifiutato una pubblicità critica contro Elon Musk (l’annuncio avrebbe fruttato 115mila dollari al giornale), in cui si mostrava una foto dell’uomo più ricco del mondo sorridente e con la Casa Bianca in mano, sopra a una scritta in cui ci si chiedeva: “Chi governa questo paese, Trump o Musk?”.
Tanto è odiosa e liberticida l’ideologia woke che permea buona parte del mondo democratico – in nome della quale si pretende di censurare grandi classici della cultura occidentale e limitare in forma talvolta grottesche la libera espressione degli individui – quanto è inaccettabile e pericolosa questa deriva antidemocratica che viene imposta dal nuovo presidente americano e dal suo sodale miliardario ed estremista di destra.
Ma il vero elemento preoccupante, che sta alla base di queste distorsioni fanatiche e solo apparentemente opposte – perché in realtà accomunate dal conferire più importanza a ideologie astratte piuttosto che alle persone concrete – riguarda la perdita sempre più diffusa del buon senso. Orde di invasati, o comunque portatori di un’ideologia elevata a sacro dogma indiscutibile, si accapigliano sulla base di un principio distorto reso ancora più pericoloso dal mare magnum di notizie di ogni tipo che si trovano in Rete: tale principio, a livello geopolitico, riguarda il fatto per cui nessuno è senza peccato. A voler cercare pezze di appoggio concrete contro Putin o contro Zelensky, contro Israele o contro Hamas, contro Trump o contro Biden (che per inciso ha graziato il figlio e il responsabile della campagna anti-Covid, in maniera abbastanza inspiegabile e inquietante), ognuno può trovare quello che cerca. Perché la politica, come la realtà, non è fatta di buoni e cattivi, bene e male, nettamente e rigidamente separati. La politica, come la realtà, è lotta, rapporti di forza, perseguimento di interessi e di potenza (economica, militare, personale) da parte di tutte le compagini in campo, nessuna esclusa.
Le anime belle, da una parte e dall’altra degli schieramenti (democratico-progressista o conservatore-sovranista), fingono di dimenticarsene a uso e consumo dei propri interessi. In questo modo si può affibbiare la patente di nazista a Putin, a Zelensky, allo stato di Israele o ad Hamas, in un minestrone indifferenziato che somiglia a quella che Hegel chiamava “la notte in cui tutte le vacche sono nere” (e di che altro colore dovrebbero essere, se a regnare è il buio?!). Questo calderone impedisce di vedere l’unico dato essenziale, contro cui nessuno si batte fattivamente: ossia che Musk, Zuckerberg e Bezos possiedono una ricchezza complessiva che supera quella di 170 milioni di americani e che dopo l’elezione di Trump è aumentata in maniera vertiginosa. Mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, negli Usa 85 milioni di persone non hanno un’assicurazione sanitaria adeguata, il 25% degli anziani sopravvive con meno di 15 mila dollari l’anno, quasi un milione sono i senzatetto e il tasso di povertà infantile è tra i più alti fra i paesi avanzati. A denunciarlo è il deputato democratico americano Bernie Sanders, mentre democratici e conservatori fingono di combattersi su terreni assai più irrilevanti.
“La democrazia muore nell’oscurità”, recita un vecchio motto americano. Possiamo tranquillamente aggiungere che ciò accade anche nella soggezione al potere (che oggi è finanziario) e nell’evaporazione generalizzata dell’intelligenza (che per definizione si nutre della capacità di accogliere le sfumature del reale).
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