Andrea Papi, perché anch’io ritengo sbagliato accusare i dirigenti locali in caso di incidenti di montagna
La vicenda di Andrea Papi, ucciso dall’orsa Jj4 in Trentino, rimane molto triste e ovviamente dispiace per una tragedia che ha visto perdere la vita di un giovane, che si era avventurato nei boschi; boschi che conosceva molto bene, dato che viveva poco distante. Ed è bene rammentare che, tutti nella zona, sapevano della presenza degli orsi e, dato il periodo, anche della presenza possibile di mamme orse con cuccioli al seguito; questo va chiarito, perché la zona in cui i fatti sono avvenuti è da sempre conosciuta come habitat degli orsi in Trentino.
Ritengo che sia profondamente sbagliato cercare responsabilità in chi dirige la provincia o il comune, in casi di incidenti di montagna e, a quanto pare, anche la giustizia ha ritenuto che tale strada non fosse percorribile. Nel pieno e totale rispetto di ogni disgrazia di montagna, ritengo che chi decide di andare in montagna e per boschi debba essere cosciente e consapevole del rischio a cui va incontro. Un nido di vespe calpestato può generare punture che portano alla morte, un morso di vipera pure o comunque generare danni gravi, uno scivolone in un burrone può essere fatale; eppure nessuno penserebbe di citare in giudizio chi dirige la politica ambientale del luogo dell’incidente. E così la giustizia ha determinato la non perseguibilità degli amministratori politici in merito alla tristissima vicenda, che ormai sembra diventare un romanzo senza fine, alla perenne ricerca di colpe e responsabilità da attribuire.
E io non sono certo tenero nei confronti degli amministratori provinciali, sul tema della gestione della fauna selvatica; infatti, molte volte ho riportato le innumerevoli denunce depositate da parte di associazioni ambientaliste-animaliste per abbattimento di animale protetto, come è stato per le morti decretate per M90, KJ1, F36, MJ5 da una politica che sa solo parlare di morte, per non dimenticare le innumerevoli denunce contro gli ignoti bracconieri che “orgogliosamente” promuovono abbattimenti facili con post vari sui social.
Vorrei anche sapere se la giustizia sarà in grado di analizzare anche queste denunce, che evidenziano un modus operandi direttamente mirato all’abbattimento veloce, bypassando le regole previste dal Pacobace, il protocollo di regolazione della gestione della presenza degli orsi.
In questo protocollo si determina che, prima di decretare l’abbattimento o la cattura di un orso, si debbano mettere in atto strumenti di prevenzione ben determinati; ma su questi la provincia di Trento latita; infatti ricordiamo che la Provincia trentina è carente sotto tutte le forme di prevenzione come bidoni anti orso, corridoi faunistici, formazione e informazione preparatoria alla cittadinanza. In questo senso le responsabilità sono enormi e su questi argomenti si deve certamente migliorare; ma la giustizia ha determinato di non attribuire responsabilità su casi singoli, determinati dalla volontà consapevole di andare per boschi.
Resta una domanda, relativamente al percorso che la giustizia deve analizzare, nel contesto caotico di una gestione fallimentare della presenza dell’orso sulle montagne trentine: che fine hanno fatto le denunce che identificano vere responsabilità sulla pessima gestione della fauna selvatica, come gli abbattimenti facili o i bracconaggi perpetuati dei quali mai si identificano i colpevoli? E, richiamando un’altra storia avvenuta poco distante da Caldes, perché nessuno si preoccupa del fatto che un vero assassino armato di fucile ancora si aggira tra i boschi del Trentino?
Infine, permettetemi un’ulteriore riflessione in merito alle responsabilità; in altri pianeti (esempio Abruzzo) i sindaci inibiscono temporaneamente alcuni sentieri e luoghi, quando lì circola una mamma orsa con i cuccioli; lo fanno per rispetto verso tutti: verso i cittadini, mettendoli in sicurezza vera, e verso gli animali, non esponendoli ad incontri che potrebbero avere spiacevoli conseguenze. Qui invece, sul pianeta Trentino, si pensa solo a criminalizzare gli animali, ma manca un vero senso di responsabilità!
È inutile attribuire responsabilità su accadimenti gravi, poiché la montagna ha i suoi rischi, spesso mortali; nei fatti occorsi, poi, JJ4 era nei boschi con i cuccioli e percorrere i sentieri di montagna dove mamme orse circolano, per chi abita nella zona, è sempre un atto di assunzione di conoscenza; spiace dirlo, ma la responsabilità è sempre nostra quando ci avventuriamo nei boschi e di questo dobbiamo prendere atto, con buona pace di tutti.
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