Papa Francesco, cosa è la polmonite bilaterale e come si cura. Pregliasco: “Il Pontefice è in una fase di passaggio verso il rischio di forme più gravi”
L’infezione polimicrobica che ha colpito il Papa si è trasformata, in base all’ultimo bollettino medico, in una polmonite bilaterale. In altre parole, entrambi i polmoni sono colpiti. Nelle forme più acute questa condizione può portare in breve tempo a un’insufficienza respiratoria grave. “La polmonite bilaterale è la complicanza più temuta perché interessa le basse vie respiratorie, riducendo la fondamentale capacità di scambio gassoso tra gli organi con possibili gravi conseguenze per il paziente – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Fabrizio Pregliasco, Direttore sanitario d’Azienda dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio – . In questi casi è necessario un ricovero di almeno due-tre settimane”.
Che cosa succede ai polmoni
Al termine dei bronchi, che trasportano fino ai polmoni l’aria introdotta tramite naso e bocca, si trovano piccole sacche piene di aria disposte a grappolo chiamate alveoli polmonari. Gli alveoli permettono lo scambio di gas tra aria e sangue (ossigenazione del sangue). Nella polmonite gli alveoli si infiammano e si riempiono di liquido, rendendo difficile la respirazione e impossibili gli scambi tra aria e sangue.
I sintomi
Come ci ricorda l’esperto, i sintomi più comuni sono molto vari. Si presentano sotto forma di tosse, tachicardia, febbre, stanchezza, sudorazione e brividi, perdita di appetito, dolori al petto, che peggiorano con la respirazione o per lo sforzo di tossire. Le persone più a rischio di ammalarsi sono quelle più fragili, come i neonati e bambini molto piccoli, fumatori, chi soffre di asma, di cuore o di fibrosi cistica. E appunto gli anziani o comunque le persone con il sistema immunitario indebolito.
Le cause
“Alla base della polmonite può esserci l’azione di un batterio, lo Streptococcus pneumoniae, (pneumococco) – continua Pregliasco. – Ma potrebbe essere causata anche dalla presenza di altri batteri come l’Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus aureus, la Legionella pneumophila. Per questo sono necessarie indagini di laboratorio per individuare l’antibiotico più mirato”.
Le terapie
“Nel caso di Papa Francesco, stando sempre ai comunicati diramati sul suo stato di salute, siamo già di fronte a problematiche respiratorie importanti per le quali i medici sono stati costretti a usare il cortisone – continua Pregliasco. Questo farmaco permette di ottenere una risposta terapeutica immediata, ma ha anche il limite di causare una riduzione della capacità di difesa immunitaria, facilitando la strada all’azione di altri batteri fino all’insorgenza di una polmonite bilaterale. Si agisce quindi con una terapia antibiotica per endovena e, nel caso di difficoltà respiratoria, si ricorre alla ventilazione meccanica”.
Possibili complicazioni
La polmonite bilaterale può diventare “la goccia che fa traboccare il vaso – sottolinea l’esperto. Di fatto, le complicazioni più comuni riguardano il rischio di setticemia, ossia quando i batteri responsabili riescono a passare nel sangue, causando un’infezione grave generalizzata a tutto l’organismo; una pleurite, che compare quando si infiamma la sottile membrana (pleura) che riveste i polmoni e la parete interna del torace e può determinare un’insufficienza respiratoria; ascesso polmonare, una complicazione rara della polmonite, che può insorgere nelle persone con altre malattie gravi. In altre parole, quello che sta avvenendo nel caso di Papa Francesco – conclude Pregliasco – è un passaggio intermedio verso il rischio di forme più gravi”.
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