Emanuela Orlandi, la rivelazione del fratello Pietro a Fedez: “La persona che ha interesse ad allontanare dalla verità è all’interno del Vaticano, coinvolte persone troppo in alto che non possono essere toccate”
Un episodio bollente l’ultimo di Pulp Podcast condotto da Fedez e Mr Marra, completamente dedicato al mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. In studio, insieme al fratello della cittadina vaticana rapita nel 1983, anche il reporter di inchiesta Alessandro Ambrosini e Francesca Immacolata Chaouqui, soprannominata “la papessa” condannata dalla giustizia vaticana nel 2016 per la fuga di documenti nell’ambito di Vatileaks. Sono emersi ultimi e preziosi tasselli sulla pista di Londra, che vedrebbe Emanuela rapita e portata a Londra nell’estate del 1983 su un volo dei servizi, secondo la testimonianza recente di un ex maresciallo dell’aeronautica che in quei giorni lavorava nella segreteria particolare del ministro della difesa Giovanni Spadolini.
“La persona che ha interesse ad allontanare dalla verità su Emanuela io penso sia all’interno del Vaticano perché lì dentro sono a conoscenza della verità. Evidentemente è molto pesante, ogni possibilità di allontanarla a loro fa comodo. Se dico questo è perché ci sono atteggiamenti e situazioni che mi autorizzano a farlo”, le parole di Pietro Orlandi. “Anche Capaldo pensa che la verità sia interna al Vaticano e che si fa di tutto per allontanare da quanto è successo a Emanuela, non potrà mai uscire perché coinvolge persone troppo in alto che non possono essere toccate. All’epoca erano oltre al Papa, il segretario di Stato Agostino Casaroli e il cardinale Ugo Poletti”. Giancarlo Capaldo, lo ricordiamo, è il magistrato che più a lungo ha indagato sulla vicenda, prima che l’inchiesta gli fosse tolta e venisse poi archiviata dal Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
Il ruolo del Vaticano e del Cardinale Re
“Per anni non ho mai pensato neanche minimamente che il Vaticano potesse aver avuto ruolo poi quando sono morti sia mio padre che Giovanni Paolo II mi sono sentito solo, e lì ho iniziato a cercare di capire”, ha dichiarato Pietro Orlandi. “Sono convinto che il cardinal Re sia a conoscenza di quanto è successo”, ha ribadito il fratello della cittadina vaticana scomparsa”. Anche la Chaouqui ha in parte confermato le sue parole: “Giovanni Battista Re oggi è il più anziano in Vaticano ed era Sostituto della Segreteria di Stato all’epoca dei fatti, gestiva la macchina organizzativa quando Emanuela è scomparsa. Quella gestione è stata sbagliata e fallimentare e ha portato ai dubbi che oggi si hanno sul Vaticano. 40 anni fa il Vaticano tutelava l’istituzione a prescindere dal fatto che avesse fatto qualcosa di giusto o sbagliato. Se sapevano qualcosa di Emanuela non le hanno dette”, ha dichiarato la donna. “All’epoca della scomparsa il Cardinale Re stava spesso a casa nostra, mia madre lo ricorda seduto in cucina che chiedeva di Emanuela, si informava. Nel 2010 Alì Agca mi invitò a parlare con Re, mi disse: lui è a conoscenza di tutto, vai da lui, può aiutarti. Io ci andai e Re mi ripose che “Di Emanuela Orlandi ricordo qualcosa perché ne lessi sul giornale”. Oggi sarebbe importante convocarlo in commissione, come sottolinea anche Fedez.
La pista di Londra
La pista di Londra, che vedrebbe Emanuela Orlandi prelevata e portata a Londra nell’estate del 1983 “Venne fuori per la prima volta – ha detto Pietro Orlandi – grazie a un personaggio legato al Sismi, tale Luigi Gastrini (‘Lupo solitario’ era il suo nome di copertura) che nel 2011 si fece avanti e disse che Emanuela era stata portata a Londra in un ospedale psichiatrico, mi raccontò anche di cose legate a Roberto Calvi. Gastrini venne ascoltato dalla procura di Bolzano perché A Roma non vollero ascoltarlo. Fu accusato di calunnia e scappò in Tunisia dove è morto lo scorso anno”. Sulla pista di Londra è intervenuto Ambrosini che sta indagando da anni su questo possibile scenario. “La pista inglese – le parole di Ambrosini – nasce ancora prima da una supposizione di Carlo Calvi, figlio del banchiere Roberto, che lega il caso di Emanuela a quella che oggi sappiamo con certezza sia stata un uccisione, l’esecuzione del padre (per cui fu inscenato un suicidio a Londra sul ponte dei frati neri, ndr). Questo suo collegamento era frutto di una ricerca di un’agenzia investigativa che lui aveva usato per indagare sull’uccisione del padre”. Poi sono arrivati i cinque fogli, pubblicati dal giornalista Emiliano Fittipaldi “che li ricevette da Monsignor Balda – a dichiararlo è la Chaoqui – che finse un furto alla cassetta di sicurezza degli affari economici del Vaticano”. E infine, a sostegno di questa pista, ci sono i documenti e la foto di una collanina di Emanuela di “questo personaggio – precisa Ambrosini – che è andato da Pietro e che dice di chiamarsi Vittorio Baioni ma non è lui, ne sono convinto”.
Il ruolo dei Nar e di Massimo Carminati
Tornando a Londra, secondo Ambrosini questo misterioso personaggio di cui sopra non ha scelto a caso né di chiamarsi Baioni né di aver detto tanto per che apparteneva ai Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari. Il suo intento era inviare un messaggio a chi poteva comprenderlo. “Lui cita anche Clapman Road che è citata anche nei 5 fogli. Dobbiamo calarci nella Londra degli anni Ottanta, precisamente siamo nel quartiere di Brixton”, dice Ambrosini. “Una zona non esattamente turistica o facilmente frequentabile, non c’era motivo per andarci, era una zona brutta. Questo personaggio che si spaccia per Baioni fa dei nomi precisi: Cristiano Fioravanti, Stefano Soderini (ex Nar, ndr). Non parliamo di rapinatori ma dei nuclei armati rivoluzionari. Un nucleo il loro segnato da poca politica ma da molta criminalità, legati a personaggi come Stefano Tiraboschi soprattutto Massimo Carminati. Ho vissuto certe situazioni – ci ha tenuto a specificare Ambrosini – e so che a Londra c’erano i Nar fuggiti dall’Italia, latitanti. Questo finto Baioni dice di essere stato per anni a Londra per seguire Emanuela e sarebbe stato pagato anche bene. Non per aver su di lei controllo diretto ma esterno. Doveva controllarla senza che lei lo sapesse, qualcuno aveva messo quell’uomo sul posto”.
Ma qual è il ruolo di Carminati in tutto questo scenario? “Carminati – ha dichiarato Ambrosini – era anche delfino di de Pedis e dei testaccini”. Enrico de Pedis, lo ricordiamo, è stato indagato da Capaldo che lo indicò come possibile organizzatore del sequestro di Emanuela Orlandi. E poi Ambrosini ha fatto riferimento a un episodio che ha fatto molto discutere, emerso tre anni fa ma che risale al 2009. “Quando nel 2009 ho “rubato” l’audio a un sodale di de Pedis, tale Marcello Neroni, in quell’audio lui mi ha dato delle risposte. Lui mi parlava di de Pedis che conosceva da tempo il segretario Casaroli, si erano incontrati nel carcere minorile. Mi disse di Emanuela e di questa sua relazione con Woytjla a cui Casaroli mise fine chiedendo a de Pedis di farla sparire. In questo audio secondo Neroni, Carminati aveva un doppio ruolo: membro dei Nar e della banda della Magliana”.
Il Vaticano oggi
Quello su Emanuela Orlandi, potrebbe essere un ricatto che si tramanda come un’eredità. Ma cosa avrebbe da perdere il Vaticano nel tenerlo all’oscuro? “La credibilità a livello mondiale”, secondo Pietro Orlandi. In chiusura, un appello a Papa Francesco è stato fatto da Fedez: “Papa Francesco invece di andare a farsi stendere il tappeto rosso da Fabio Fazio dicendo cose ovvie come che la guerra è brutta potrebbe iniziare a estirpare il marcio da casa sua prima che dal mondo. Sarebbe fantastico sentire due parole di Francesco su questa vicenda”.
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