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Infermiere in Germania: “Il mio stipendio impensabile in Italia. E dagli scioperi qui ottengono risultati”

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La paga è buona. E lo stile di vita – “normale” – gli permette di vivere da solo e di togliersi “qualche sfizio”, che in Italia non potrebbe permettersi. Andrea Di Riso, 37 anni, infermiere al reparto di cardiologia del Policlinico universitario di Colonia dal 2017, racconta la sua storia al fatto.it. “Qui mi trovo bene, conosco tante persone e i colleghi sono fantastici – dice al fatto.it -. Quella dell’infermiere non è certamente la professione più remunerativa, ma al momento non penso di tornare in Italia”. Al periodo di prova durato sei mesi è seguita subito l’assunzione con un contratto a tempo indeterminato. “Il periodo più difficile? Quello della pandemia da Covid-19”, continua. “Ho avuto ripensamenti sul tornare o meno. Alla fine, però, ho deciso di restare”.

Andrea viene da Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli. “Ho studiato infermieristica alla sede distaccata di Formia-Gaeta della Sapienza”, racconta, e alla fine del percorso universitario, “dopo qualche mese, ho trovato lavoro in una cooperativa di assistenza domiciliare”. Poi arriva la proposta: “Mi hanno fatto rimanere ma ho dovuto aprirmi la partita iva”. Passa qualche anno e “nonostante volessi tenermi stretto un lavoro che tutto sommato non mi dispiaceva, continuavo a farlo più per abitudine che per altro”. Senza contare lo stress dei turni: “Lavoravo sette giorni su sette, era molto pesante”. Allora ha deciso di trasferirsi all’estero, una prospettiva a cui pensava ancor prima di iniziare a studiare. “C’è stato un momento legato a difficoltà economiche e al blocco dei concorsi nella mia regione – continua – in cui mi sono convinto a partire”. Ma all’epoca, della Germania Andrea non sapeva nulla. A partire dal tedesco. Inizia la ricerca sul web, tra annunci e offerte di lavoro. Ed entra in contatto con un altro ragazzo, che come lui voleva trasferirsi là. Ma il primo ostacolo è la lingua. “Non la conoscevo e ho iniziato a prendere lezioni di tedesco privatamente – spiega – poi, dopo un anno, sono partito e nel dicembre 2016 ero a Colonia”.

Destinazione l’Uniklinik. “Mi ero già messo in contatto con l’azienda ospedaliera dell’Università e ho avuto la possibilità di ricevere informazioni su come funzionasse”, spiega Andrea. Il corso privato di tedesco è stato fondamentale: “Ci sono aziende qui che possono ‘vincolarti’ con contratti in cui ti viene offerto anche un corso di lingua – continua – e per questo motivo avendolo fatto precedentemente in Italia, mi sono potuto candidare direttamente”. All’inizio, il primo contratto, è stato da aiuto infermiere. “In Italia, corrisponderebbe alla figura di operatore sanitario”. E lì inizia il periodo di prova di sei mesi, con uno stipendio “intorno 1800 euro al mese”. Una cifra che “nel nostro Paese prende chi già lavora in terapia intensiva, almeno per quello che mi è stato detto da altri colleghi”. Alla fine dei sei mesi “mi hanno subito assunto con un contratto a tempo indeterminato”. Una situazione molto diversa da quello che accade in Italia, spiega Andrea: “È proprio nell’assunzione, forse, la grande differenza tra la Germania e il nostro Paese. Si tratta di un sistema principalmente privato dove personalmente, puoi muoverti, facendo colloqui direttamente con il tuo datore di lavoro che ti dà l’ok per iniziare a fare lo stage. Se gli piaci e ti vogliono, dopo la prova scatta subito l’assunzione”.

In Italia, il settore è pubblico e funziona con i concorsi. “L’ultimo che feci fu per due posti nell’Asl di Firenze e provincia. Eravamo 40mila persone e i posti disponibili erano solamente due”. Ma anche all’estero non sono mancate le difficoltà. “Ho vissuto e lavorato qui in piena pandemia e nel marzo 2020, ho iniziato nel reparto Covid dell’Uniklinik, che non è intensivo. Nonostante la situazione in Germania non sia stata così restrittiva rispetto all’emergenza sanitaria avuta in Italia – continua – è stato un periodo fatto di tanti pensieri. Mi mancava la mia famiglia, i miei amici e ammetto di aver pensato di tornare”. Alla fine, però, Andrea resta.

E facendo un confronto con le altre città tedesche, “Colonia non è sicuramente la città più cara della Germania – continua – per affitti e spese, ma se devo fare un paragone con l’Italia, la differenza negli stipendi è enorme”. Per quanto riguarda il ruolo da infermiere, “non si guadagna tantissimo, ma al di là della paga, noto molte altre differenze – continua – ad esempio, ho vissuto degli scioperi veri, durati anche dei mesi, per avere condizioni lavorative migliori e piccoli aumenti di stipendio”. Oggi, Andrea è in un reparto di medicina interna di cardiologia e quando aveva iniziato – ricorda – “un infermiere aveva 10 o 12 pazienti”. Poi con le agitazioni del personale sanitario, “oggi ne ha al massimo 8”. E nel caso ci siano giorni in cui si possano avere più pazienti, “il nuovo contratto prevede che ti vengano dati dei giorni liberi”.

Il suo ruolo però è molto delicato. In Italia, a volte, l’infermiere è anche vittima di aggressioni da parte di pazienti o familiari. “Storie del genere qui non le ho mai viste. Quello tedesco è un sistema diverso, con ruoli chiari”. Certo, “può succedere che si debba aspettare alcune ore per una radiografia, ma attacchi al personale sanitario non accadono”. Anzi, nel periodo della pandemia, “siamo stati molto aiutati, ogni giorno le persone applaudivano i professionisti sanitari che andavano a lavoro. Un gesto che ti dava molta fiducia”. “Avevo 30 anni quando mi sono trasferito e in questo momento non mi sento di tornare in Italia. Vivere fuori ti cambia tanto: quando torno a casa mi sento un turista, cosa che mi permette di apprezzare maggiormente le cose che prima davo per scontato”. Non solo. “Ne approfitto per trascorrere tempo con la mia famiglia e i miei amici”. Ma la Germania ha tanto da offrire: “Ci sono tante piccolezze che qui mi piacciono. Ad esempio, io amo i concerti e la musica e qui ne ho vissuti di assurdi”. Insomma, di tornare non se ne parla. “Per ora, qui, sto bene”.

L'articolo Infermiere in Germania: “Il mio stipendio impensabile in Italia. E dagli scioperi qui ottengono risultati” proviene da Il Fatto Quotidiano.