Austria, falliti di nuovo i colloqui per formare il governo: dialoghi interrotti tra ultradestra e Popolari. Rischio di un ritorno al voto
In Austria non nascerà nemmeno un governo di destra, almeno per il momento. Dopo il fallimento dei colloqui per la formazione di un esecutivo moderato guidato da Karl Nehammer, il 5 gennaio il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen aveva accettato le dimissioni del leader del Partito popolare austriaco (Övp) conferendo il nuovo incarico al leader dell’estrema destra di Fpö, Herbert Kickl. Missione, però, che è fallita di nuovo mercoledì, quando il leader ultranazionalista ha a sua volta rinunciato all’incarico dopo il fallimento dei colloqui tra il suo partito e proprio i conservatori del Övp.
“Nonostante le numerose concessioni, l’Övp non era disposto a scendere a compromessi decisivi”, si legge nella lettera che Kickl ha inviato a Van der Bellen per annunciare la sua decisione. Nella missiva si ribadisce l’accusa secondo cui il Partito Popolare volesse parlare prima di tutto di incarichi e solo successivamente negoziare i contenuti: “Per questo motivo oggi, 12 febbraio 2025, rinuncio al mandato di formare un governo. Non compio questo passo senza rammarico”. La formazione di centro-destra ha replicato sostenendo che l’ultradestra doveva essere considerata responsabile dell’esito fallimentare delle trattative, affermando di aver lavorato intensamente nelle ultime settimane per formare un governo di centro-destra per l’Austria “con l’obiettivo di aumentare il benessere dei cittadini e di consentire una ripresa economica, di garantire la sicurezza e di contrastare l’immigrazione clandestina“, ha affermato il segretario generale Alexander Proell. “La nascita del governo è fallita a causa della corsa al potere e della mancanza di compromessi da parte di Herbert Kickl che è rimasto bloccato nel ruolo di politico di opposizione e non è mai entrato in quello di capo del governo”, ha poi aggiunto.
Una crisi politica così grave in Austria è un caso quasi unico, tanto che adesso, con un’impasse apparentemente impossibile da sciogliere, la prospettiva di nuove elezioni si fa sempre più concreta. Toccherà al presidente della Repubblica decidere il da farsi, ma senza un cambio degli equilibri in Parlamento Vienna rischia di rimanere per troppo tempo senza una guida.
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