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Cosa Nostra: il blitz di Palermo e il blitz nel mondo

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L’imponente blitz antimafia di Palermo merita qualche sottolineatura e un paio di riflessioni che vanno al di là di quel che è accaduto all’alba a Palermo.

Intanto va detto che mentre governo e maggioranza tentano di picconare pesantemente la magistratura, fino a ridurne pericolosamente ruolo e lavoro, ci sono magistrati, i più, che continuano a lavorare, fedeli al loro ruolo: fare fronte all’illegalità e al crimine, difendere legge e convivenza civili avendo come stella polare la Costituzione.

In Sicilia, sul fronte della lotta alla mafia, non c’era un blitz di queste proporzioni da metà degli anni Ottanta. Era la notte di San Michele.

Decenni dopo, da quel Palazzo di Giustizia che fu lo spazio dell’impegno quotidiano di tanti magistrati violentemente fermati da Cosa nostra & C., il lavoro di Maurizio di Lucia e di Marzia Sabella ha confermato che la mafia è un mostro capace di risorgere quando hai pensato di averlo seppellito.

Il sistema e il modello sono quelli che conosciamo, un pò di restyling, si è alzato il livello di comunicazione tra capi, e tra capi e gregari, per andare oltre telefono e messaggistica.

Affari e delitti corrono in chat criptate, contando sul fatto che la giustizia resti attardata.

Il più delle volte sarà capitato che scarcerazione di boss e sistema carcerario colabrodo, in aggiunta al tanto denaro per poter comprare tecnici e tecnologie, oltre che utili disponibilità, abbia avuto la meglio su Investigatori e magistrati.

Il capitolo delle complicità è altro, e la vicenda Messina Denaro ci ha detto tanto, e tant’altro ci potrebbe dire ancora.

Ma questa volta ha avuto la meglio la giustizia, grazie al lavoro degli investigatori, delle centinaia di uomini che questa mattina sono stati messi in campo, grazie ai magistrati, i tanto vituperati magistrati.

Dicevamo, Maurizio de Lucia e Marzia Sabella.

Lei è il magistrato che si è fatta carico dell’accusa a Matteo Salvini per quello che aveva fatto nel Mediterraneo, contro i migranti.

Prima ancora, unica donna nel gruppo di magistrati che sono arrivati a catturare Bernardo Provenzano.

L’impegno di Marzia Sabella è totale, esemplare: il lavoro al Palazzo di Giustizia, l’impegno costante per educarci e informarci sul dietro le quinte di mafia, sulle donne da questa parte e da quella parte della barricata mafia, con libri e con eventi teatrali.

Dicevamo di un paio di considerazioni da farsi, al di là del blitz.

Le cronache dal mondo, così incredibili da apparire la sceneggiatura di un film tipo “Dottor Stranamore”, ci raccontano di un mondo che sta assumendo il modello Cosa nostra nel governo dello stesso mondo.

Si picconano trattati e organismi sovranazionali, si disprezzano apertamente i magistrati delle corti internazionali, si impone la legge del sopruso.

È entrata in vigore la legge delle leggi, la prepotenza.

Un paio di boss si spartiscono il mondo, abbattono libertà e sovranità, lo fanno a fette: questa è cosa mia, questa la prendi tu.

Io mi prendo Canada, Groenlandia, non pago Panama, e taccia pure, altrimenti mi prendo il Canale.

Per l’Europa ci pensa l’amico Musk, un po’ alla volta ce la pappiamo.

Anche quella deve essere cosa nostra.

Con l’Italia è stato facile, facile.

Lavoreremo ai fianchi Germania e Inghilterra, alla fine, sarà bottino pieno.

Zitti e mosca, modello padrino.

A proposito di Mosca: tu vuoi quattro regioni ucraine?

Perché solo 4, pensavo che potresti prendere tutta l’Ucraina.

Cosa mia, cosa tua, Cosa nostra.

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