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Jannik Sinner, il doping e lo strano caso dell'allenatore Darren Cahill

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La tennista Simona Halep ha annunciato il suo ritiro. Per l'ex numero uno al mondo è tempo di posare la racchetta. Dopo la sconfitta avvenuta ieri con l’italiana Sofia Bronzetti, scoppia in lacrime: “Non so se è tristezza o gioia, ma provo entrambe le emozioni in questo momento”, ha dichiarato davanti al suo pubblico a Cluj, in Romania. “Il mio corpo non riesce più a tornare a livello di prima. Ecco perché ho deciso di giocare davanti a voi e salutarvi sula campo da tennis”. La tennista romena non ha però rimpianti: “Sono diventata la più forte , ho vinto i Grandi Slam, ho realizzato tutto ciò che ho sempre voluto”, ha concluso con la voce rotta dall’emozione. Eppure, la vita non è stata tutta in discesa per lei. Come una pallina che si infrange sulla rete. La Halep lo sa bene. Così dopo la vittoria al Rolland- Garros e a Wimbledon, nel 2022 la campionessa viene sospesa. Il motivo?

È risultata positiva al Roxadust, un farmaco per l’anemia proibito agli Us Open. Nel 2023 arriverà un secondo reato di doping e la punizione a stare lontana dal campo di gioco per almeno quattro anni, poi ridotta a nove mesi. Ma a difenderla ci penserà l’uomo che l’aveva portata all’apice del successo. Darren Cahill, uno degli allenatori più vincenti di sempre: “L’onestà è sempre stata la sua forza e insieme la sua debolezza più grande. Ora comincia la partita più dura della sua vita. Ma credo in lei, l’ho sempre fatto”. Il coach affida i suoi pensieri a Instagram. Era l’ottobre del 2022. In quel periodo Cahilll stava già lavorando con Jannik Sinner. Il resto è storia. Ma quanto è strana la vita a volte? Cahill non fa in tempo a vedere tornare la sua ex pupilla in campo che il fantasma del doping è lì ad aspettarlo. Un po' come la nuvola di Fantozzi. Pronta a colpire i suoi talentuosi allievi. Ora è il turno del gioiello altoatesino.

Per Jannik inizierà tutto il 10 marzo 2024 dopo un test al torneo di Indian Wells. Subito la brutta sorpresa: il tennista italiano è risultato positivo al clostebol, uno steroide anabolizzante vietato. Poi arriverà un second test il 18 marzo. All’orizzonte quattro anni di squalifica. La colpa ricadrà su Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, membri dello staff di Sinner. Avevano utilizzato lo spray Trofodermin, contenente la sostanza dopante, per curare delle ferite del campione. Ma ecco la leggerezza: i trattamenti vengono eseguiti senza guanti, così da permettere la contaminazione. E nel giorno di Ferragosto arriva la sentenza del Tribunale indipendente del tennis. Sinner viene assolto. Ma la vicenda ancora non è giunta a conclusione. L’agenzia mondiale antidoping Wado non ci sta e presenta il ricorso. L’obiettivo? Far sospendere il campione italiano almeno per un anno. Quello che viene contestato a Sinner non è la mala fede ma la negligenza. Insomma, “ogni atleta deve essere responsabile anche dei suoi collaboratori”, come ha sentenziato l’avvocato Angelo Cascella, esperto di diritto sportivo ed ex giudice del Tas di Losanna. E proprio nella cittadina svizzera ci sarà la prossima udienza, fissata per il 16-17 aprile. A difendere Sinner ci pensa anche Mats Wilander, l’ex numero uno al mondo che nel 1995 venne trovato positivo alla cocaina. “Oggi un giocatore non dovrebbe andare neanche al ristorante, perché c’è la possibilità che nel cibo vi sia qualcosa di contaminato” afferma al Corriere dello Sport. Bisognerà restare ancora per un po’ con il fiato sospeso.