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Da “governo estraneo” a “era pericoloso”, fino a “è una scelta politica”. Tutte le versioni del centrodestra sul caso Almasri

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Tre giorni, tanto durano i fatti che riguardano l’arresto, il rilascio e il rimpatrio del carceriere libico noto come Almasri. Il mandato è di sabato 18 gennaio. L’indomani, l’arresto e la richiesta di convalida alla magistratura. Che, nonostante i solleciti, non riceve indicazioni dal governo e quindi rilascia Almasri, martedì 21, agevolando l’immediata “espulsione per motivi di sicurezza dello Stato”. Mercoledì 22, l’Aia spiega che, una volta catturato Almasri, “su richiesta delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto dell’indagato”. Arresto la cui richiesta, aggiunge l’Aja, “è stata preceduta da consultazioni e coordinamenti preventivi con ciascuno Stato”. Stando al comunicato della Corte penale internazionale, il ministro della Giustizia ha saputo tutto per tempo. Così fosse, a impedire la convalida dell’arresto agevolando l’espulsione su un volo di Stato, sarebbe stata una precisa scelta politica. Governo e maggioranza, invece, negano e continueranno così per giorni. Salvo poi rivedere la strategia comunicativa, oltre a prendersela con la magistratura che, dirà Giorgia Meloni, “vuole governare”. In attesa di sapere finalmente quale versione daranno Nordio e Piantedosi mercoledì in Parlamento, ecco le parole della maggioranza rilanciate dalle agenzie di stampa nelle ultime due settimane.

21 Gennaio, 16:03 – Dopo tre giorni di silenziosa inerzia, esce una nota del ministero della Giustizia: “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della ‘Cpi’ al Procuratore generale di Roma”.

21 Gennaio, 20:08 – Quattro ore dopo la nota di Nordio, l’Ansa batte “Scarcerato il libico che era stato arrestato a Torino”. In realtà, a quell’ora Almasri è già in volo verso Tripoli, da più di un’ora, a bordo di un jet dei servizi.

22 Gennaio, 16:41 – Le opposizioni vanno all’attacco. Per le voci della maggioranza bisognerà aspettare quasi un giorno intero. A spiegare cosa è successo ci pensa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Se ci sono dei vizi nell’applicazione delle norme, i provvedimenti non possono essere applicati”. Tradotto, ci sono stati “errori da parte di chi doveva parlare con il ministro della Giustizia”. Un’ora dopo, il senatore di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli, segretario della Commissione Giustizia, la dice dritta: “Il governo è estraneo al rilascio di Almasri”. Ricorda “ai signori dell’opposizione che la Costituzione sancisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e che dunque il Governo non ha avuto alcun ruolo nella procedura di rilascio”. E infine insinua: “Come mai la Corte Penale Internazionale abbia mostrato tanta solerzia nel richiedere l’arresto soltanto quando Almasri ha lasciato la Germania per giungere in Italia”?

23 Gennaio, 15:05 – All’ordine del giorno c’è il comunicato dell’Aja, uscito la sera prima, che chiarisce tempi e modi del mandato d’arresto e chiede spiegazioni al governo italiano. Ci pensa ancora Tajani: “L’Aja non è il verbo, non è la bocca della verità. Si possono avere opinioni diverse”. E assicura: “Siamo un Paese sovrano e facciamo la nostra politica”.

23 Gennaio, 15:55Matteo Piantedosi risponde al question time in Senato: “A seguito della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico era ‘a piede libero’ in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato”. Insomma, mentre Nordio ancora valutava le carte, Piantedosi le aveva lette, capite e tradotte nella “la misura più appropriata”, l’espulsione con volo di Stato.

23 Gennaio, 17:41 – Tra i parlamentari di Fratelli d’Italia c’è ancora confusione, tanto che si fatica riconoscerli: “In Italia le sentenze della Magistratura si rispettano. È questa la base del nostro ordinamento giuridico e su questo non ci sono dubbi né discussioni, l’indipendenza e l’autonomia della magistratura non possono essere a corrente alternata”, dichiara la capogruppo di Fdi in commissione Giustizia, Carolina Varchi, un’ora dopo Piantedosi. Che un istante dopo, però, annuncia di aver “depositato un’interrogazione urgente per fare piena luce sull’atteggiamento della Corte Penale Internazionale nei confronti dell’Italia e in particolare sulla tempistica con cui è stato richiesto il provvedimento di cattura”. Parole ripetute nelle stesse ore da altri suoi colleghi, come un sol uomo contro la Corte dell’Aja: “Perché non lo hanno arrestato quando era in Germania? Era in Europa dal 6 gennaio, è inquietante”, tuona il vice capogruppo di FdI alla Camera, Manlio Messina.

27 Gennaio, 12:35 – A una settimana dal rilascio, il presidente della commissione Affari Costituzionali, il senatore di FdI Alberto Balboni spiega che “il corto circuito è stato all’origine, quando la polizia giudiziaria non ha avvertito preventivamente il ministro Nordio, l’unico che poteva disporre l’autorizzazione a questa misura”. Un vizio rimediabile, almeno stando alla Procura generale della Corte d’appello di Roma che infatti, l’indomani dell’arresto, sollecitarà il ministro a a comunicare le sue richieste in merito, senza però ricevere risposta. Poco importa: Balboni aggiunge che “gli atti sono arrivati al ministro Nordio il giorno 21, quando la scarcerazione era già stata disposta dalla Corte d’Appello autonomamente perché mancava un requisito”. La Corte d’appello, proprio nell’ordinanza di rilascio, ha scritto che la comunicazione dell’arresto è arrivata domenica 19 anche al ministero della Giustizia.

28 Gennaio, 17:45 – La difficoltà è evidente, ma per fortuna, in seguito a una denuncia dell’avvocato ed ex senatore Luigi Li Gotti, la Procura di Roma iscrive Meloni, Nordio, Piantedosi e il sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano nel registro degli indagati per favoreggiamento di Almasri e peculato. La dinamica arresto-rilascio-rimpatrio passa in secondo piano: si torna al caro, vecchio scontro con la magistratura. Ad aprire le danze è la stessa Giorgia Meloni in un video. A ruota, il capogruppo di FdI alla Camera, Galeazzo Bignami: “Giudici politicizzati vogliono intimidire chi fa riforme, impedire la riforma della giustizia”. Almasri chi? ”

29 Gennaio, 19:39 – Il responsabile organizzazione di Fdi (e vicepresidente del Copasir) Giovanni Donzelli riassume ogni punto: “Quello della procura non è un atto dovuto, è un atto voluto. Ma noi portiamo la riforma della giustizia”. Incalzato da qualche domanda, torna a dire che no, “non è stato il governo a scarcerare questa persona, è stata la Corte d’Appello: in Italia c’è la separazione dei poteri e noi rispettiamo la separazione dei poteri”. Ma c’è rilascio e rilascio e quello dei migranti dai centri in Albania, disposto dalla stessa Corte d’appello di Roma a pochi giorni dalla scarcerazione di Almasri, restituirà alla maggioranza le solite parole d’ordine: “Nei giorni scorsi qualcuno mi ha criticato perché ho definito ‘eversiva’ la magistratura italiana. Accetto le critiche. La definizione è stata riduttiva. Le cose stanno ben peggio”, dichiara lo stesso giorno il senatore di FI Maurizio Gasparri. Ma, gli fa eco un altro senatore di FI, Raffaele De Rosa, “il golpe rosso non avrà vita lunga”. Tornando ad Almasri, Donzelli conclude: “Nordio cosa poteva fare? Non poteva fare altro perché la Corte Penale Internazionale non gli ha mandato i documenti”. Quelli che Piantedosi ha dichiarato di aver ricevuto, tanto da poterli valutare e decidere per l’immediata espulsione.

30 Gennaio, 20:19 – Si allinea anche Tajani: “Ho parlato di giustizia a orologeria perché la decisione” del procuratore Lo Voi “di iscrivere nel registro speciale degli indagati presso dei tribunale dei ministri” alcuni membri del governo “è avvenuto guarda caso il giorno prima dell’intervento in aula del ministro Nordio e Piantedeosi per raccontare quello che era successo”. E infatti Nordio e Piantedosi decidono di non andare in Parlamento e nel frattempo, insieme a Meloni, si prendono un avvocato, la senatrice leghista Giulia Bongiorno. Ma nel frattempo FdI ha proposto un sondaggio alla propria base. C’è pure il caso Almasri, ma la domanda non è “sicurezza di Stato o favoreggiamento”. La questione è la premier indagata e per rispondere si può scegliere tra “era un atto dovuto” oppure “è un’intromissione indebita nelle scelte del governo”, oltre a “non so” e “altro”. In serata il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo sostiene che “il governo abbia fatto bene a fare quello che ha fatto perché se la conseguenza dell’arresto era poi, nei prossimi giorni, l’arrivo di 500mila immigrati, evitare l’ondata dei migranti è ragion di Stato”.

31 Gennaio, 08:32 – Intervistato dal Fatto, Tajani torna sul buco di 48 ore prima del rimpatrio di Almasri, sul silenzio di Nordio, e la risolve così: “E’ arrivato un documento di 40 pagine con le accuse in inglese, da tradurre: non è così semplice”. A trarre altre conclusioni ci pensa Fabrizio Cicchitto, intervistato da Quotidiano Nazionale: “Meloni ha sbagliato a non mettere subito il segreto di Stato sulla vicenda. Purtroppo l’Italia non ha una presenza militare in Libia, ma abbiamo una fortissima presenza dell’Eni, ci sono molti italiani che vivono e lavorano lì e ci sono i barconi che partono per arrivare da noi”. E conclude: “Parliamoci chiaro: è una fortuna che il governo l’abbia riacchiappato e rimandato lì”.

01 Febbraio, 11:57 – Anche i sospetti sull’operato della Corte penale assumono connotati diversi e si comincia a sostenere la necessità di scelte discrezionali, come quella che Nordio avrebbe voluto fare ma, sostiene ancora la maggioranza, non ha potuto. Galeazzo Bignami: “Per esempio, se Netanyhau decide di condurre dialoghi di pace a Roma, secondo la Corte penale internazionale, senza una valutazione preventiva del ministro della Giustizia dovrebbe essere arrestato. È una valutazione che inevitabilmente attinge anche a elementi – parlo di Netanyhau – di carattere politico e che lo statuto della Corte penale internazionale demanda ai governi, non alla magistratura che ha scarcerato Almasri”. Più semplicemente, Gasparri spiega che “il governo si è occupato di sicurezza del Paese”.

03 Febbraio, 18:41 – “Iscrivere mezzo governo sul registro degli indagati per la vicenda Almasri è ridicolo. Parliamo di un atto politico, di una decisione politica, una scelta che dunque non dovrebbe essere giudicata dalla magistratura ma dagli elettori. È ridicolo aver trasformato tutto questo in un procedimento penale”, è ormai il tempo di dichiarare e a farlo è il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia Matilde Siracusano.

04 Febbraio, 10:39 – “La questione Almasri è chiara: il ministro dell’Interno ha agito sulla base di valutazioni relative alla sicurezza nazionale, ritenendo che Almasri rappresentasse una minaccia. Questa decisione, presa nell’interesse del Paese, è stata comunicata dal ministro Piantedosi al Parlamento in risposta a un’interrogazione, sottolineando che le motivazioni di sicurezza non sono sindacabili. L’opposizione può ovviamente criticare, ma le motivazioni e i passaggi decisionali sono stati chiaramente esposti”. Lo ha dichiarato Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia.

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