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L’interesse delle banche italiane nel settore bellico

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Relazioni “tossiche”: quelle tra le banche italiane e l’industria bellica. 

A darne conto, con la consueta perizia documentale, è Rete italiana pace e disarmo (Ripd).

Patto di ferro

Annota Ripd: “L’aggressione russa all’Ucraina ha spinto, anche in Italia, a una corsa globale agli armamenti. Nel 2024, la spesa militare globale ha raggiunto i 2.443 miliardi di dollari, segnando un nuovo record in un contesto di crescente instabilità geopolitica. Dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022, l’Ue e i suoi Stati membri hanno mobilitato 124 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, una cifra significativa rispetto agli investimenti previsti per il Green New Deal. Pur non potendo contare su un esercito comune, l’Unione Europea sta destinando sempre più̀ risorse al settore militare, sostenendo in particolare le imprese del comparto. Come evidenziato nel documento di Mario Draghi sul “Futuro della competitività europea”, questa tendenza è destinata a rafforzarsi nei prossimi anni, spesso a discapito di investimenti in settori più̀ performanti e sostenibili o attraverso il ricorso al debito sovrano.

L’aumento delle spese militari a livello globale accresce l’interesse anche delle banche italiane nel settore bellico, rendendo necessario un monitoraggio attento e costante. Diventerà sempre più̀ importante registrare, misurare e valutare il coinvolgimento effettivo delle banche, anche italiane, nel comparto militare, utilizzando strumenti di analisi e monitoraggio mirati.

ZeroArmi promuove la trasparenza nel settore finanziario, analizzando e rendendo pubbliche le relazioni tra banche italiane e industria bellica. Questo strumento consente alle persone risparmiatrici di acquisire maggiore consapevolezza sull’utilizzo dei propri fondi e stimola le banche ad adottare politiche più̀ chiare e responsabili in relazione al finanziamento dell’industria delle armi.

ZeroArmi rappresenta un nuovo strumento di misurazione e valutazione, per la prima volta in Italia e in Europa, del coinvolgimento delle banche nel settore degli armamenti, anche attraverso un dialogo costruttivo con gli istituti bancari analizzati.

Il progetto, frutto della collaborazione tra Fondazione Finanza Etica   e Rete Italiana Pace e Disarmo, si inserisce in un contesto in cui le banche giocano un ruolo strategico nel sostenere – o limitare – i settori più̀ sensibili dell’economia. Questa iniziativa nasce in un momento in cui la trasparenza finanziaria è messa a rischio dalla proposta di revisione della Legge 185/1990, attualmente in discussione.

 Tale revisione potrebbe ridurre l’obbligo per le banche di rendere pubbliche le operazioni legate all’export di armi, ostacolando ulteriormente la capacità di cittadini e cittadine e organizzazioni di monitorare l’impatto del settore finanziario e delle scelte di risparmio delle persone e delle organizzazioni sull’industria bellica.

ZeroArmi diventa quindi uno strumento essenziale per colmare questo vuoto, garantendo alle persone risparmiatrici e alle realtà della società civile un mezzo per valutare e monitorare l’esposizione bancaria complessiva al settore degli armamenti.

ZeroArmi valuta il coinvolgimento delle banche attraverso una matrice di indicatori che considerano finanziamenti diretti, partecipazioni azionarie e supporto logistico all’export di armamenti. In questa prima edizione, l’analisi non prende in considerazione i fondi propri e di terzi collocati dalle banche prese in esame. La valutazione copre le nove principali banche italiane per flusso di cassa nel 2021. Al campione sono stati aggiunti il Gruppo Banca Etica, i gruppi bancari cooperativi ICCREA Banca e Cassa Centrale Banca, per la loro affinità con il modello operativo di Banca Etica, Banca Popolare di Sondrio, socia di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica.

I risultati rivelano differenze significative: Banca Etica registra un coinvolgimento nullo, mentre altri istituti mostrano livelli variabili di interazione con l’industria bellica. In particolare, Intesa Sanpaolo e Unicredit risultano più̀ esposte, con un punteggio che riflette un coinvolgimento significativo.

ZeroArmi si propone di diventare uno strumento stabile di monitoraggio, promuovendo la trasparenza e stimolando il dibattito pubblico sul coinvolgimento delle banche nell’industria bellica. Il progetto ha favorito una maggiore chiarezza sulle pratiche degli istituti bancari italiani. Il confronto aperto e costruttivo con le banche analizzate ha permesso di perfezionare la metodologia e di ottenere dati utili per rafforzare le future edizioni, favorendo un dialogo continuo e consapevole tra risparmiatori e risparmiatrici, istituti di credito e società civile.


 La valutazione delle banche attraverso la matrice di ZeroArmi assegna punteggi in un intervallo da 0 a 75, suddiviso in fasce di 5 punti. Questa suddivisione consente di classificare il livello di coinvolgimento delle banche nel settore degli armamenti con precisione e linearità. Le banche con 0-5 punti mostrano un coinvolgimento nullo o minimo; tra 20 e 40 punti il coinvolgimento è moderato, mentre oltre i 40 diventa significativo. Sopra i 60 punti si registra un coinvolgimento pieno nel comparto militare.

Banca Etica si conferma l’unico istituto con un coinvolgimento nullo nel settore militare. Cassa Centrale Banca, BPER, Banco BPM e Cassa Depositi e Prestiti mostrano un coinvolgimento minimo, con punteggi tra 10 e 20, attribuibili alla loro storia, a scelte strategiche recenti e alla disponibilità a confrontarsi con ZeroArmi. La seconda fascia di coinvolgimento moderato (20-40 punti) è leggermente più̀ numerosa: Banca Mediolanum e Crédit Agricole si posizionano nella parte bassa, mentre Mediobanca, ICCREA, di natura più̀ tradizionale ma con strategie operative diverse, si collocano nella seconda metà; Banca Popolare di Sondrio si trova nella parte alta di questa fascia. Infine, le due banche tradizionali con il maggiore flusso di cassa, Intesa Sanpaolo e Unicredit, si posizionano all’interno della terza fascia (40-60)a conferma del loro storico ruolo di protagoniste strutturali nel settore, con un coinvolgimento significativo.

La matrice valutativa sviluppata da ZeroArmi ha permesso di delineare con maggiore precisione il livello di coinvolgimento delle banche nel settore militare, superando le precedenti analisi frammentarie e binarie, che tendevano a semplificare eccessivamente la realtà. Questo approccio ha consentito di differenziare meglio i comportamenti degli istituti e di offrire una visione più̀ articolata e realistica del fenomeno. Pur essendo ancora in fase di affinamento, la metodologia ha già dimostrato la sua efficacia nel fornire una mappatura dettagliata delle scelte finanziarie nel comparto militare. Senza uno strumento di valutazione ampio e strutturato, sarebbe difficile distinguere tra gli istituti in base al loro grado di coinvolgimento nell’industria bellica.

Un altro elemento significativo emerso dall’esperienza di ZeroArmi è che le banche che hanno scelto di interagire in modo trasparente con il modello hanno in molti casi migliorato il loro posizionamento rispetto alla valutazione iniziale, basata esclusivamente su dati disponibili pubblicamente. Questo dimostra come un confronto aperto possa favorire maggiore trasparenza e consapevolezza sulle scelte strategiche nel settore finanziario. Infine, il modello di ZeroArmi è stato concepito con una prospettiva di crescita, sia geografica – includendo in futuro anche istituti non italiani – sia tipologica, estendendo l’analisi a operatori finanziari oltre il settore bancario”.

ZeroArmi, un modello da sostenere.

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