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Così il ‘sistema Gravina’ domina il calcio italiano: rieletto per la terza volta, il presidente Figc è sempre più potente

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Più colleziona fallimenti, più prende voti. Più scandali e inchieste indeboliscono la sua credibilità, più lui si rafforza. Gabriele Gravina era e rimane il numero 1 del calcio italiano. Il mondo del pallone lo ha scelto un’altra volta, nonostante tutto, praticamente all’unanimità: è stato rieletto presidente della Figc per la terza volta consecutiva con addirittura il 98% dei voti. Il risultato era scontato: Gravina si presentava all’assemblea elettiva da candidato unico, indicato da tutte le componenti tranne giusto la Serie A che comunque ha dato la sua benedizione indiretta. La sorpresa, il paradosso di queste inutili elezioni è che oggi, dopo sette anni di nulla assoluto sul piano delle riforme, dopo due figuracce epocali della nazionale (la mancata qualificazione ai Mondiali 2022, la disfatta a Euro 2024) che avrebbero indotto chiunque alle dimissioni, dopo un’inchiesta in cui è indagato per autoriciclaggio e rischia il processo, Gravina è ancora più potente di ieri. Perché non soltanto è riuscito a difendere la sua poltrona e quella degli alleati che gliela garantiscono. Ha persino esteso la sua influenza, che ormai è totale sul mondo del pallone.

Il “sistema Gravina” si fonda su una serie di capibastone che controllano le componenti numericamente più pesanti, a partire dall’impero dei Dilettanti, dove dopo aver fatto fuori il suo ultimo vero rivale, Cosimo Sibilia, il n.1 federale ha piazzato l’eterno Giancarlo Abete. Poi c’è la Serie C, il feudo da cui proviene, affidato al giornalista Matteo Marani, altro uomo di fiducia. Infine, calciatori e allenatori, cioè Umberto Calcagno (che è anche vicepresidente Figc) e Renzo Ulivieri, due vecchi sindacati che non sono più nemmeno in grado di fare gli interessi della propria categoria ma contribuiscono a mantenere l’ordine costituito. Contando sul loro appoggio incondizionato (e non proprio disinteressato: tutti hanno il loro tornaconto dalla Federazione), Gravina è riuscito a passare indenne le ultime tempeste, compresa l’invasione della politica con l’emendamento Mulè che doveva scardinare questi equilibri e invece è stato assorbito senza ripercussioni. E dopo la difesa, Gravina è passato al contrattacco.

Nelle elezioni di avvicinamento al voto odierno, tutte le componenti hanno scelto il “partito” del presidente. Non solo quelle appena citate che storicamente rappresentavano la sua maggioranza e non sono mai state davvero in discussione. Anche quelle in bilico, o addirittura contrarie, si sono votate alla sua causa. In Serie B, al posto di Mauro Balata che nell’ultimo periodo aveva rotto completamente con la Federazione, è stato eletto Paolo Bedin, storico braccio destro di Andrea Abodi, gradito anche a Gravina che così si è riguadagnato il favore del ministro. Tra gli arbitri ha vinto Antonio Zappi, che è un indipendente ma contava sull’appoggio del presidente uscente Pacifici e del designatore Rocchi, i due alfieri di Gravina fra i fischietti, ed è sicuramente più bendisposto di Alfredo Trentalange, che dalla Figc era stato cacciato con la scusa dello scandalo D’Onofrio e meditava rivalsa. Persino la Serie A, che a un certo punto sembrava davvero sulle barricate, ha scaricato l’ex presidente Lorenzo Casini per nominare il commercialista Ezio Maria Simonelli, l’uomo delle big, il quale non perde occasione per ribadire la sintonia con la Federazione.

Le elezioni si sono celebrate in uno stucchevole clima di “volemose bene”, in cui sono stati dimenticati tutti i problemi che affliggono il calcio italiano, di cui la gestione Gravina (che è in carica dal 2018) è quantomeno complice, se non proprio artefice. L’opposizione non esiste più. Claudio Lotito è finito ai margini, non si è nemmeno candidato in consiglio (probabilmente perché sapeva che non sarebbe stato eletto); per la prima volta dopo 16 anni non avrà un incarico federale, al suo posto ci saranno Beppe Marotta e Francesco Calvo (oltre all’avvocato dell’Udinese, Stefano Campoccia), cioè Inter e Juventus, unite nella nuova pax federale in cui i grandi club si sono ripresi il potere. L’intera Serie A – ma vale un po’ per tutto il mondo del pallone – si è schierata contro la coppia LotitoDe Laurentiis, stanca delle solite manovre (fra cui rientra anche l’inchiesta sulla compravendita di libri, al netto del merito della vicenda), ricompattandosi attorno a Gravina, che così ha compiuto il suo capolavoro politico. Queste elezioni certificano che lui è il presidente che il calcio italiano vuole. Ed evidentemente si merita.

X: @lVendemiale

L'articolo Così il ‘sistema Gravina’ domina il calcio italiano: rieletto per la terza volta, il presidente Figc è sempre più potente proviene da Il Fatto Quotidiano.