Voghera, le motivazioni della sentenza: «Il concorso di Asm manipolato e pressioni dai vertici aziendali»
PAVIA. Il concorso per l’assunzione di 13 impiegati tecnico amministrativi in Asm Vendita e servizi, bandito nel 2019, «fu manipolato» per «pressioni esercitate» dagli allora vertici dell’azienda. Pressioni «inequivocabili», che per i giudici sono state dimostrate dalle numerose intercettazioni telefoniche, intercorse anche con politici dell’epoca, e dalle testimonianze di alcuni componenti della commissione giudicatrice. Sono queste le motivazioni, depositate nei giorni scorsi, con cui il collegio dei giudici presieduto dalla magistrata Elena Stoppini, aveva condannato a ottobre dello scorso anno, al termine del processo sulla Concorsopoli vogherese, l’ex presidente di Asm Vendita e Servizi, Monica Sissinio, e l’allora vice presidente Laura Anselmi, a due anni e 10 mesi di pena. Era stata condannata anche, a sei mesi, Laura Quaini, commercialista di Pavia e componente di quella commissione (che, scrivono i giudici, «ha avuto un ruolo marginale nell’intera vicenda») e assolto Michele Roberto Chiappa, che fu assunto come direttore operativo in Asm Ves attraverso uno dei concorsi contestati.
Il concorso contestato0
Le condanne erano scattate per le accuse di induzione indebita a dare o promettere utilità e per falso, in relazione al concorso per 13 impiegati tecnico-amministrativi: l’ex presidente e l’ex vice presidente, secondo l’impianto dell’accusa, avevano sollecitato la commissione giudicatrice a rivedere la posizione di due candidati, vicini a esponenti politici, che erano risultati idonei ma non vincitori all’esame orale.
Sia nel processo che dopo la sentenza le due imputate avevano ripetuto la stessa versione: «Nessuna pressione per favorire un candidato, se qualche esponente politico si è mosso lo ha fatto in autonomia, non ne sapevamo nulla».
«Motivi irrilevanti»
Ma i giudici del tribunale di Pavia, nella motivazione del verdetto, ritengono «irrilevanti i motivi che hanno portato» le due imputate a intervenire sulla procedura del concorso».
Poco importante, quindi, che i motivi fossero per «compiacere il politico locale» o per «il personale convincimento che alcuni dipendenti interinali meritassero di essere stabilizzati a discapito di altri concorrenti».
Le intercettazioni
Per i giudici, si legge in sentenza, sia le intercettazioni telefoniche che le testimonianze acquisite nel corso delle indagini e del processo «hanno provato che vi fu un intervento specifico del presidente e del vice presidente» su quel concorso.
E questo, per i giudici, ha creato un danno: «Ciò che rileva – si legge ancora nel documento – è che ci sia stata una innegabile lesione dell’interesse pubblico che ogni procedura concorsuale è destinata a soddisfare: la selezione dei più capaci, sulla base di criteri di merito, a presidio delle esigenze di imparzialità dell’azione amministrativa».
Ora non resta che fare appello: l’avvocato di Sissinio e Anselmi, Luca Angeleri, lo ha già annunciato.