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Thiago Motta, i play off di Champions League sono un'occasione sprecata

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Le voci di un avvicinamento informale della Juventus al tecnico spagnolo Xavi, ex Barcellona in questo momento senza panchina, sono state respinte con sdegno a Torino. In maniera non ufficiale, ma quanto basta per contestualizzare qualche chiacchierata che può essere intercorsa della normale attività di aggiornamento sul mercato allenatori. Allarme rientrato, dunque, ma questo non significa che la seconda parte della stagione di Thiago Motta alla Juventus parte con gli stessi presupposti dei primi sei mesi.

I risultati che faticano ad arrivare, la rincorsa alla zona Champions League più affannosa del previsto, qualche asperità di carattere e emersa nel rapporto con lo spogliatoio e una certa rigidità nelle scelte di campo sono le critiche mosse universalmente a Thiago Motta. Il quale, con il passare delle settimane, ha inserito nelle sue risposte i tanti infortuni patiti e l’età media giovane della squadra che gli è stata consegnata in estate, quasi alla ricerca di qualche attenuante, se non alibi, per il decollo non verticale del suo progetto.

Thiago Motta non rischia la sua panchina e nelle intenzioni della Juventus non succederà nulla nemmeno nel caso, sarebbe un disastro per i conti della società, di mancata qualificazione alla prossima Champions League. È blindato dal contratto triennale e dalla suggestione del nuovo progetto che lo lega a Cristiano Giuntoli, le cui sessioni di mercato vanno allo stesso modo analizzate con freddezza per capire cosa tenere e cosa buttare via.

È innegabile, però, che la posizione dell’allenatore arrivato dal Bologna dei miracoli sia un po’ meno salda rispetto all’autunno lasciato alle spalle. Non tutto è piaciuto del suo modo di approcciare al mondo Juventus, a partire dalla comunicazione e dalla difficoltà ad immedesimarsi in un ambiente che vive storicamente solo per la vittoria. L’addio di capitan Danilo, il richiamo ai “progetti fantasiosi” e ai valori traditi, ha aperto uno squarcio sulla doppia anima della Juve attuale. Thiago Motta non è l’unico interprete, ma è quello che deve mettere a terra (in campo) le idee degli altri e trasmettere speranze ed emozioni a un popolo che lo ha accolto come innovatore.

Non ci è riuscito, almeno fin qui. La contestazione strisciante verso la nuova Juve è uno dei pericoli che i bianconeri non possono correre da qui a giugno. Ecco perché, senza arrivare a mettere in discussione la sua posizione sulla panchina, Thiago Motta per primo è chiamato a rispondere e a cominciare a fare sintesi dei lavori iniziati nel luglio scorso. Il clima da laboratorio perenne non ha più alcun senso di esistere: si gioca per vincere, fare punti, conquistare obiettivi.

A questo proposito, anche il passaggio ai play-off della Champions League può essere eletto in due modi. È certamente un traguardo parziale raggiunto, ma anche un’occasione sprecata. La Juventus ha avuto in sorte nella prima fase del nuovo format otto avversarie delle quali nessuna, a 90 minuti dalla fine, qualificata direttamente agli ottavi di finale e ben due facenti parte delle 12 eliminate da tutto. Si poteva fare meglio, insomma. Inter, Milan e Atalanta hanno avuto ad esempio una strada molto più complicata eppure sono lì a giocarsi il pass tra le più forti a differenza dei bianconeri.

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