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SINNER DOES IT BETTER! Semplicemente superiore: spazza via Zverev e vince ancora gli Australian Open!

Jannik Sinner, per la seconda volta consecutiva, è campione degli Australian Open. Anche il 2025, dopo il 2024, è suo. Stavolta non c’è bisogno della rimonta come un anno fa, ma mette perfettamente in chiaro chi è il numero 1 del mondo. Alexander Zverev, il numero 2, è battuto 6-3 7-6(4) 6-3 in 2 ore e 42 minuti, per quella che è la terza affermazione a livello Slam del classe 2001 di Sesto Pusteria, che aggiorna tutta una serie di statistiche e primati in un 26 gennaio indimenticabile. Un altro trionfo, proprio nel giorno dell’Australia Day, con il quale può ricevere dalle mani del mitico John Newcombe il Norman Brookes Trophy.

Sinner risulta glaciale nei suoi primi due turni di battuta, e nel quarto game è lui ad avere le prime due palle break del match giocando con ottima intensità. Zverev, però, fa ricorso alla prima che diventa un’arma di salvataggio per il 2-2. Jannik regge un game non facile per andare sul 3-2, ma in generale il tedesco prova a metterlo più in difficoltà in questa fase. Sul 4-3, però, è ancora Sinner a salire sullo 0-30 e poi, sul 15-30, difende tutto e passa in lungolinea per altre due palle break. Di nuovo Zverev non trema e si salva con la prima (nonché, in un caso, con la seconda-bomba che a volte utilizza). Stavolta però si va in lotta, arriva un gran passante lungolinea in corsa di rovescio per la terza chance, in cui il difficilissimo recupero di dritto dell’azzurro non resta in campo. La quarta occasione è quella buona: il tedesco va avventatamente a rete, Jannik gioca una palla incontrollabile ed è 5-3. Servono dei punti straordinari al numero 1 del mondo per arrivare a tre set point. Chiusura come aveva iniziato: ace nel primo punto, ace nell’ultimo, 46 minuti e 6-3.

Dopo un paio di game tutto sommato interlocutori, è il capoclassifica ATP il primo a prendersi una chance da 0-30 sull’1-1. La sfortuna in forma di nastro colpisce Jannik in quel momento, ma a Zverev va ancora peggio: doppio fallo, 15-40. Il nativo di Amburgo trova prima, dritto e difficile smash per salvare una palla break, di nuovo campo preso fin dall’inizio sulla seconda. E il nastro chiude anche il game, perché toglie a Sinner il passante incrociato da vicino per rientrarvi. Una mezza occasione l’azzurro ce l’ha anche sul 3-3, quando sul 30-30 ha un dritto dal centro interessante: gioca sul rovescio di Zverev, ma la palla corta è un po’ troppo alta e lunga e il numero 2 ATP chiude facilmente di rovescio. Proprio questo colpo aiuta in maniera maggiore il tedesco, la qual cosa lo aiuta in più di un momento. Per Sinner, sul 4-5, arrivano però i guai: un paio di errori pesanti ed è 0-30. Jannik, però, ha buon gioco con prima e dritto per evitare problemi. Anche sul 5-6 le cose si fanno difficili (e la prima abbandona l’azzurro), ma sul 30-30 è il numero 1 del mondo a vincere lo scambio più bello del match, vissuto quasi in apnea fino al rovescio vincente, dopo il quale si abbandona a una posa calma, ma potente, stile Federer. Si alza il livello, Zverev trova le righe, Sinner no: minibreak, 1-2. Al tedesco, però, la voce “dritto” in questa fase non piace: ne sbaglia due, e così è vantaggio per Jannik. Il quale, però, dopo uno scambio lungo restituisce: 3-3. Sul 4-4 il nastro stavolta dice sì all’azzurro, ed è un minibreak che gli diventa importante. Sfruttamento: perfetto. Prima imprendibile: 6-4. Prima e dritto sulla mezza riga: 7-4. Due set a zero, e Zverev sbatte una racchetta sopra un’altra per la frustrazione.

Per il ventisettenne di Amburgo il contraccolpo del parziale perso si sente eccome, ma, bene o male, riesce a tenere al servizio anche se il fastidio dato a Sinner ora è piuttosto relativo. Le difficoltà di Zverev si notano tutte soprattutto in un dettaglio importante: i suoni emessi durante lo scambio, che si alzano progressivamente di tonalità. Sinner trova con un paio di suoi errori, sul 3-2, lo 0-30, e poi con il dritto in rete arrivano due ulteriori palle break, di enorme importanza. Il tedesco è abbandonato dalla prima, Jannik cerca spesso di partire da lontano nello scambio (una tattica alla base del 15-40), ed alla seconda chance il dritto del numero 1 del mondo si rivela letale: 4-2. Qualche difficoltà per convertire il break però c’è, perché servono i vantaggi in un settimo gioco non semplice da leggere. Risoluzione: ace, prima non controllabile. 5-2. E, sul 5-3, bastano pochi minuti per chiuderla. E in stile: palla corta e passante di rovescio con Zverev a rete, dove non può fare niente.

Con la forza dell’84% dei punti vinti sulla prima, con la forza del 32-27 tra vincenti ed errori gratuiti (25-40 Zverev), Sinner diventa il terzo uomo in Era Open ad aver vinto una finale Slam senza concedere neppure una palla break: i precedenti sono quelli di Roger Federer (Wimbledon 2003, con Philippoussis) e Rafael Nadal (Roland Garros 2017, con Wawrinka). Oramai non ci sono più italiani che, in singolare, hanno vinto tanto quanto lui nei quattro tornei maggiori, ma il confronto non è più interno al nostro Paese. Lo è nella storia.