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Giovani inseguiti a morte da un lato, criminali impuniti dall’altro: ora non osate parlare di scudo penale

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di Fabio Grasso

E’ una bilancia che, dal punto della giustizia e del diritto, più basati sul buon senso che non su cavilli di carattere burocratico o procedurale, non solo pende dalla parte sbagliata ma proprio non sta in piedi. Da una parte due giovani in fuga su una moto, tallonati a morte da tre (3) pattuglie dei carabinieri, in un inseguimento legittimo e corretto ma infruttuoso, per un finale tragico e inutile. Dall’altra, un criminale accertato, di spessore mondiale, prima arrestato e poi rilasciato, accompagnato, con tutti gli onori, a casa, dove lo attende una festa popolare con fuochi d’artificio.

In mezzo, i governi e i cittadini italiani, gli uni fautori dei più misteriosi e controversi fatti di cronaca passati e presenti, gli altri passivi spettatori, indolenti, assonnati, anestetizzati, imbambolati in tante distrazioni futili che non siano fare la guardia attiva a poteri che trovano, anche loro, quasi sempre, occasione di farla franca.

Corre Fares, veloce e testardo; impaurito, preoccupato di poter essere acciuffato, processato, condannato. Non è ancora nella modalità “tanto non potete farmi niente”, di moda per tanti altri ladruncoli e delinquenti, di cui sono piene le cronache recenti, che di polizia e carabinieri se ne fanno un baffo, sapendo di rimanere impuniti. Conserva ancora un timore per la pubblica sicurezza. Oppure è convinto che tanto non lo prenderanno. Ma fugge, fugge via sempre più veloce. Timore o sfida?

Passeggia Almasri, criminale di tutt’altro calibro e, proprio per questo, ancora più consapevole del “non potete farmi niente”, sicuro del fatto di farla franca e di poter continuare a perpetrare crimini. Indisturbato.

Per alcuni commentatori, a conoscenza di essere ricercato, per altri ben informato, dato che un figuro di questo calibro ha a sua volta tutti gli informatori che vuole. In viaggio in Europa e poi in Italia, allo stadio, come un qualsiasi altro cittadino in vena di svago, distrazione. In modalità “vacanza”. Giovani manganellati a sangue e inseguiti a morte da una parte. Criminali tra i più abbietti, impuniti, dall’altra. Non in fuga ma accompagnati alla fuga.

Sentite lo stridore di questo contrasto che meriterebbe sollevazioni popolari, proteste in piazza pacifiche, scioperi di folle oceaniche. Nel frattempo, chi governa approfitta della vostra indolenza e snoda e riannoda il bandolo della matassa della Giustizia come più gli aggrada e conviene.

E se questo criminale, un giorno, in mancanza di regole e leggi rispettate dai governi, fosse ucciso da un comune passante di strada, che avesse subito torture indicibili e che si dichiarasse un terrorista, lo definireste tale? Il sedicente terrorista agirebbe per vendetta o per colmare uno Stato di diritto che non viene applicato? Caso limite, lo so, a cui non si deve ricorrere perché violento. Ma è per spiegare meglio con un esempio forte. Sapete benissimo, infatti, che i terroristi rivolgono le loro violenze verso civili indifesi e quasi mai verso governanti e criminali, lor pari. Come chi subisce violenze, ingiustificate e terribili, difficilmente pratica la strada della vendetta.

Ma il punto è che, proprio ad evitare simili violenze, perpetrate e restituite, avremmo istituito, nei Paesi civili e democratici, come il nostro e altri, lo Stato di diritto. Dovrebbe valere sempre, sia per ladruncoli e scippatori come per criminali e governanti di alto rango.

Che non vi venga più in mente di parlare di scudi penali o depenalizzazioni per Voi o la pubblica sicurezza. Dopo ciò che è successo, la vergogna dovrebbe soltanto ammutolirvi.

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