Monte dei Paschi di Siena tenta la scalata a Mediobanca: “Volgiamo creare il terzo polo bancario”
Monte Paschi di Siena ha presentato un’offerta pubblica di scambio totalitaria per Mediobanca. Un affondo che segna un nuovo capitolo, forse il più importante, nella stagione del risiko bancario, che vede attive Banco Bpm, impegnato nell’opa su Anima e a sua volta destinatario dell’offerta ostile di Unicredit. Il Consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., conclusosi giovedì sera sotto la presidenza dell’avvocato Nicola Maione, ha approvato il lancio di un’offerta pubblica di scambio (Ops) volontaria su tutte le azioni ordinarie di Mediobanca – Banca di Credito Finanziario Società per Azioni. L’Ops valuta Piazzetta Cuccia 13,3 miliardi di euro e offre un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura di Borsa di giovedì. Mps, si legge in una nota, offre 23 azioni per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione. Sulla base del prezzo ufficiale delle azioni di Mps rilevato alla chiusura del 23 gennaio 2025, pari a 6,9531 euro, il corrispettivo esprime una valorizzazione di 15,992 euro per ogni azione Mediobanca, con un premio del 5,03% sulla chiusura di giovedì di Piazzetta Cuccia. Ad apertura di Borsa dopo il lancio dell’offerta Mps cede il 9% a 6,34 euro. Piazzetta Cuccia, ivnece, resta positiva e guadagna il 2,81% a 15,72 euro.
Dall’unione tra Mps e Mediobanca “nasce un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano, che si posiziona al terzo posto nei segmenti chiave, con una forte complementarità di prodotti e servizi e caratterizzato da un business mix altamente diversificato e resiliente, con rilevanti sinergie industriali”: lo dichiara Mps nella nota che annuncia il lancio dell’offerta. “Il nuovo gruppo proteggerà e favorirà lo sviluppo dei due già forti brand Mps e Mediobanca, preservandone il posizionamento e le competenze uniche e consentendo alle famiglie e alle imprese italiane di accedere a una piattaforma di servizi bancari più ampia e integrata“, si legge ancora. L’Offerta pubblica di scambio non è stata concordata tra le parti e sarà quindi considerata di natura ostile: secondo fonti finanziarie, il Consiglio di amministrazione di Mediobanca dovrebbe riunirsi nei prossimi giorni per valutare la situazione. Intanto
I principali azionisti di Siena, che capitalizza 8,8 miliardi di euro, sono il Tesoro (11,7%), Delfin (9,9%) e Caltagirone (5%). Prendere il controllo di Mediobanca, che a Piazza Affari vale 12,7 miliardi, porterebbe a una integrazione tra una banca commerciale tradizionale e una banca d’investimento con attività nell’asset management e nel credito al consumo ma soprattutto avrebbe inevitabili ricadute sul controllo delle Generali. Mediobanca, infatti, è il principale azionista del Leone di Trieste, con il 13% del capitale, di cui sono soci – da alcuni anni su posizioni opposte a Piazzetta Cuccia – anche Delfin (9,9%) e Caltagirone (6,9%). La holding della famiglia Del Vecchio e il gruppo dell’imprenditore romano sono anche i due principali azionisti di Mediobanca, di cui detengono, rispettivamente, il 19,8% e il 7,8% del capitale. E appare improbabile che possano non sostenere l’operazione del Monte, nel cui consiglio di amministrazione hanno fatto recentemente ingresso con propri rappresentanti.
L’ad di Mps Luigi Lovaglio aveva prospettato al Mef, primo azionista dell’istituto, l’operazione su Mediobanca già alla fine del 2022. È lo stesso Lovaglio a rivelarlo nella conference call secondo cui “il 16 dicembre 2022, dopo aver completato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi (cui partecipò anche il Mef ndr) incontrai il ministro dell’economia (Giorgetti, ndr) e presentati 3 opzioni: continuare da soli, fare un’operazione fra pari e un’operazione con Mediobanca. Ora – ha concluso – è giunto il momento”. Un’operazione su Mediobanca potrebbe rivoluzionare gli assetti finanziari italiani, spostando gli equilibri del controllo delle Generali proprio mentre il Leone è impegnato dell’integrazione con Natixis – avversata da Delfin e Caltagirone ma oggetto di attenzione anche da parte della politica – e alla vigilia dell’assemblea che in primavera dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione della compagnia triestina, in quella che si prospetta come una riedizione dello scontro tra Mediobanca e i due suoi principali azionisti.
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