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Case e ospedali di comunità dell’Asl/To4, confermati gli interventi

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IVREA. «Tutti gli interventi per case di comunità e ospedali di comunità saranno portati a termine. Dovremo correre, ma il nostro impegno sarà massimo. Sono tutti confermati, nessuno è a rischio e c’è il pieno sostegno della Regione». Luigi Vercellino, direttore generale Asl/To4, spiega di aver voluto fare il punto con la Regione sui lavori finanziati dal Pnrr per le 10 case di comunità (poco meno di 18 milioni di euro) e i 3 ospedali di comunità (8 milioni e mezzo).

Questo non significa che non ci siano ritardi e difficoltà. Ci sono eccome. A Castellamonte, la sospensione dei lavori si chiama amianto, presente nell’edificio dell’ex ospedale. «Dobbiamo procedere alla bonifica – dice Vercellino – e non sappiamo al momento quali saranno i tempi. Su Castellamonte siamo pronti a chiedere una proroga». Gli altri cantieri affidati, invece, dovranno procedere rapidi, per completare il tutto entro la primavera del 2026. L’Asl/To4 intende potenziare l’ufficio tecnico interno, in modo da poter seguire puntualmente le ditte nell’esecuzione dei lavori. Tra le situazioni più problematiche, si registra anche quella legata alla casa della comunità a Caluso, dove è stato necessario un aggiornamento progettuale sul tetto in seguito a una richiesta di approfondimento della soprintendenza.

Su Crescentino, dove anche si è verificato un problema sempre legato a osservazioni della sovrintendenza sull’edificio e qui Vercellino ha sottolineato come anche la Regione ritenga sia una struttura strategica che sarà comunque finanziata. A Ivrea, ospedale di comunità e casa di comunità avranno sede nello stesso edificio ovvero l’ex poliambulatorio di corso Nigra e rientra tra quelli dove, per stare nei tempi, si dovrà correre.

Sono invece tutte realizzate le centrali operative territoriali a Ciriè, Chivasso, Castellamonte, Ivrea e Settimo Torinese, per le quali sono stati spesi 889 mila euro del Pnrr. «Ora dobbiamo capire come portarle a regime – spiega Vercellino – perché il tema è come riempire di contenuti e calare nelle nostre realtà questi investimenti. Le centrali operative territoriali devono diventare i registi della presa in carico della cronicità. Azienda zero sta predisponendo un software unico per tutta la regione. E istituiremo un tavolo di lavoro interno all’azienda con diverse professionalità per mettere a punto i percorsi della presa in carico secondo un modello operativo. Probabilmente partiremo in via sperimentale con un progetto pilota in un distretto per estendere agli altri perché va tenuto conto delle diverse specificità territoriali». Il punto sottolineato dal direttore in modo chiaro è che, comunque, il modello erogativo dei servizi «non parte dagli edifici, ma dalla risposta a bisogni analizzati».

Vercellino sta lavorando anche all’individuazione delle figure richieste dall’assessore regionale Federico Riboldi. «Ci sarà una persona punto di riferimento per ciascun ospedale e struttura di grandi dimensioni – sottolinea – che si occuperà di rilevare problematiche legate al decoro e ai sistemi organizzativi. Abbiamo fatto una riunione proprio mercoledì con personale interno e dai prossimi giorni ci saranno i primi nominativi». Sulla figura del direttore socio-sanitario voluto da Riboldi ,come già accade in altri Regioni, invece, si attendono alcune indicazioni normative. Il direttore socio-sanitario sarà in capo alla direzione strategica e si occuperà del coordinamento dei servizi territoriali.