Da Sinner a Djokovic: quando il Medical Time Out è la svolta di una partita. Necessità o strategia? Cosa dice il (vago) regolamento
“È durato circa 10 minuti, forse anche di più, ed è stato un po’ brutale nel mezzo del set. In quel momento avevo un bello slancio. Finché non ha chiesto il medical time-out, è stata davvero una battaglia, ma il break è durato troppo a lungo”. Holger Rune, non ci sta. Agli ottavi di finale degli Australian Open 2025 il danese è stato eliminato da Jannik Sinner al termine di un match che a detta sua ha subito un brusco cambio d’inerzia quando l’altoatesino ha chiesto l’intervento del suo staff medico a causa di un malore. Ma non è capitato solo all”italiano. Anche Novak Djokovic, durante il quarto di finale vinto contro Carlos Alcaraz, ha richiesto l’Mto per un apparente infortunio. Il serbo era in svantaggio per 4-5 nel primo set e non stava mostrando una grande condizione fisica: compassato, poco fluido nei movimenti. Insomma, non il solito Djokovic. Dopo l’intervento medico, il campione serbo ha perso il primo parziale, ma poi ha cominciato la sua rimonta che lo ha portato all’ennesimo capolavoro. Djokovic ha avuto modo di rielaborare una nuova strategia che gli ha permesso di superare lo spagnolo sul piano tecnico, tattico e perfino psicologico.
Sui social già si è scatenata la polemica: “Pura strategia!”. Anche il leggendario John McEnroe dagli studi di ESPN si è espresso a riguardo: “Non è la prima volta che vediamo una cosa simile. Non fatevi ingannare“. L‘anno scorso, sempre durante gli Australian Open, l’ex tennista John Alexander aveva commentato alla ABC un altro Mto richiesto proprio da Djokovic quando sfidò Lehecka: “Quando i giocatori approfittano così spesso di queste regole e soprattutto le usano palesemente a scopo strategico per avere un vantaggio tattico sul loro avversario, queste regole devono essere esaminate un po’ più a fondo”. Ma quindi, cosa dice il regolamento sull’utilizzo dei medical time-out?
Il principio fondamentale è che la chiamata del fisioterapista non può mai essere negata, in quanto solo costui può determinare se la patologia per la quale viene richiesto l’intervento sia trattabile o meno (con le relative conseguenze), se sia una semplice condizione di crampi o no. Riguardo al tempo massimo che si può impiegare, il regolamento resta vago e varia molto in relazione all’accaduto: una caduta può portare il fisioterapista a intervenire nell’arco di 3 minuti, mentre per un caso di sanguinamento si può arrivare anche a superare i 15 minuti. I crampi menzionati in precedenza, rappresentano la problematica fisica più comune e anche quella più facilmente risolvibile. Anche qui però, non mancano esempi che hanno suscitato una marea di polemiche.
Ricordate cosa successe nella semifinale del Roland Garros del 2023? Djokovic eliminò Alcaraz (sì, ancora loro due) sommerso dai fischi del campo centrale. Lo spagnolo aveva appena portato il match sull’1-1, ma all’improvviso dei crampi lo costrinsero a fermarsi. Però, sul punteggio di 1 game a testa nel terzo set, la Giudice di sedia assegnò il successivo al serbo portandolo sul parziale 2-1. Il pubblico insorse, ma il regolamento sul Mto per crampi è chiaro: si può richiedere solo al cambio di cambio o all’interruzione del set e, in caso di necessità, il giocatore è costretto a interrompere il gioco. Alcaraz si giocò così il jolly, non riuscendo più a stare in campo prima del trattamento del medico. Il regolamento è quindi piuttosto chiaro in alcuni punti sulla questione, molto meno in altri. Sarà forse il caso che qualcuno intervenga per mettere a tacere ogni tipo di discussione?
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