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La rivincita di Trump e il braccio teso di Musk: il potere digitale supera tutti gli altri

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Alla Nazione giura fedeltà il sovrano e al sovrano giurano fedeltà i suoi vassalli, alleati antichi o nemici riappacificati. La restaurazione del (ri)neopresidente Trump passa anche da momenti allegorici, come il braccio teso di Musk, come l’ossequio dei signori della Silicon Valley, venuti in corteo fino a Washington. È la rivincita del vecchio re, che fu bandito dai social dopo l’assalto di Capitol Hill; è la pubblica ammenda dei baroni big tech, che al pericolo di veder decapitati i propri latifondi hanno preferito una piccola gogna e un discreto tributo, finanziando la cerimonia stessa e gli sfarzi della corte.

E hai voglia povero popolo a schernire (sulle sue stesse piattaforme) Zuckerberg, ex paladino delle minoranze riconvertito in boia di assorbenti, tanto la regola è sempre la stessa: per essere potenti bisogna sedere alla tavola del re. Credere che gli ideali vengano prima del profitto è roba da medioevo. Pensare ancora che la tecnologia ci renderà più liberi è una chimera.

Eppure anche questa volta Trump, il più innovatore tra i conservatori, un passo avanti l’ha fatto: per primo ha sancito come i poteri economico, commerciale, industriale e militare siano stati superati da quello digitale, che è l’insieme di tutti gli altri. A rendere l’America grande di nuovo dovranno pensarci Musk e cavalleria; scudieri di aziende nate in garage e ora salite sugli scranni d’onore, dove sedevano i generali, i miti dell’industria e le leggende dell’export relegati file dietro, tra gli influencer. La loro è una ricchezza innovativa e latifondista insieme, con il popolo che per la prima volta non ha bisogno del grano ma è il grano. La raccolta dei dati è il nuovo raccolto.

Conosco una storia che spiega bene questo principio.

Un tizio affitta una villa di lusso all’amministratore di una grande azienda digitale americana, e nota che i due figli adolescenti non usano tablet o smartphone; per loro solo libri e taccuini. “Ma voi, niente device?” “No, la tecnologia è per i poveri.” Come il cibo spazzatura, come la tv trash. E sapete dove ho sentito questa storia? Su Instagram, opera di Giorgio Bianchi. Sarà vera? Non posso saperlo, come tutto ciò che è online. Il suo principio, però, quello sì, è vero. Il rapporto “Digital 2024” di We Are Social afferma che chi è più povero è più connesso: si trascorre più tempo su internet nei Paesi meno sviluppati, stanno più sui social le classi meno abbienti. In Italia? In media 6 ore al giorno online pro-capite, di cui circa 2 sui social. “Non ho mai tempo” è la frase ricorrente di un’epoca – nuovo medioevo? – che ha scelto come parola dell’anno “brain rot”, ovvero “il deterioramento mentale dovuto al consumo eccessivo di contenuti banali online.”

Un deterioramento studiato a tavolino, necessario a tenere saldo il sistema feudale, ogni casta al suo posto. Basta solo un esempio, grosso come un castello eppure sfuggito (oscurato) a molti: in Romania la Corte Costituzionale ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali dopo aver provato che gli algoritmi di TikTok avevano favorito la circolazione dei post di un candidato e limitato quelli degli avversari.

Sappiamo allora che i colossi tech guardano solo al profitto, che i contenuti social deteriorano la nostra mente, che il mondo digitale influenza le nostre idee: ma allora dov’è l’incantesimo? Perché gli dedichiamo così tanto tempo?

Perché i social sono il labirinto dove ci sentiamo liberi; la bolla dove rimbalzano tutte le idee e i loro contrari senza essere capaci di uscirne; il solo sistema con cui critichiamo il sistema. Mai finora la pubblica piazza era stata privata.

Chiudere gli account e andarsene? In un mondo iperconnesso si può fare ma non si può fare. Più giusto, più faticoso e responsabile, sforzarsi di mantenere il controllo. Di cosa si pubblica e di cosa si legge, dei dati che si cedono con una semplice spunta di accettazione, del nostro tempo. E magari posare sto ca*zo di smartphone e prendere libri e taccuini, come due ragazzini in vacanza.

L'articolo La rivincita di Trump e il braccio teso di Musk: il potere digitale supera tutti gli altri proviene da Il Fatto Quotidiano.