Setchu a Pitti 107 trasforma un origami in arte da indossare
Un'ode magistrale alla sintesi culturale e alla trasformazione sartoriale. In un panorama dove il dialogo tra Oriente e Occidente rischia spesso di tradursi in cliché, Setchu si erge come un laboratorio di equilibrio e di innovazione, capace di tradurre l’essenza delle due tradizioni in un linguaggio estetico che unisce semplicità, multifunzionalità e una sofisticata audacia.
Ogni collezione di Kuwata prende vita da un foglio di carta origami, e questa stagione non ha fatto eccezione: il quadrato, piegato, frammentato e riassemblato, è diventato il principio organizzatore non solo delle forme, ma anche delle possibilità d’uso. Cappotti che si accorciano, frac le cui code si piegano all’interno, blazer con pannelli estensibili: ogni capo sembra disegnato non per essere semplicemente indossato, ma per interagire con chi lo porta, invitandolo a reinventare continuamente il proprio stile.
La palette cromatica, ridotta a tonalità essenziali come il nero, il bianco e il grigio, evoca immagini di giornali stampati e schermi televisivi in bianco e nero, un richiamo alla memoria collettiva che però non scade nella nostalgia. Al contrario, questa riduzione cromatica enfatizza le texture e le pieghe, con materiali che spaziano dal tartan grigio e nero — che diventa quasi un sigillo di stagione — a uno straordinario jacquard policromo in seta ispirato allo stile kimono. Quest’ultimo, impreziosito da una rilettura omoerotica del Tale of Genji e dai dettagli audaci dei polpi dai manga erotici giapponesi, sfida le convenzioni e introduce una nota di sottile provocazione che dialoga con la tradizione senza rinnegarla.
Lo show stesso ha seguito il ritmo di una giornata, passando dal mattino al pomeriggio, con momenti iconici scanditi da tre pezzi bespoke sviluppati da Davies & Sons, la più antica sartoria di Savile Row. Un tight, un blazer doppiopetto blu con bottoni dorati e un frac sono stati reinterpretati attraverso le pieghe origami tipiche di Setchu, dimostrando come la tradizione sartoriale occidentale possa essere riformulata attraverso la lente dell’arte giapponese del piegare.
Ma la vera forza di questa collezione risiede nella sua capacità di essere insieme giocosa e ponderata, in una visione che non si limita a ridurre, ma che distilla l’essenziale per moltiplicare le possibilità. Questa tensione creativa è diventata palpabile nella presentazione successiva, dove il mondo di Setchu si è svelato nei dettagli: diciannove vetrine rivestite di tatami, disposte come un cerchio di haiku, hanno esposto con poetica precisione elementi che spaziano dalla pesca – una passione personale di Kuwata – alla piegatura origami applicata non solo ai capi, ma anche a oggetti come guanti e tovaglioli.
In un’epoca in cui il confine tra innovazione e tradizione si fa sempre più labile, SETCHU riesce a incarnare un ideale di atemporalità che non rinuncia al gioco né alla sperimentazione. La collezione FW25 non è solo un esercizio sartoriale, ma un manifesto di come la riduzione, se portata all’estremo della sensibilità e dell’ingegno, possa aprire a infinite possibilità.