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Pnrr, disastro asili. L’Ufficio di bilancio: “Speso solo il 25% delle risorse, sostanziale ritardo. Rischiamo di mancare l’obiettivo”

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Solo ieri uno studio indipendente sull’industria a zero emissioni commissionato dalla Commissione europea, richiamando un’analisi dell’Ocse, ha evidenziato che “i ritardi nell’implementazione del Pnrr causano rischi” per la crescita italiana. Abbastanza per innervosire il governo Meloni e costringere l’esecutivo Ue, in cui ora siede l’ex ministro Raffaele Fitto, a precisare che “l’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nell’attuazione del piano ed è anche il primo ad aver fatto richiesta per la sesta e settima tranche“. Ora è l’Ufficio parlamentare di bilancio a evidenziare i problemi sostanziali di uno dei progetti più corposi, quello per la realizzazione di asili nido e scuole dell’infanzia. “La spesa sostenuta al 9 dicembre 2024 per la realizzazione delle opere appare in sostanziale ritardo rispetto a quanto indicato nel cronoprogramma finanziario”, è la conclusione del focus. “Permangono forti incertezze sul conseguimento dell’obiettivo sia in termini quantitativi (150.480 nuovi posti da realizzare) sia temporali (giugno 2026)”. Non solo: se anche tutto andrà per il meglio, molti dei Comuni che erano privi di asili quando ha preso le mosse il Next generation Eu si ritroveranno senza anche a fine piano. Un clamoroso insuccesso per la misura che avrebbe dovuto contrastare il declino demografico e la povertà educativa e aumentare l’occupazione femminile.

Partiamo dal principio. Sul fronte dei servizi all’infanzia il piano ha registrato fin dall’inizio vari intoppi e ritardi a causa di bandi malscritti e scarsa partecipazione degli enti che più avrebbero avuto bisogno d potenziare l’offerta. Nel 2023 l’esecutivo ha rimodulato il documento riducendo da 264mila a 150mila i nuovi posti nei servizi educativi per la fascia 0-6 anni e da 4,6 a 3,2 miliardi le risorse europee da impiegare, garantendo che i progetti esclusi sarebbero stati finanziati con soldi nazionali. Poi nel Piano strutturale di bilancio, dove il completamento di quegli investimenti è inserito tra le riforme che consentono di spalmare su sette anni l’aggiustamento dei conti pubblici, ha ridotto le ambizioni accontentandosi di garantire (peraltro entro il 2027) un posto in asilo ad “almeno il 15% dei bambini sotto i 3 anni a livello regionale” a fronte di un obiettivo europeo nel frattempo salito al 45%.

In concreto cos’è stato fatto, al netto delle varie modifiche dei criteri di allocazione? L’organismo indipendente che verifica le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica rileva che “secondo il cronoprogramma finanziario a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi” ma “al 9 dicembre 2024 ne risultano effettivamente utilizzati circa la metà, 816,7 milioni, il 25,2 per cento del totale delle risorse finanziarie del PNRR (3,24 miliardi). I restanti 2,4 miliardi dovrebbero dunque ricadere nel prossimo biennio”. Non solo: sui 3.199 progetti censiti nel sistema di gestione ReGiS solo poco più di 420 (per un valore di 426,7 milioni) hanno completato la fase di esecuzione collocandosi in quella conclusiva e 88 (il 2,8%) sono conclusi. Su 440 manca qualsiasi informazione.

L’obiettivo da conseguire, come visto, prevede entro la prima metà del 2026 la realizzazione di 150.480 nuovi posti. L’Upb ne ha valutato la fattibilità in quattro diversi scenari. E arriva alla conclusione che “in nessuno scenario l’obiettivo indicato nel Pnrr sarebbe pienamente raggiunto”. In quello più favorevole realizzerebbero poco più di 150.000 nuovi posti, 500 in meno rispetto all’obiettivo. Nello scenario meno favorevole, invece, i posti si fermerebbero a 124mila, 26.200 in meno rispetto alle attese. A seconda dello scenario ci sarebbero, alla fine, tra 93.239 e 110.831 posti aggiuntivi negli asili nido, di cui circa 82.300 “validati” e quindi finanziabili con i fondi Ue, e tra 31.063 e 39.175 nelle materne, di cui circa 26.900 validati.

A livello qualitativo, poi, in tutte le ipotesi i territori che oggi arrancano resterebbero indietro: Campania e Sicilia non arriverebbero a una copertura del 33% dei bimbi sotto i 3 anni – il cosiddetto “obiettivo di Barcellona” fissato dalla Ue nel 2002 – nemmeno in quello più favorevole. In quello meno favorevole anche il Trentino-Alto Adige e marginalmente la Puglia mancherebbero il target. In Piemonte, Calabria e Sardegna rimarrebbero comunque “numerosi Comuni senza alcuna copertura del servizio”. Ad esempio, in Sardegna, a fronte di molti Comuni costieri. È il risultato sia della balla bassa partecipazione dei Comuni ai bandi sia a criteri che hanno “determinato una distribuzione delle risorse non sempre efficiente“. In pratica i Comuni in cui c’era già un’elevata copertura del servizio l’hanno potenziato ulteriormente mentre molti di quelli in cui era assente o molto limitato non hanno sfruttato l’occasione. La quasi totalità di quelli con meno di 500 abitanti anche in caso di piena attuazione del piano resterà priva di posti in strutture pubbliche. E anche tra i Comuni di grandi dimensioni dopo il 2027 ne rimarranno alcuni “con un’offerta inadeguata rispetto al bacino di utenza”.

L'articolo Pnrr, disastro asili. L’Ufficio di bilancio: “Speso solo il 25% delle risorse, sostanziale ritardo. Rischiamo di mancare l’obiettivo” proviene da Il Fatto Quotidiano.