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Caso Sinner, assolta dal TAS la curlingista Harris: come Jannik, non c’era nessuna colpa né negligenza

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Tra il 16 e 17 aprile 2025 ci sarà la tanto attesa udienza sul caso doping che riguarda Jannik Sinner. Presso la sede centrale del TAS a Losanna verrà deciso il futuro del tennista altoatesino che rischierebbe una pesante squalifica. Il fatto che la decisione sia stata spostata a metà aprile permetterà dunque a Sinner di prendere parte ai tornei di Indian Wells, Miami e Monte Carlo (se decidesse di giocarlo).

Nel mentre che Sinner aspetta una risposta, il TAS lavora su altri casi e uno in particolare potrebbe interessare Jannik. Briane Harris, curlingista canadese, è stata assolta dopo una sosensione di 11 mesi riuscendo a dimostrare che la contaminazione di Lingandrol, integratore che stimola il testosterone, era avvenuta tramite altre persone, un po’ come successo con Sinner e il Clostebol. Stavolta non è stata una pomata usata su una ferita, ma una contaminazione attraverso rapporti sessuali con il marito di Harris, che assumeva Lingandrol per aumentare le massa muscolare e ridurre di conseguenza quella magra.

Il marito non ha mai fatto sapere alla moglie di assumere questo integratore, non sapendo che avrebbe causato una squalifica. Inoltre Harris non era a conoscenza che la sostanza si potesse trasmettere attraverso il contatto intimo.

Una volta chiara la situazione, la corte del TAS ha accettato la tesi dell’atleta: “Ha adempito a tutti i suoi obblighi per evitare contaminazioni. Non poteva sapere o sospettare che suo marito usasse il Ligandrol o che il contatto intimo rappresentasse un rischio di contaminazione con sostanze vietate. Non ha mai condiviso cibo né bevande in pubblico e in privato per evitare qualsiasi forma di contaminazione”.

Briane Harris tornerà con effetto immediato a prendere parte a tutte le competizioni, esattamente come prima della sospensione. Per quanto si tratti di contaminazione attraverso un’altra persona, non si può tuttavia non sottolineare un aspetto profondamente diverso rispetto ai fatti accertati dal Tribunale Indipendente nella vicenda che riguarda Sinner, la cui contaminazione è avvenuta non per contatto con un familiare bensì con un componente del proprio team. Come affermato dal TAS nella sentenza Sharapova, proprio la bontà della scelta da parte dell’atleta delle persone a cui delegare le responsabilità in materia antidoping è cruciale e oggetto di giudizio.