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“Peccato, tornò vivo dallo tsunami”. La satira del “Foglio” su Ranucci: fa arrabbiare suo figlio e i grillini

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Il corsivetto del “Foglio”, intestato ad Andrea’s version, era un po’ ardito nella metafora tra la scomparsa dal video di Sigfrido Ranucci, il giorno dopo la puntata-scandalo contro Berlusconi, e lo tsunami del 2005 a Sumatra. Ma era pur sempre satira, la tanto amata satira di sinistra che tanto ha detto, non in punta di fioretto, sullo stesso Berlusconi e su Giorgia Meloni. “Sigfrido Ranucci, Report, giornalista multipremiato per l’imbattibile frequenza con cui da decenni mette quintalate di merda nel ventilatore, conduttore e protagonista televisivo seguitissimo dagli italiani di razza che non se la bevono, da quelli che si controinformano, insignito anche per questo del Premio Montefiascone, venne tempestivamente inviato a Sumatra per lo tsunami dell’Oceano Indiano: giorno dopo giorno, 250 mila morti. Ogni giorno a migliaia, per molto tempo. Era il 2005, per Ranucci purtroppo sembrava fatta. E’ riuscito a tornare”, è scritto nella rubrica. Apriti cielo, s’è arrabbiato un Ranucci, non il padre, ma il figlio Emanuale, che attacca il satiro, Andrea Marcenaro.

Ranucci e la satira del “Foglio” che scatena il figlio

“Caro Andrea, fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del giornale in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu – spero vivamente per la categoria di no – sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e, nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre”. Comincia così il lungo post su Facebook di Emanuele Ranucci, figlio del giornalista di ‘Report’ Sigfrido, con il quale replica al giornalista de ‘Il Foglio’ Andrea Marcenaro. “Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l’ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua -scrive Emanuele Ranucci- quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e Digos in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre”. Da Sumatra, papà Sigfrido, scrive il figlio Emanele, “è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto. Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l’assassino è evidente a tutti”.

In soccorso di Ranucci i grillini pro Report

“Non si augura mai la morte a nessuno né ci si dispiace che questa non sia avvenuta, nemmeno per scherzo. Si tratta un atto già di per sé ignobile, ma che diventa ancora più grave e vergognoso quando rivolto a un giornalista come Sigfrido Ranucci, che vive sotto scorta a causa del suo impegno nel denunciare verità scomode e nell’esercizio della libertà di stampa. Eppure oggi ‘Il Foglio’ si è spinto a tanto. Un atto vile, da cui tutte le forze politiche e chiunque abbia a cuore il la democrazia e la civiltà dovrebbe prendere le distanze. Piena solidarietà a Sigfrido Ranucci”, commenta la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia. E’ solo l’inizio della difesa grillina di Ranucci.

In serata, interviene anche papà Ranucci. “Tra tutti gli attacchi di questi giorni dopo la puntata sulla Mafia e ciò che sta accadendo in Palestina spunta questa perla”, commenta Ranucci su Facebook – “Questo è lo stesso giornale che accusava il governo di non fare nulla per la liberazione di #cecilisala, per la quale tutti siamo stati in apprensione e abbiamo pregato. Ora citando un brano del mio libro ‘La Scelta’, edito da Bompiani, si mostra dispiaciuto che io non sia morto. La Sigfrido’s Version, di fronte a un articolo così infame, davanti al quale nessuno proverà vergogna, è quella di un sorriso e fare i dovuti scongiuri. E con me, li fanno tutti i miei cari”.

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