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Ministro Schillaci, è sicuro di alleggerire il lavoro degli ospedali con le case di comunità?

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Gli ospedali in Cina sembrerebbero nuovamente al collasso per un nuovo virus. Noi cosa abbiamo fatto in questi cinque anni per migliorare la risposta ad un nuovo agente patogeno Secondo me nulla. Ancora oggi il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dice che le Case di Comunità alleggeriranno il lavoro degli ospedali. Ma è sicuro di quello che dice?

Analizziamo insieme le parole con quel sistema di analisi logica che ci hanno insegnato a scuola. “Le strutture territoriali sono fondamentali. Il cittadino troverà nelle case di comunità l’assistenza necessaria a bisogni di salute che non necessitano dell’ospedale. Negli ospedali di comunità saranno presi in carico i pazienti dimessi dall’ospedale ma non ancora pronti per il ritorno a casa. È evidente come questo sistema serva a evitare il sovraccarico negli ospedali”.

Delle due l’una, per cominciare. O il ministro Schillaci ha in mente, finalmente dico io, un accordo diverso fra le parti con i medici di medicina generale oppure parla del nulla quando dice che: “Stiamo lavorando per assicurare una adeguata presenza dei medici di famiglia nelle case di comunità in modo che gli assistiti possano sempre trovarne uno, almeno nelle ore diurne, sette giorni su sette”. Vuole allora farli diventare dipendenti statali, non più liberi professionisti, e obbligarli a lavorare come gli ospedalieri in modo turnistico? Sono assolutamente d’accordo ma allora perché non anche di notte e nei giorni festivi? Come dico da anni, in questo caso non è meglio non disperdere le risorse ed organizzare all’interno di tutte le strutture ospedaliere, pubbliche e private accreditate, un vero e proprio sistema di medicina del territorio a contatto diretto con gli specialisti e tutto quello che occorre, che le Case non hanno e non possono avere, per una diagnosi utile al cittadino e per liberare i Pronto Soccorso per le urgenze vere?

Ma proseguiamo perché, ad oggi, il problema vero è che i medici di base diminuiscono sempre più ed allora Schillaci dice: “Non più corsi regionali di formazione ma una vera specializzazione universitaria, come accade per altre discipline mediche”. Ecco ha risolto. Secondo me ha solo spostato il problema, senza risolverlo, anzi allungando il tempo di attesa di un nuovo modo di fare il medico di base. Il corso regionale dura tre anni, dopo la laurea, la nuova specializzazione quattro, sempre dopo la laurea!

Ministro Schillaci, lei che ha il potere propositivo lo faccia veramente. Inizi una nuova facoltà di Medicina del Territorio. Cinque anni, ne guadagnerebbe cinque, di medici che affiancherebbero gli specialisti come medici dipendenti di un nuovo Sistema Sanitario Nazionale di alti livelli assistenziali. Sono certo che tanti giovani aderirebbero per passione di un mondo alla deriva ma che potrebbe essere ricostruito realmente.

Certo uno dei problemi da risolvere lo abbiamo creato con l’apertura al privato (non invaderanno e gestiranno a loro modo le Case di Comunità finanziate anche con i soldi del Pnrr?) e con la dipendenza assoluta. Per quello occorre una legge che lei, ministro Schillaci dovrebbe proporre, altrimenti questo strapotere ridurrà in brandelli i pochi e qualificati ospedali pubblici ancora esistenti.

Sono certo che lei è a conoscenza del fatto che ormai, ad esempio in Regione Lombardia, la dipendenza dal privato accreditato è arrivata ad una spesa di 30 miliardi per l’acquisto di prestazioni per la gestione della salute dei cittadini. Non le pare sia giunto il momento di scegliere? Che senso ha se io sento in me la misura della mia inutilità, diceva Giorgio Gaber nella sua canzone “Far finta di essere sani”. Sarà giusto continuare a lottare?

L'articolo Ministro Schillaci, è sicuro di alleggerire il lavoro degli ospedali con le case di comunità? proviene da Il Fatto Quotidiano.