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Maduro giura nell’isolamento internazionale. Il messaggio è chiaro: ora in Venezuela vale tutto

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“Maduro non si è posto la banda presidenziale sul petto ma se l’è stretta intorno alla caviglia, come un ceppo, che ogni giorno si stringerà sempre di più” parole pronunciate da Maria Corina Machado, sul finire del 10 gennaio, come parte di un lungo discorso che dava conto di quanto successo in una Caracas militarizzata come non mai. Viso stanco e un trucco che non può nascondere completamente quanto successo il giorno prima, quando un commando l’ha intercettata violentemente mentre si allontanava incappucciata dal luogo nel quale aveva arringato la folla: persone che aspettavano con ansia un cambiamento che ancora non si è prodotto.

Attimi di incertezza e paura, secondo quanto spiegato dalla stessa Machado, nei quali uomini armati sparano ad una persona del suo team e la sequestrano: direzione Boleita, verso la sede della Direzione Generale della Contro intelligenza Militare (DGCIM). Poi apparentemente un contrordine dai piani alti, Machado va liberata perché la notizia già e trapelata e si rincorrono le condanne internazionali. Gli uomini che l’hanno sequestrata la obbligano a filmare un video come “fe de vida” e la liberano. Questo succede il 9 gennaio, mentre Edmundo Gonzalez Urrutia continua il suo viaggio tra i Paesi dell’America Latina che hanno lasciato oramai solo Maduro.

Nessuno leader latinoamericano, a parte il cubano Diaz-Canel e il nicaraguense Ortega, sarà presente il giorno successivo ad una cerimonia di insediamento anticipata e realizzata in pieno allarme militare. Le frontiere terrestri sono chiuse, come chiuso è lo spazio aereo con la Colombia (dove anche Petro ha abbandonato Maduro). Per evitare sorprese si attivano anche le difese antiaeree, le strade sono pieni di collettivi armati e si diffonde la foto del mandato di cattura per Urrutia, con una ricompensa da 100 mila dollari.

Maduro giura sulla Costituzione di Hugo Chavez, pavoneggiandosi poi sulla riuscita operazione, circondato da yesman e dall’ombra di quello che fu nei tempi migliori il suo appoggio internazionale. Putin e Xi Jinping hanno inviato solo delegazioni e mentre Maduro parla di come sarà il suo terzo mandato, gli Stati Uniti d’America portano la sua taglia a 25 milioni di dollari, la stessa del numero 2 del regime, Diosdato Cabello Rondón: a loro si aggiunge anche, a partire da questo 10 gennaio, quella su Vladimiro Padrino López di “soli” 15 milioni.

La Ue non riconosce Maduro, che ha giurato come presidente senza mai mostrare gli atti elettorali, e ha esteso e aumentato le sanzioni alla cupola del regime bolivariano. Gonzalez Urrutia finalmente non è entrato in Venezuela e non ha giurato sulla Costituzione per assumere il cargo come presidente eletto, secondo quando dimostrano gli atti elettorali recuperati dall’opposizione il 28 luglio 2024. “Mancavano le condizioni” dirà Machado, ma il momento presto arriverà.

Parlando alla nazione Urrutia spiega che Maduro si è autoproclamato come dittatore di fronte al mondo, facendo finalmente cadere quella facciata di finta democrazia che tanto aveva cercato di mantenere nel corso degli anni. Il messaggio tra le righe è chiaro: ora vale tutto, ora si tratta di spodestare un tiranno che ha sequestrato un paese, non un presidente.

La tensione nel Paese rimane alta e nel mondo si rincorrono le manifestazioni dove si riuniscono e si stringono gli ormai più 8 milioni di venezuelani e venezuelane che hanno lasciato il paese. Il livello di repressione interna è ai massimi livelli, si sequestrano e si tengono come ostaggi cittadini dei paesi che riconoscono Edmundo Gonzalez Urrutia come il presidente eletto, persone straniere da utilizzare come merce di scambio per obbligare a normalizzare le relazioni diplomatiche.

La stampa che non risponde ai diktat ufficiali deve lavorare con molta cautela, aumentano gli arresti arbitrari e i sequestri operati dalle forze dell’ordine e dal Sebin, come successo al genero di Gonzalez Urrutia, rapito mentre portava i figli a scuola a poche ore dal giuramento di Maduro. Quanto ancora può durare questo regime? È una delle tante domande che si rincorrono in queste ore. Ma soprattutto, riuscirà l’opposizione a mantenere questo livello di tensione senza sfaldarsi? E poi, cosa farà Trump una volta insediatosi alla Casa Bianca il 20 gennaio?

Quello che sembra chiaro è che oramai a difendere le posizioni di Maduro siano rimasti davvero in pochi, anche se c’è già chi non si scompone e che afferma che per difendere un principio e un’idea di rivoluzione, la democrazia non sia poi così tanto importante…

L'articolo Maduro giura nell’isolamento internazionale. Il messaggio è chiaro: ora in Venezuela vale tutto proviene da Il Fatto Quotidiano.