Haby Hadid, il cuore del Libano
Quando Hady Habib ha stretto a rete la mano al suo avversario, il cinese Yun Bu, dopo averlo battuto 7-6, 6-4, 7-6, al primo turno degli Australian Open, non ha fatto solo la storia del tennis libanese. Ha dato una piccola scossa a un Paese che da anni annaspa in una crisi senza fine, tra politica corrotta, economia al collasso e una popolazione sempre più stremata.
Habib, classe 1998, non ha il fisico scolpito dei grandi del circuito né il pedigree sportivo di chi cresce in un sistema rodato. Viene dal Libano, dove lo sport è un lusso, e spesso pure un’illusione. È dovuto partire, allenarsi altrove, cercare fondi, strutture e persone che credessero in lui più delle istituzioni del suo Paese. Eppure, eccolo lì, a Melbourne, con il cedro stampato sul cuore e il peso di una nazione intera sulle spalle, diventando non solo il primo giocatore libanese a qualificarsi nel tabellone principale di uno Slam, ma vincendo un match.
Il suo successo è un evento raro per un Libano che, sportivamente parlando, non ha mai avuto molto da dire. Ma c’è qualcosa di più, un sottotesto che esce dai confini del campo. Habib non è solo un atleta, è un messaggio. Dice che il talento esiste anche in mezzo alle macerie, che la volontà può spingersi oltre i muri di divisioni e difficoltà.
Il Libano di oggi non somiglia a un campo da tennis. È più una partita giocata su un terreno pieno di crepe, dove le regole non esistono e il pubblico si divide invece di tifare insieme. Eppure, per un giorno, Hady è riuscito a unire. La sua vittoria è stata celebrata come una piccola rivincita nazionale, una rarità in un Paese dove ogni traguardo sembra irraggiungibile.
Habib sa che la sua impresa non cambierà il destino del Libano. Ma sa anche che, per qualche ora, ha dato speranza. Non ha gridato, non si è gonfiato il petto. Ha lasciato che fosse il risultato a parlare. A volte, basta questo: un gesto semplice, un punto fatto bene, per ricordare che il futuro, per quanto incerto, non è ancora scritto. E in fondo, non è proprio di questo che si tratta, nello sport come nella vita?
X: @carlogalati