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Fortuna, casualità ed ingiustizie negli scacchi (I)

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Qualche tempo fa – in questo blog – un interessante dibattito appassionò i lettori: cos’è la fortuna negli scacchi? Esiste veramente, oppure negli scacchi, quale gioco logico-matematico, la fortuna non esiste o – come diceva Capablanca: “Il bravo giocatore è sempre fortunato”?

Ed è vero quello che diceva Lasker, e che Fischer pubblicò quale aforisma introduttivo del suo “60 partite da ricordare”? Sulla scacchiera le menzogne e l’ipocrisia non sopravvivono a lungo. La combinazione geniale mette a nudo la presunzione della menzogna. L’attacco spietato, che culmina nello scacco matto, contraddice l’ipocrita. (Emanuel Lasker)

Il dibattito su SoloScacchi originò poi molti stimolanti commenti ed approfondimenti. Non solo si disse che la fortuna negli scacchi esiste veramente, ma vi sono diverse forme di “fortuna” negli scacchi. Vado a memoria e ricordo che un lettore propose anche di distinguere tra “luck”, cioè fortuna propriamente detta = evento estraneo agli scacchi – e “chance”, cioè caso, fatto improbabile della partita.

E’ fortuna (luck) propriamente detta, ad esempio, se nella partita decisiva dell’ultimo turno di un torneo, uno dei due giocatori in prima scacchiera non si presenta perché la notte prima è stato colto da una colica renale che lo ha costretto a letto dolorante. Oppure se uno dei due è rimasto bloccato 2 ore in tangenziale da un incidente stradale, e perde per forfeit, perché non riesce a presentarsi in tempo in sala torneo.

In entrambi i casi due eventi estranei alla partita e agli scacchi hanno condizionato l’esito della partita e del torneo.

E’ invece un caso (chance), se durante una partita uno dei due giocatori commette un errore davvero incredibile, e che normalmente non avrebbe mai commesso. Magari perdendo una partita stravinta.

L’esempio più clamoroso che si può citare è quello della celeberrima partita Von Popiel – Marco, giocata a Montecarlo nel 1902. Marco si era convinto di dovere perdere l’Ad4 sotto attacco, e abbandonò incredibilmente una partita stravinta, poiché dopo 36…Ag1! Sarebbe stato il Bianco a dovere perdere la Donna, per evitare il matto in h2!

E questo è appunto il caso, un fatto del tutto inusuale avvenuto durante la partita.

Ma non voglio tediare il lettore, che conosce già questi argomenti, e vengo subito al tema dell’articolo. C’è a mio avviso una terza tipologia di “sfortuna” negli scacchi, quella che possiamo definire INGIUSTIZIA, e di cui però raramente si parla.

Cos’è l’ingiustizia scacchistica?

Io definirei ingiustizia quell’evento negli scacchi evitabile, ma dovuto a VOLONTA’ UMANA. Potremmo anche definirlo in altro modo, ad esempio: due pesi e due misure. Può esserlo un’ingiusta decisione arbitrale, o di una commissione FIDE, o di un regolamento che finisce per favorire determinati giocatori, prima di venire modificato. Oppure la convocazione di un giocatore meno meritevole di un altro, per un torneo importante.

Ma è ingiustizia anche il mancato riconoscimento dei meriti di un forte giocatore, rispetto ad altri.

E qui vorrei presentare alcuni casi, davvero notevoli.

1) i GM “raccomandati” e gli MI sfortunati che non lo divennero mai.

Leggendo la bella autobiografia di Mikhail Tal: “The Life and Games of Mikhail Tal”, qualche anno fa, avevo appreso un fatto davvero sorprendente, e che non conoscevo. Scrive infatti Tal, a p. 67, raccontando del modo in cui la FIDE nel 1957gli conferì il titolo di GM, pur non essendo neppure MI: “…La decisione presa dal Congresso fu veramente salomonica: io fui “scambiato” con Larry Evans e Arthur Bisguier, che non erano riusciti a raggiungere la norma per solo mezzo punto, e tutti e tre fummo elevati al rango di Grandi Maestri

Insomma, avete capito bene: nel periodo della “guerra fredda” tra USA ed URSS, le due potenti federazioni riuscirono comunque a fare proclamare GM 3 loro giocatori (Tal, Evans e Bisguier) che – da regolamento – non avevano ancora i requisiti per diventarlo.

Ora, possiamo essere certi che Mikhail Tal sarebbe comunque diventato GM, se non nel 1957 nel 1958, perché poi di norme da GM ne fece a bizzeffe, e divenne anche campione del mondo con un Elo che nel 1979 superava i 2700. Però lasciatemi dubitare quanto meno della nomina a GM di Arthur Bisguier, che certamente non fu mai un GM di particolare caratura. Invece Larry Evans era certamente più forte e in seguito onorò il titolo.

L’ingiusta proclamazione di Bisguier a GM risalta ancor più se pensiamo invece ai tanti MI che invece vennero trattati con estrema severità dalla FIDE, e nei cui confronti il mezzo punto in meno venne invece spietatamente e burocraticamente fatto valere, e non vennero mai proclamati GM. Anche perché non avevano alle spalle federazioni potenti come quelle dell’URSS e degli USA.

Citerei, tra i tanti, i casi degli MI Stefano Tatai ed Ennio Arlandi.

E’ noto che Tatai mancò di mezzo punto la norma decisiva per essere proclamato GM, poiché nel torneo del Banco di Roma del 1984 si accontentò della patta col GM Edmar Mednis – credendo che sarebbe stata sufficiente per conseguire la norma – quando invece avrebbe dovuto vincere quella partita e fare mezzo punto in più per essere proclamato GM.

Tatai meritava ampiamente il titolo di GM, e ne aveva battuti parecchi, ma non gli venne mai riconosciuto.

Un altro MI discriminato dall’applicazione burocratica e severa del regolamento è stato senza dubbio Ennio Arlandi.

Arlandi aveva conseguito ben 5 norme da GM, ed aveva anche superato i 2500 punti Elo. Però quando aveva ottenuto le sue norme era sotto i 2500 punti, quindi non ottenne mai il titolo.

Ora, è incredibile che la FIDE non riconosca il titolo di GM ad un giocatore che consegue ben 5 norme! Il regolamento dovrebbe essere modificato, in modo tale da riconoscere il titolo di GM ai giocatori che conseguono ulteriori norme, dopo le 3 minime, ed anche se in quel momento erano un po’ sotto i 2500 punti.

Anche perché tutti sappiamo che parecchi giocatori che diventano GM, poi scendono spesso sotto i 2500 punti, e non li raggiungono più.

Quindi ritengo che Tatai ed Arlandi siano due dei tanti esempi di giocatori vittime di un’ingiustizia regolamentare burocratica che li ha discriminati.

2) Il caso Belotti e il caso Mariotti.

Ed ora parliamo di due vicende piuttosto spinose e controverse, in particolare la prima.

Nel 2005 il nostro MI Bruno Belotti decise di abbandonare del tutto l’attività agonistica, ritenendosi vittima di una gravissima discriminazione ai suoi danni. Immagino non sia stata una decisione che Belotti abbia preso a cuor leggero, perché era un professionista, e tra l’altro anche lui avrebbe meritato il titolo di GM, in un’epoca in cui era molto difficile conseguirlo, rispetto ad oggi.

Belotti abbandonò l’attività poiché a suo dire gli era stato negato un incarico federale che lui invece riteneva gli spettasse di diritto, a favore di altri giocatori. Ricordo che a quell’epoca ebbi modo di parlarne con Pagnoncelli – che era presidente della FSI – a Bratto, e lui mi riferì per sommi capi la vicenda, confermando che Belotti era davvero infuriato per quella che riteneva una gravissima ingiustizia ai suoi danni, che lo privava anche di una fonte di reddito.

Sarebbe stato interessante leggere le ragioni di Belotti su qualche rivista, o blog, ma purtroppo il diretto interessato non disse più nulla, almeno a quanto se ne sa.

Chi invece si espresse molto chiaramente e duramente, e non le mandò certo a dire, fu il ns. GM Sergio Mariotti, che si ritenne vittima di grave ingiustizia, per le critiche ricevute dopo la sua convocazione per le Olimpiadi di Bled del 2002.

Mariotti – in una lunga lettera pubblicata su T&C (n.11/2002) – disse di avere accettato con gioia quella convocazione, che gli avrebbe permesso di chiudere la carriera agonistica all’ultima Olimpiade, ma poi rifiutò sdegnosamente di partecipare, leggendo su Internet le critiche alla convocazione da parte dell’MI Borgo, e le perplessità espresse anche dal suo vecchio amico Roberto Messa. In questo caso Mariotti non incolpò la federazione – anzi ringraziò il presidente Lamonica per averlo convocato – ma si ritenne ingiustamente attaccato dagli altri giocatori. E alla fine Mariotti manifestò l’intenzione – cui però non diede seguito – di terminare la carriera agonistica con un’altra federazione, offeso dall’ingratitudine dei giocatori italiani. Anche qui due importanti giocatori come Belotti e Mariotti che si ritengono vittime di ingiustizie, fino al punto di prendere decisioni gravi.

3) Ingiusta noncuranza dei meriti di taluni giocatori.

E qui vorrei citare una vicenda che non conoscete, e che mi riguarda. Ma rimarrete sorpresi, perché scoprirete che una mia partita è stata eccessivamente commentata, ben al di là dei miei meriti, mentre quella stupenda di un altro giocatore è stata totalmente e ingiustamente ignorata.

Quindi parlo contro il mio stesso interesse, ma devo onestamente riconoscerlo.

La mia vicenda riguarda il torneo di Biel del 2010, il MTO (Master Tournament), quello riservato agli over 2000. Torneo molto combattuto anche per i premi elevati e la presenza di molti giocatori titolati (GM ed MI), da tutto il mondo. E quello fu anche l’ultimo torneo cui partecipai, poi impegni vari mi hanno distolto dall’attività agonistica.

Il torneo di Biel in Svizzera in effetti è uno dei più belli e prestigiosi, ed è altrettanto bella la cornice in cui si svolge, la bellissima città che si affaccia sul lago, e l’altrettanto bella sede del torneo, presso un moderno e spazioso centro congressi.

Biel è ben nota agli scacchisti, perché ha anche ospitato 2 interzonali.

Io avevo giocato il primo turno pattando col Nero con l’MI rumeno Neboisa Illijin, una partita combattuta con un interessante finale di Torri.

Al secondo turno ho il Bianco contro il promettente giovane svizzero Gabriel Gaehwiler, che di lì a pochi anni diverrà MI.

Gli gioco una Siciliana Sozin, lui gioca la variante di fianchetto, e alla 12a mossa, dopo l’errore del Nero (11…Cc5?) arrivo rapidamente alla posizione del diagramma, e altrettanto velocemente gli gioco il sacrificio di Cavallo 12. Cf5!

Questa la partita completa (pubblicata anche su Chessgames)…

E lì mi accorgo che il mio avversario non conosceva bene la variante, perché si era immerso in una lunga riflessione. E peraltro a quella 12a mossa la partita è già compromessa per il Nero. E infatti il Nero fu costretto all’abbandono già alla 23a mossa, per l’incombente matto.

Una partita sicuramente spettacolare, con un sacrificio di Cavallo e in seguito uno di Torre per forzare il matto.

Tuttavia il mio “merito”, per così dire, è abbastanza limitato.

Infatti prima del 2010 c’erano già state almeno 5 altre partite nelle quali all’errore 11…Cc5? Il Bianco aveva giocato il sacrificio vincente 12.Cf5! E in tutte le partite il Bianco aveva vinto in meno di 30 mosse.

Io conoscevo bene quella variante e quel sacrificio, il mio giovane avversario no. Tutta preparazione casalinga.

E infatti alla fine della partita io avevo appena 20 minuti sul mio orologio, mentre Gaehwiler ormai aveva pensato quasi un’ora.

Inoltre, la mia non era stata una partita perfetta, perché avrei potuto vincere prima, con 19. Db7+! ( e se 19…Dd7 il Bianco guadagna la Donna con 20. Txe6+! e poi 21. Te1+.

E però – come si può qui vedere – evidentemente quel genere di sacrificio spettacolare di Cavallo nella Sozin (che richiama un po’ la famosa partita Fischer – Rubinetti dell’izt del 1970) aveva colpito i forumisti di Chessgames, che avevano dedicato ben 3 pagine di commenti alla mia partita! Fin troppe, direi…

La partita venne pubblicata anche su T&C n. 9 del 2010, per gentile concessione del direttore Messa.

Ed ora veniamo all’INGIUSTIZIA…

C’è una partita incredibile, spettacolare, geniale, giocata al campionato uzbeko del 2019

Direi davvero che questa è la più bella partita, per lo meno degli ultimi 30 anni, ma io direi addirittura degli ultimi 50-60!

Tutti noi ricordiamo le combinazioni famose e spettacolari della storia degli scacchi, ad esempio: Steinitz – Bardeleben, Levitzky – Marshall (divenuta leggendaria con quel sacrificio di Donna sui pedoni, fino ad inventare le monete d’oro lanciate dagli spettatori), Lilienthal – Capablanca, Tal – Hecht, Petrosian – Spassky (con il duplice sacrificio di qualità di Petrosian, nella 10a partita del match del 1966), ecc. ecc.

Però normalmente sono sempre partite giocate da campioni famosi, e per questo poi finiscono nelle antologie, anche se non mancano raccolte di belle combinazioni giocate da giocatori poco conosciuti.

Ma c’è una ragione ben precisa per cui dico che questa è una partita ed una combinazione straordinaria, perché persino il computer Stockfish 16 (con un presunto Elo da 3500 punti) era andato in tilt, e non aveva visto la combinazione vincente del Nero, dando invece netto vantaggio al Bianco alla 24a mossa!!

E questo ormai accade ben di rado, i computer trovano quasi sempre i tatticismi vincenti, ed è una prova assoluta dello straordinario livello di questa partita, in cui il Nero sacrifica Torre e Donna (dopo avere sacrificato il Cavallo) per stanare il Re e dare matto.

Inoltre il vincitore è un giovane e buon MI uzbeko (Nigmatov), da 2488 di Elo, ma non certo un “top” famoso, dei più noti sopra i 2700 o 2800.

Eppure lui ha dimostrato che a volte il gioco umano ha dei livelli di intuizione e ispirazione perfino superiori ai più potenti computer, e alla loro inarrivabile capacità di calcolo.

Ma non vi tengo oltre sulle spine, e passo a presentare la partita.

Un CA-PO-LA-VO-RO!!! Una straordinaria combinazione sul tema dell’adescamento del Re.

Pensate che Stockfish si accorge che il Nero vince solo dopo 25…T8xf3!! E allora anche il computer suggerisce 26….Dh4+!! col matto in poche mosse.

Quindi questa è una partita stupenda anche perché ha dimostrato che un buon MI come Nigmatov – che non è nemmeno GM – aveva visto più di un super-computer come Stockfish16, che in teoria dovrebbe avere una forza di più di 1000 punti rispetto a Nigmatov (??).

Direi che la partita richiama, per profondità delle idee e della combinazione, la famosa partita tra R. Byrne e Fischer al Ch Usa del 1963, dove Fischer sacrificò anche lui il Cavallo su f2, ma per poi giocare il geniale cambio del Cavallo sull’Alfiere 18…Cxg2!!, ed ottenere posizione vinta con i suoi due Alfieri in coordinazione con la Donna, contro il Re bianco ormai senza protezione. Ed Evans, nel commento, scrive che anche i due GM che commentavano la partita in diretta non avevano capito il sacrificio, e pensavano che il Bianco avesse partita vinta!

Tuttavia, il punto è che la partita di Fischer e Byrne la conoscono tutti, e tutti ne hanno potuto apprezzare la genialità.

Invece, e qui c’è l’INGIUSTIZIA, come potete vedere su Chessgames NESSUNO, ma proprio nessuno, ha voluto dedicare un solo rigo di commento a questo capolavoro assoluto!!

Ma come? State lì a commentare per 3 pagine la mia partita con Gaehwiler, per un sacrificio che era già ben conosciuto, e non dedicate manco uno straccio di commento al capolavoro di Nigmatov??? Ma allora siete proprio ciechi!

Eh no, questa è la dimostrazione che gli scacchi sono ingiusti, e sono proprio gli umani che commettono le peggiori ingiustizie!