“Molti ancora mi domandano se è legale”: il libro sulla procreazione assistita e su “come nascono davvero i bambini oggi”
“Quando racconto come è nato mio figlio, moltissimi ancora mi domandano ‘ma è legale?’“. Il libro inchiesta della giornalista Raffaella Serini, “Come nascono (davvero) i bambini oggi. Viaggio alla scoperta della procreazione medicalmente assistita” (Mimesis edizioni), è una guida critica che vuole fare luce sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) visto che non se ne parla abbastanza. Dal 30 dicembre, inoltre, sono entrati in vigore i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) e per la prima volta ne fanno parte anche i trattamenti di PMA. Secondo la definizione del ministero della Salute, “la procreazione medicalmente assistita è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie, nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati”. Quindi, si tratta di un aiuto e di un sostegno al concepimento e non di una sostituzione a questo.
Serini spiega che per inquadrare le diverse tecniche disponibili si parla di “livelli” e in totale sono tre. Il primo è il più semplice: il liquido seminale del partner o di un eventuale donatore viene iniettato nell’utero della donna. Gli altri due livelli sono più avanzati. Nel secondo livello di PMA, l’inseminazione tra gameti avviene in laboratorio dopo che la donna ha seguito un ciclo di stimolazione ormonale. La fecondazione è in vitro, quindi extracorporea, e può avvenire in due modi: i gameti vengono lasciati incontrarsi in un ambiente di coltura, oppure un embriologo inietta direttamente uno spermatozoo nell’ovocita. Se poi si forma un embrione idoneo, questo viene trasferito nell’utero della donna. Il terzo livello è uguale a secondo, ma in caso di assenza di spermatozoi nel liquido seminale è possibile prelevarli. Ciò che è importante sapere è che non esiste una tecnica migliore, ma quella più idonea a ogni singola condizione e paziente.
Nel libro l’autrice ha raccolto le opinioni degli esperti ed è andata a conoscere le persone – coppie o single, eterosessuali o omosessuali – che hanno intrapreso, in Italia o all’estero, un percorso di procreazione assistita. L’idea nasce da un’esigenza: capire come funziona, ma soprattutto sfatare i tabù che ancora oggi sono presenti sull’argomento.
Dal 2004, anno in cui è stata approvata la Legge 40 che regola la procreazione assistita in Italia, più di 217mila bambini sono venuti al mondo con tecniche di PMA. Nonostante questo, si fa ancora fatica a parlarne. Come spiega Serini: “Una sera mi è capitato di essere a cena con dieci colleghe e, quando ho detto che stavo facendo la PMA, nessuna ha fiatato. Poi, però, quando ci siamo alzate per andare in cassa a pagare, almeno tre si sono avvicinate a dirmi che pure loro la stavano valutando. Ma allora perché non dirlo prima, perché non parlarne apertamente?“.
Visto che non se ne parla abbastanza, di procreazione assistita si sa poco e niente. Eppure avere figli spontaneamente è molto più difficile di quanto si pensi. In Italia una coppia su 5 non riesce ad averne in maniera completamente naturale. Infatti, “le probabilità che si verifichi una gravidanza spontanea ogni mese non superano il 20% in soggetti sani di vent’anni non fumatori e senza precedenti interventi chirurgici addominali o genitali”. Inoltre, più si va avanti con l’età e più queste probabilità diminuiscono. Ma tali stime sono al rialzo in caso di tentativi di gravidanza con tecniche di PMA. Ovviamente, come spiega Serini, anche “in un percorso di PMA è molto difficile rimanere incinte e arrivare al parto al primo tentativo“.
Per sfatare i tabù e colmare l’assenza di informazioni efficaci, Serini dedica un intero capitolo del suo libro alle testimonianze dirette di chi ha intrapreso la PMA. Anna e Michele sono diventati genitori nel 2022 e hanno attraversato l’Italia da Sud a Nord, fino a Monza, perché “nonostante i vari tentativi un bambino non arrivava e il tempo passava”. “Tutti i dottori ci dicevano ‘vi seguo io’, ma nessuno si è mai offerto di seguirci in un ospedale pubblico“. Dopo aver resistito alle lusinghe del privato si sono messi a cercare un centro pubblico nella loro regione, la Puglia. Ma pubblico non significa gratuito, o almeno non in questo caso: “Il ticket è costato 1.500 euro subito, prima del pick-up, a cui abbiamo aggiunto 500 euro per ogni transfer. Per fortuna, almeno i farmaci per la stimolazione erano inclusi, visto che per quelli si può arrivare a spendere anche 800 euro. Da considerare a parte, invece, tutti gli esami – del sangue, genetici e lo spermiogramma – che abbiamo fatto sempre nei laboratori privati per evitare le attese”.
L’iter di Valentina e Luca è cominciato nel 2016. I due di fronte ai ripetuti insuccessi all’interno degli ospedali pubblici della Lombardia, hanno iniziato a considerare l’idea di andare all’estero: “Qualcuno ci aveva parlato di una piccola clinica a Barcellona, dove c’è maggiore attenzione alla persona e non si è soltanto un numero e così abbiamo voluto provare”. Qui però l’unica strada possibile per la coppia è risultata essere una doppia donazione: “Con la doppia donazione tutto è più complesso, perché l’identità biologica viene completamente a mancare e devi accettare che non ci sarà alcun tipo di legame genetico con tuo figlio. E questo all’inizio è strano, anche perché il figlio lo partorisci tu”, spiega Valentina. E come si fa a decidere? “La clinica ci aveva proposto un supporto psicologico ma noi lo abbiamo rifiutato. La verità è che, quando siamo arrivati a quel punto, noi la doppia donazione l’avevamo già messa in conto e avevamo deciso di farla”. Con la doppia donazione la gravidanza è andata in porto e alla fine del 2023 sono diventati genitori.
Anche Nathalie e il suo compagno dopo diversi tentativi si sono sottoposti a una fecondazione eterologa con doppia donazione. “Ci siamo anche chiesti che cosa fosse davvero la genitorialità, se fosse solo replicare le proprie cellule e il DNA o dare un senso un po’ più ampio a tutto questo, a prescindere dalla genetica. Un figlio per noi non era necessario, avevamo già una vita bellissima insieme, ma era un di più che volevamo provare ad avere. Alla fine, quindi, per decidere abbiamo tirato una monetina, che è rimasta appesa al muro come ricordo”. La fecondazione eterologa è accessibile in Italia dal 2014, ma lo sanno in pochi: “Quando racconto come è nato mio figlio, moltissimi ancora mi domandano ‘ma è legale?’”. Eppure Nathalie vuole raccontarlo subito al figlio: “Vogliamo certamente dirglielo e senza neanche aspettare troppo, perché poi da grande sembrerebbe una rivelazione scioccante. Invece, noi vogliamo che per lui sia una storia normale“.
“L’altro giorno una ragazza mi ha fermata in palestra e mi ha chiesto ‘posso dare il tuo numero a un’amica che non sa cosa fare?’”. Chiara abita in un piccolo paese dove si conoscono tutti e, in effetti, la sua storia è piuttosto esemplare. Chiara, infatti, ha deciso di avere da sola la bambina che oggi ha poco più di due anni. A quarantasei anni e in Danimarca. “Quando mia figlia comincerà a farmi domande, a chiedermi dov’è il papà, io le dirò che il papà non c’è, ma che la mamma la desiderava tanto che ha chiesto aiuto a un dottore per averla”. Per Chiara, quella del padre che non c’è è un’assenza “ingombrante” solo quando deve confrontarsi con la burocrazia e gli uffici pubblici.
Ma è tutto legale anche in Italia? In Italia, chiarisce Serini, “tutto è possibile, ma non per tutti”. Oggi la giurisdizione è arrivata a contemplare quasi tutte le forme di PMA. Tuttavia, continua a escludere dall’accesso donne per sopraggiunti limiti di età, donne single e/o lesbiche e uomini gay. Non è neppure consentita l’adozione e la donazione di embrioni già fecondati. Dal 30 dicembre la PMA è rientrata nei nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) previsti dal Sistema sanitario nazionale. Si tratta di tutte quelle prestazioni garantite ai cittadini dietro il pagamento di un ticket. Per tali prestazioni il limite di accesso a livello nazionale è stato fissato a quarantasei anni e sarà possibile effettuare un massimo di sei cicli nelle strutture pubbliche. Le tariffe saranno quindi uniformate a livello nazionale e andranno da 35 a 1.500 euro a seconda del tipo di trattamento.
Il libro di Serini, infine, dedica l’ultima parte alla GPA, o gestazione per altri. La pratica che, per iniziativa del governo Meloni, è diventata da poco “reato universale”: un atto normativo appena entrato in vigore e sulle cui conseguenze ancora gli esperti si interrogano. E anche in questo caso, osserva l’autrice, non mancano i pregiudizi: “Addirittura, il 90% delle duecentocinquanta coppie italiane che, si stima, ogni anno ricorrono alla GPA all’estero è costituito da eterosessuali”. L’impressione, conclude, “è che se ne parli senza conoscere nello specifico di cosa si tratti, come funziona, che cosa comporta”. E la guida “Come nascono (davvero) i bambini oggi” prova a colmare questo vuoto.
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