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Il Nosferatu di Eggers? Come una parodia de L’esorcista fatta dai Monty Python

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Sono andato a vedere Nosferatu di Robert Eggers al cinema Arlecchino di Milano. Prima di entrare nel cinema ho fumato una sigaretta danzante, spostandomi di dieci metri con un balzo appena qualcuno si avvicinava a me!

Per rifare un classico del cinema horror come il Nosferatu di Murnau ci vuole molto coraggio e un pizzico di presunzione. Non a caso c’è già stato un remake fatto da uno dei registi più avventurosi della storia del cinema: Werner Herzog. Nel caso di Herzog l’operazione era giustificata dal volto allucinato di Klaus Kinski e dal collo delicato di Isabbelle Adjani. Devo al Nosferatu di Murnau l’unica crisi di panico della mia vita. Dopo averlo visto ho sentito il bisogno di uscire per strada e camminare sotto il cielo, a un certo punto come all’improvviso ho sentito tremare la realtà e ho capito che cosa intendeva Jean Cocteau quando scrisse che “vivere è una caduta orizzontale”. Mi sono dovuto appoggiare al muro per non cadere a terra, questo può fare un capolavoro del cinema a un uomo sensibile come il sottoscritto.

Uscito dal Nosferatu di Eggers sono andato a bere un cocktail Americano con gli amici, tra una sghignazzata e l’altra. Il film è veramente orribile, non nel senso che fa orrore e spavento, ma nel senso di una comicità involontaria pervasiva. Un film orribile con una grande eccezione: la fotografia. La fotografia è sublime, con rimandi pittorici a Rembrandt e Caspar David Friedrich.

Detto questo, ci troviamo davanti a un’operazione cinenarcisistica che a tratti sembra una parodia de L’esorcista ma fatta dai Monty Python, non da William Friedkin. Il vampiro con i baffi (interpretato da Bill Skarsgard) sembra un motociclista gigante abbastanza incazzato che è andato in palestra; siamo lontani anni luce (anzi, anni tenebra) dalla fragilità spettrale di Max Shreck, il leggendario interprete del conte Orlok nel film di Murnau. Pensate che il nome Max Shreck in tedesco suona come “massimo spavento”! Qui di massimo spavento non c’è proprio nulla, al limite una massima risata.

E durante la visione del film si è colti da una profonda nostalgia per il caro e vecchio conte Dracula di Bela Lugosi, ho dormito per anni da bambino con la coperta tirata su fino al collo per paura dei suoi morsi, mentre il vampiro motociclista culturista di Eggers morde più prosaicamente al petto come una belva assetata di sangue, togliendo tutta la sensualità del morso al collo. Questo è il grande crimine, avere barattato tutta la sensualità e l’eleganza del vampiro per una versione animalesca, piuttosto ripugnante.

Ah, anche in questo film gli attori vomitano! Ci avete fatto caso? Nei films americani degli ultimi dieci anni gli attori vomitano, fateci caso, otto film su dieci c’è una scena di vomito, mi sfugge il motivo, sarà una sorta di codice segreto tra registi?

Ovviamente c’è chi grida o sussurra al capolavoro per questo nuovo film dedicato a Nosferatu, mostrando secondo me di non sapere che cosa sia il vero cinema. Certo, a volere dare una lettura femminista il film di Eggers ha un senso, i personaggi maschili sembrano tutti dei burattini con un palo in mano da piantare a caso, l’importante è “ficcarlo”, anche se non si tratta del petto del vampiro, mentre i personaggi femminili hanno un’anima e una sensualità, la pallida e bellissima Ellen Hutter (interpretata da Lily-Rose Deep) si sacrifica facendo l’amore con Orlok, facendosi prosciugare per avere finalmente un orgasmo come “Dracula comanda”, finalmente libera dalla meschina sessualità matrimoniale che trasforma i gemiti di piacere nella burocrazia di un contratto. Viene letteralmente divorata dal piacere e anche Orlok gode fino all’annientamento personale, dimentico e noncurante della luce dell’alba.

Il messaggio di fondo del film è questo: non scopate mai da marito e moglie, per carità, scopate in modo infernale, l’unico modo degno di questo atto paradisiaco. E fin qui possiamo seguire il regista, ma il film purtroppo non è all’altezza delle sue ambizioni “filosofiche”, forse era meglio lasciare nella bara cinefila il conte Orlok e non resuscitarlo inutilmente. Murnau non si tocca! E infatti questo film non riesce nemmeno a sfiorarlo.

Che dire d’altro? Il grande Willem Dafoe sembra imprigionato in un ruolo da squinternato, un erudito ossessionato dall’occulto, in una scena quasi scoppia a ridere, non riuscendo più a controllare le proprie espressioni, forse si è reso conto del disastro cinematografico in cui è incappato. Anche Knock, il devoto servitore del Male, è un personaggio ridicolo con gusti alimentari discutibili, stacca la testa a poveri piccioni innocenti, cercando di farci paura, ma creando nello spettatore (in me sicuramente) solo un disgusto terribile. Ridateci il Renfield di Tom Waits nel film di Coppola!

Bene, diciamolo, Nosferatu, il non-morto, in questo film è veramente morto, ucciso dalla versione “Postalmarket” dell’inarrivabile capolavoro di Murnau. E c’è chi grida o sussurra al capolavoro, dio mio, come ci siamo ridotti noi cinefili! Che sia morto anche il cinema? Però la fotografia del film è bella, veramente bella. Il cinema forse è morto, la fotografia non ancora.

Ora vado a controllare allo specchio se ho due buchi sul collo, ho tanta nostalgia per quel morso che segnò la mia infanzia. Se dovessi finire in una battuta questa recensione direi questo: se il film di Murnau era un film espressionista, questo è un film “impressionista”, cioè un film che cerca di impressionarci, ma vanamente, noi cinefili d’altri tempi sappiamo fin troppo bene che il vero cinema è da un’altra parte, questo è solo il suo fantasma, un simulacro.

L'articolo Il Nosferatu di Eggers? Come una parodia de L’esorcista fatta dai Monty Python proviene da Il Fatto Quotidiano.