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Dopo i pedaggi, altro regalo ai concessionari: una gara speciale per il rinnovo di Autobrennero

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Per la lotta all’inflazione il governo doveva tenere ferme tutte le tariffe amministrate ed invece ha autorizzato tra gli altri un aumento dell’1,8% alla “sua” società autostrade (Aspi) che da sola sviluppa la metà della rete (2.800 km) ma origina il 60% del traffico di tutti i 23 concessionari autostradali. I pedaggi autostradali traineranno una nuova fiammata dell’inflazione che finirà per erodere i già bassi salari italiani.

Prosegue dunque la dilettantistica politica del comparto autostradale da parte del MIT (i comparti marittimo, aereo e ferroviario non stanno meglio). Dopo aver affermato che gli aumenti dei pedaggi sarebbero stati autorizzati solo ai concessionari con il PEF (Piano Economico Finanziario) rinnovato, ad Aspi pur senza PEF l’aumento è stato concesso con un blitz di fine anno. Nonostante che anche l’ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti) avesse stabilito che questa condizione fosse necessaria per autorizzare gli aumenti. Dunque Autostrade per l’Italia cambia gestore dai Benetton allo Stato (che detiene il 51% con CdP e l’altro 49% è in mano a Blackstone e Macquarie due fondi d’investimento) ma gli appetiti non diminuiscono ed i pedaggi aumentano sempre per conseguire nuovi extraprofitti.

Pur avendo aumentato la produttività con l’aumento del traffico (e quindi i ricavi) del 2024 e ridotto i costi del personale (quasi spariti i casellanti) l’Aspi privata o pubblica è sempre nella corsia di sorpasso quando c’è da ottenere un aumento del pedaggio.

Ma Salvini non si ferma qui e scodella un altro clamoroso blitz che la politica (tutta) covava dai tempi del ministro Delrio: consentire agli attuali gestori (Enti locali a maggioranza Alto Atesina) dell’Autobrennero di vincere facile la gara per il rinnovo della concessione scaduta da 10 anni. Per il rinnovo della concessione il MIT ha indetto una gara molto speciale nella quale l’Autobrennero avrà il diritto di vedere le offerte dei concorrenti (ammesso che si trovino) e di regolarsi di conseguenza rilanciando a piacere. Si apre così un surrettizio iter di evidenza pubblica che porterà all’assegnazione della nuova concessione cinquantennale.

Anche in questo l’ART è stata inascoltata visto che le norme prescrivono al massimo 15 anni di concessione. Autostrada del Brennero ha presentato una proposta spontanea di finanza di progetto (maturata negli anni scorsi) messa in gara dal concedente. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha infatti pubblicato il 31 dicembre scorso il bando di gara relativo alla concessione dove l’A22 manterrà il diritto di prelazione su eventuali controproposte. Il Mit e il governo si sono adoperati per evitare il bando europeo e andare in soccorso del gestore che deteneva la concessione scaduta da ben 10 anni.

Il project financing prevede un maxi piano d’investimenti da 9,2 miliardi di euro (nel comparto autostradale la regola è che più sono consistenti i piani d’investimento meno vengono attuati) tra questi il completamento della rete autostradale con la Campogalliano-Sassuolo e la Cispadana e per lo sviluppo di hub intermodali. In pratica verrebbe rinnovato, sotto diversa forma, il meccanismo usato fino ad ora dai concessionari di fare maxi programmi d’investimento (mai eseguiti) per farsi prorogare la concessione dallo Stato.

Questi due episodi hanno già fatto naufragare la recente costituzione ideata da Salvini delle Autostrade dello Stato che è com’era prevedibile una scatola vuota presa a pretesto per sventolare una statalizzazione. La polpa autostradale (Aspi) è di fatto in mano a fondi stranieri che hanno avuto un trattamento speciale.

Ad oggi abbiamo quattro concessionari che si dicono pubblici ma non sono sottoposti a nessuna pianificazione pubblica del MIT l’Aspi, l’Autobrennero che si è fatta la sua proposta per accaparrarsi anche il consenso del centro sinistra a Verona, Mantova e Modena, l’Anas e Autostrade dello Stato. Aggiunti agli altri 22 concessionari la frammentazione degli interessi e delle politiche continua a regnare.

E pensare che anche Banca d’Italia aveva accolto con favore la norma dell’ART di affidare le concessioni tramite gara solo quando è necessario per completare un programma), limitando il ricorso agli affidamenti diretti a società pubbliche o in house per garantire maggiore concorrenza e trasparenza nel settore, un aspetto decisivo visto il ruolo strategico del sistema autostradale per l’economia italiana.

La strada maestra per razionalizzare il sistema e battere le rendite di posizione l’ha indicata la Spagna che alla scadenza delle concessioni ha internalizzato la rete (già 1.300 km) in pochi anni.

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