Ivrea, per il museo Tecnologicamente un anno da record con oltre 11.500 visitatori
IVREA. Il record è stato battuto a fine novembre e, per celebrare i 10mila visitatori, erano stati offerti alcuni ingressi omaggio. A metà dicembre già si era superata la soglia delle 11.500 presenze. Parliamo del Laboratorio museo Tecnologicamente, dedicato al saper fare Olivetti. Senza blasoni e campagne promozionali, è il punto di riferimento per turisti e gite scolastiche da ogni dove, che approfittano dell’offerta didattica declinata in 34 laboratori per tutte le età. Solo le visite didattiche sono oltre 5mila l’anno, oltre 1.800 i visitatori stranieri. Il punto di forza è il grande valore aggiunto dei laboratori dedicati alle scuole e ai volontari d’eccezione (un nome su tutti Gastone Garziera, del gruppo dei progettisti della Programma 101) che hanno creato un passaparola dall’effetto potente e moltiplicatore se si considera che nel 2022 i visitatori erano stati poco più di 5mila. Un passaparola che supera i confini del Canavese. Un esempio? Il sabato mattina che la Sentinella ci fa un giro incontra David Maier, professore emerito di tecnologie emergenti del Maseeh college of engineering and computer science di Portland, negli Stati Uniti. Perché a Ivrea? «C’erano stati degli amici – racconta – ed erano venuti qui. E ci avevano parlato di questo museo».
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Gli oltre 1.800 visitatori stranieri dimostrano che chi sceglie Ivrea per visitare il sito Unesco e conoscere l’Olivetti, varca la soglia del museo, aperto tutti i giorni. Dei 1.800 stranieri che l’hanno visitato nel 2024 il 55% è di area anglofona, il 30% di lingua francese. Poi ci sono stati cinesi, giapponesi, gruppi dall’America latina. Insomma: uno spaccato di mondo che vuole conoscere di più della storia Olivetti.
Andrea Tendola è il presidente della Fondazione e quando parla delle attività non nasconde passione ed entusiasmo: «Siamo orgogliosi dei risultati e ovviamente ci fanno piacere i riscontri dei visitatori su quello che vedono e respirano qui. I laboratori con le scuole sono una parte molto importante delle attività. Sono laboratori appositamente studiati sulle varie fasce d’età e ospitiamo continuamente gite scolastiche da diverse regioni». Tendola sfoglia l’agenda 2025 e le mattinate di appuntamenti con le scuole sono già tante. Cosa piace del laboratorio museo? Molte cose. Intanto sì, si vedono gli oggetti e le macchine che hanno fatto grande la storia Olivetti tutti perfettamente funzionanti e con diversi pezzi unici e curiosissimi, come uno degli ultimi arrivi, una macchina per scrivere scovata in India, con, appunto, la tastiera in hindi. E poi si possono ascoltare le storie-testimonianze degli amici di Tecnologicamente, ma quello che fa la differenza, probabilmente, è che nel museo c’è aria di futuro. Il saper fare Olivetti è declinato, infatti, al futuro con l’attivazione di varie collaborazioni, i laboratori, gli eventi (come l’Arduino day) o il laboratorio di ecologia digitale per affrontare il tema dell'impatto ambientale della tecnologia digitale o si riflette sull’etica e la responsabilità sociale delle tecnologie dell’informazione. Di più: una porta sempre aperta verso chi abbia dei pezzi unici e da collezione da mostrare (ed eventualmente) prestare al museo in un’ottica di comunità che condivide il proprio sapere. Nel 2025 saranno 20 anni. Ci sono 3.500 pezzi e si sta lavorando a una catalogazione per chiedere di far diventare la collezione un bene tutelato dallo Stato.
Tutto facile? Per niente. Il museo vive di risorse proprie legate a ingressi, qualche sostegno e qualche bando su progettazione specifica, ma senza contributi diretti da parte delle istituzioni, anche cittadine. Su questo, ci sono aspettative. «In considerazione del ruolo essenziale che noi svolgiamo sin dall’apertura del sito Unesco ( siamo l’unica istituzione aperta 7 giorni su 7) – osserva Giuseppe Rao, tra i fondatori e nel cda della Fondazione Capellaro – e del lavoro svolto nella promozione di Ivrea, in particolare sulle nuove generazioni e gli insegnanti provenienti da tutta Italia, pensiamo che sarebbe utile una maggiore attenzione nei nostri confronti da parte dell’amministrazione comunale».
Lo spazio di via Di Vittorio, l’ex fonderia, si è modellata perfettamente a ospitare in 1.800 metri quadrati il museo (con possibilità di ampliamento), ma è oggetto di un bando di vendita perché rientra nei beni di Manitalidea da liquidare. Una prima gara è andata deserta una seconda (1,8 milioni di euro) è stata bandita e poi sospesa.