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ATP Brisbane, Djokovic: “Ha ragione Kyrgios, i tennisti non vengono pagati abbastanza”

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Novak Djokovic si è qualificato per i quarti di finale del torneo ATP 250 di Brisbane dopo aver sconfitto per la ventesima volta in carriera (su 20 partite) Gael Monfils: Nole si è imposto con il punteggio di 6-3 6-3 e nel corso della conferenza stampa post-partita ha raccontato la sua versione del match, affrontando però altri temi, come ad esempio quello dell’analisi dei dati nello sport professionistico e dei guadagni dei tennisti.

Domanda: “Ventesima vittoria in 20 partite con Gael, c’è una spiegazione tecnica per un dominio del genere?”

Djokovic: “Sicuramente mi trovo bene a giocare contro di lui, è inutile negarlo, anche se comunque in passato ci sono state diverse battaglie punto a punto, non ho sempre dominato. In ogni caso lui merita grande rispetto, perché nonostante la sua età riesce ancora a giocare a un ottimo livello. Gael è uno dei migliori atleti del circuito e soprattutto una delle persone più amate di tutto il tour, ha milioni di tifosi in giro per il mondo e se li merita tutti, è un personaggio carismatico, un grande intrattenitore, perfetto per i palcoscenici più prestigiosi del nostro sport. La partita di oggi è stata una partita speciale, perché entrambi non siamo più così giovani, e più equilibrata di quello che racconta il punteggio. Ho trasformato tutte le palle break che mi sono conquistato, sono davvero molto soddisfatto della mia prestazione in risposta, questo aspetto mi dà grande fiducia in vista del match dei quarti di finale con Opelka”

Domanda: “Abbiamo visto il tuo video con il pilota di Formula 1 George Russell nel quale affrontavate il tema dell’analisi dei dati: utilizzi questo tipo di approccio per preparare le partite?”

Djokovic: “Sì, per me l’analisi dei dati è fondamentale nella preparazione dei match, e mi riferisco in particolare alla videoanalisi, anche se capisco perfettamente i giocatori che invece preferiscono ricevere meno informazioni possibili dal proprio team e puntare tutto sull’istinto e sulle sensazioni che provano in campo. Dedico molto tempo a questo aspetto nelle settimane precedenti al torneo. Durante le competizioni invece preferisco svuotare un pochino il cervello e concentrarmi sulla mia routine, cercando di fossilizzarmi sulle informazioni più semplici. Per quanto riguarda l’analisi dei dati la questione è molto interessante: tutti possono elaborarli, tutti possono leggerli, la difficoltà è quella di ‘trasportarli’ in campo. E’ un tema che ha sempre fatto parte della mia storia, la mia prima allenatrice mi ha inculcato questo tipo di mentalità e fin da quando era piccolo guardavamo insieme i video dei miei allenamenti. Non ho mai dimenticato il suo esempio, cercando di mantenere un approccio molto analitico, cercando di investire nello sviluppo della tecnologia all’interno del mio team”

Domanda: “Nick Kyrgios ha dichiarato che i tennisti professionisti non vengono pagati abbastanza, in rapporto a quanto avviene negli altri sport: che cosa ne pensi?”

Djokovic: “Penso che Nick abbia ragione, stiamo parlando di un dato di fatto, non di un’opinione: nelle principali leghe americane (MLB, NBA, NFL, NHL) la percentuale della torta che spetta ai giocatori è mediatamente del 50%, nel tennis siamo ben al di sotto di quella percentuale. Stiamo chiaramente parlando di sport completamente diversi: il tennis è uno sport globale e frammentato al tempo stesso, perché è governato da diverse entità. Inoltre ogni torneo ha un prize money diverso e, a seconda della nazione, cambiano anche le regole relative alle tasse e alle leggi. I tornei dello Slam vengono organizzati dall’ITF e dalle singole federazioni, e poi ci sono i tornei ATP e i tornei WTA: non è facile riunirsi tutti nella stessa stanza per cambiare le cose e oltretutto la voce dei giocatori viene completamente ignorata quando si parla dei temi più importanti, e questo è un paradosso, perché teoricamente noi saremmo i protagonisti di questo business”

Domanda: “Quest’anno per la prima volta tutta la tua famiglia ti ha seguito qui in Australia: sarà questa la tua arma segreta?”

Djokovic: “Sì, sono rimasto sorpreso quando mia moglie mi ha detto che sarebbero venuti tutti con me, perché so che si tratta di un viaggio lungo e impegnativo. Sono davvero felice, per una volta non mi sentirò in colpa per essere scappato da casa per troppo tempo: nel corso degli ultimi anni la mia trasferta australiana durava circa cinque settimane e onestamente non si tratta di poco tempo, specialmente per un padre. Stava cominciando a diventare tutto molto pesante. Il fatto che siano qui con me diventa una motivazione in più ma mi trasmette allo stesso tempo grande serenità”