Perché l’establishment anglo-americano teme la nomina di Tulsi Gabbard
Come sarà il mondo dopo il 20 gennaio e l’insediamento di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti è oggetto di intense speculazioni in tutto il mondo. Data la sua nota imprevedibilità e la sua propensione a fare proposte provocatorie, nessuno sa quali politiche potrà metterà in atto il Presidente Trump. L’unico punto che ha ripetutamente affermato è che vuole porre fine alle guerre, in particolare a quella in Ucraina, e questo è un bene. Per il resto, le nomine di gabinetto che ha annunciato finora sono molto eterogenee.
Una, tuttavia, che potrebbe rivelarsi decisiva per incrinare il potere del “deep state”, il complesso militare-industriale che governa gli Stati Uniti, è quella dell’ex deputata Tulsi Gabbard a Direttore dell’Intelligence Nazionale (DNI). Si teme che la Gabbard possa svelare i crimini commessi in passato dai suoi predecessori e l’ipocrisia generale dell’establishment dell’intelligence.
In vista della battaglia al Senato per la conferma della sua nomina, quasi cento ex diplomatici statunitensi, funzionari dell’intelligence e della sicurezza nazionale, hanno firmato una lettera che ne lamenta la “mancanza di esperienza nel campo dell’intelligence”. Nella lettera si chiede anche di sfiduciare la nomina da parte di Trump di Kash Patel a capo dell’FBI (https://newrepublic.com/post/189689/former-fbi-cia-head-senate-reject-trump-nominees).
Tra i firmatari, spicca l’ormai centenario ex capo dell’FBI e della CIA William Webster, figura emblematica del “Deep State”. La credibilità politica di Webster presso Trump e i repubblicani è pari a zero, avendo egli anche invitato i repubblicani a votare per Kamala Harris alle elezioni di novembre.
Si tratta dello stesso William Webster che ha esaudì con entusiasmo la richiesta di Henry Kissinger nell’ormai famosa lettera “Dear Bill” del 19 agosto 1982, in cui l’ex segretario di Stato chiedeva a Webster di aiutarlo a mettere a tacere Lyndon LaRouche. Ci sono stati anni di molestie governative contro LaRouche, ma questa lettera del 1982 e la risposta di Webster hanno dato il via a quella che verrà poi chiamata la “task force Get LaRouche” che portò all’incriminazione, al processo-farsa e alla condanna del compianto statista ed economista statunitense.